In vista del concerto di Capossela

10/05/12

Non so mai come ci si dovrebbe preparare per un concerto tanto atteso. Mentre ci pensavo canticchiando le sue canzoni sul mare, camminavo per le Cliffs of Moher con questo interrogativo quando incontro un bimbo che fa i capricci col nonno. In un misto di inglese e gaelico, il nonno mi spiega che il nipotino è deluso perché l'ultima balena l'aveva già letta. "Excuse me?!". Sì, l'ultima balena passata per le Cliffs il nipotino l'aveva già letta e voleva un altro capitolo della storia del mondo, oltretutto era un capitolo interlocutorio dove c'erano poche cose entusiasmanti.

Rimango perplesso e avanzo lungo il cammino che porta al Monte Calamita con le scogliere che si gettano nel mio Mediterraneo. Tutt'altra roba, ché qui anche il vento più impervio finisce per essere un dolce abbraccio materno. Sulla strada polverosa che il Comune ha appena fatto risistemare, una mulatta piena di anelli canta e balla qualcosa in un qualche dialetto che non capisco. Mi fermo ad ascoltare quantomeno la ritmica ed i piedi nudi che ballano su quella strada polverosa e piena di sassolini. Mi chiedo come faccia. Mi fa anche l'occhiolino ammiccante e la cosa intriga per il fascino che trasmette, ma poi la vedo fare lo stesso occhiolino agli altri passanti e capisco che è tempo di andare oltre.

Attraverso la foresta di Algonquin e mi ritrovo ora in città a camminare tra vari canali piccoli e grandi. Costeggio la Zenna tra i cantieri e le acque sporche, a sinistra, l'Izèr ancora sporco di sangue mentre più in là i grandi viali di Mosa e Schelda sono tutti un brulicare di gente che allegramente si dirige verso il grande porto di Anversa cantando. Nella folla, il bimbo delle Cliffs of Moher mi riconosce, si avvicina e mi suggerisce di andare a farmi una pioggia ché le sirene stanno arrivando.

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