Dove si va

20/12/11


Ho letto con interesse questo bell´articolo di Severgnini. Su Severgnini ho un giudizio misto: da un lato lo trovo un osservatore attento, abile e intelligente, una penna tra le migliori in circolazione in Italia, ma timido nel suo arrivare alle conclusioni, quasi non voglia correre il rischio di scontentare il suo pubblico. Insomma, un po' moderato, ma molto molto brillante.

Pone un problema interessante su dove voglia andare quest´Italia e mi viene in mente uno scambio di email avuto tra italiani qui a Bruxelles. Una ragazza scrive qualcosa tipo "sono tornata per una settimana in quel posto di merda che è l´Italia: ragazzi, stateci lontani, qui fa veramente schifo la corruzione, il nepotismo, eccetera". Gli risponde un ragazzo dicendo che non sopporta gli Italiani che san solo disprezzare il loro paese.

Bene, tutto questo mi porta a esplicitare una posizione di cui mi sono convinto ultimamente, forse cambiando un poco. Io non credo che l´Italia sia un paese di merda, io credo che l´Italia sia in una condizione pessima. È la differenza tra essere oppure stare, la seconda presuppone la possibilità di uno spostamento. Il problema che vedo dell´Italia è la miopia, se non addirittura cecità, di fronte ai suoi stessi problemi, alle sue stesse colpe. L´Italia da sempre la colpa agli altri autoassolvendosi anche di fronte alle colpe più macroscopiche come aver perso 2 milioni di giovani, avere i salari per i giovani tra i più bassi d´Europa, come quando non si cura del territorio auto-condannandosi alle inondazioni, terremoti, frane e quant´altro. L´Italia è colpevole di colpe sue: come quei fantasisti geniali che non sentono il bisogno di allenarsi perché loro sanno di avere il tocco vellutato che salverà la partita. Ecco, l´Italia è un fuoriclasse che ha troppa fiducia in se stessa al punto di non volersi allenare.

Passerà? Me lo auguro. Darò una mano? C'ho provato, ho fallito, siano altri visto che evidentemente io non ce l´ho fatta e chi sbaglia deve imparare a farsi da parte. La chiamano meritocrazia... Intanto, Io, mi prendo la mia strada… A Voi lascio questa canzone.

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