dei referenda di Civati
01/10/15
La raccolta delle firme per i referendum di Civati è fallita perché... erano "di Civati".
Ora spiego meglio.
Premessa.
I quesiti referendari mi piacevano, li avrei sottoscritti se avessi avuto modo, ma non mi piaceva per nulla il metodo (tanto meno il promotore).
Il punto.
Civati ha sbagliato completamente sia l'operazione politica sia la comunicazione. Partiamo dalla seconda. La comunicazione è spesso tutto in politica (vedi Renzusconi...) e l'errore di questa campagna è che è stata impostata come "i quesiti di Civati", mentre non è passato nessuno dei contenuti degli 8 referenda. Anni fa, passarono i referenda perché erano "per l'acqua pubblica" e lì c'era un contenuto con una presa di posizione a prescindere da chi li sostenesse, qui invece c'era un leader (o aspirante tale) che per cercare visibilità aveva strumentalizzato dei contenuti accorpandoli tutti in un'unica campagna: giusto l'accorpamento, ma il risultato è che non passavano più i contenuti. La comunicazione era incentrata su "i referendum di Civati", nessun contenuto e -attenzione- anche nessun altro testimonial, ma una fortissima polarizzazione sulla sua figura! Ditemi chi erano i promotori dei referendum sull'acqua? Ditemi i nomi di un secondo testimonial a favore dei referendum di Civati? E qui si arriva al punto politico.
Civati ha cercato di fare un'operazione che pure auspicavo tempo fa: ha fatto una raccolta di temi che potessero diventare potenzialmente una bandiera anti-renziana di sinistra, ma li ha strumentalizzati in modo da poi potersi intestare il merito e diventare una sorta di nuovo Mario Segni (?!), o qualcosa del genere. L'intervista che trovate qui è un ribollire di rancore perché gli altri non hanno capito la sua "illuminante" battaglia che lo avrebbe reso il nuovo leader della sinistra anti-renziana. Se imposti una battaglia politica con l'idea di esserne l'unico vincitore e poi farmi fuori, ovvio che io sono riluttante a sostenerti, anche se ne condivido i contenuti. Oltretutto, mi stai mettendo in difficoltà di fronte ai miei sostenitori confusi fra contenuti referendari e significato dell'operazione.
L'errore, che riconferma l'inettitudine di Civati (di cui pure fui estimatore, prima di conoscerlo più da vicino...), è che ha messo davanti la sua persona e la sua leadership ai contenuti. Pensate a Landini che, per esempio, ha messo questo slogan della "coalizione sociale" che potenzialmente può essere "de-landinizzata". I quesiti referendari non potevano essere "de-civatizzati". Se fossero stati de-civatizzati, le probabilità che passassero sarebbero state molto più alte, ma Civati sarebbe finito nel dimenticatoio ed ora invece può recriminare e vomitare bile su quelli che in teoria dovrebbero essere i suoi futuri compagni di viaggio per la "sinistra italiana".
Conclusione.
Un'occasione persa, una mobilitazione su temi giusti purtroppo affidata ad un inetto che ha mancato l'occasione della caduta di Formigoni, ha approfittato della comoda visibilità garantitagli dal PD senza capirne il senso ed ora ha fatto un'operazione furbetta che si capiva che sarebbe fallita, ma in ora può recriminare minando alle basi la possibilità di costruire un'alternativa comune che, almeno a Bruxelles, pare stia prendendo forma. Mi spiace ma così non si va da nessuna parte. Mi spiace perché condividevo i contenuti. Mi spiace perché erano temi che mettevano d'accordo tanta gente in maniera intelligente, ma il metodo, il senso ed il significato contano in politica. Eccome se contano...
Ora spiego meglio.
Premessa.
I quesiti referendari mi piacevano, li avrei sottoscritti se avessi avuto modo, ma non mi piaceva per nulla il metodo (tanto meno il promotore).
Il punto.
Civati ha sbagliato completamente sia l'operazione politica sia la comunicazione. Partiamo dalla seconda. La comunicazione è spesso tutto in politica (vedi Renzusconi...) e l'errore di questa campagna è che è stata impostata come "i quesiti di Civati", mentre non è passato nessuno dei contenuti degli 8 referenda. Anni fa, passarono i referenda perché erano "per l'acqua pubblica" e lì c'era un contenuto con una presa di posizione a prescindere da chi li sostenesse, qui invece c'era un leader (o aspirante tale) che per cercare visibilità aveva strumentalizzato dei contenuti accorpandoli tutti in un'unica campagna: giusto l'accorpamento, ma il risultato è che non passavano più i contenuti. La comunicazione era incentrata su "i referendum di Civati", nessun contenuto e -attenzione- anche nessun altro testimonial, ma una fortissima polarizzazione sulla sua figura! Ditemi chi erano i promotori dei referendum sull'acqua? Ditemi i nomi di un secondo testimonial a favore dei referendum di Civati? E qui si arriva al punto politico.
Civati ha cercato di fare un'operazione che pure auspicavo tempo fa: ha fatto una raccolta di temi che potessero diventare potenzialmente una bandiera anti-renziana di sinistra, ma li ha strumentalizzati in modo da poi potersi intestare il merito e diventare una sorta di nuovo Mario Segni (?!), o qualcosa del genere. L'intervista che trovate qui è un ribollire di rancore perché gli altri non hanno capito la sua "illuminante" battaglia che lo avrebbe reso il nuovo leader della sinistra anti-renziana. Se imposti una battaglia politica con l'idea di esserne l'unico vincitore e poi farmi fuori, ovvio che io sono riluttante a sostenerti, anche se ne condivido i contenuti. Oltretutto, mi stai mettendo in difficoltà di fronte ai miei sostenitori confusi fra contenuti referendari e significato dell'operazione.
L'errore, che riconferma l'inettitudine di Civati (di cui pure fui estimatore, prima di conoscerlo più da vicino...), è che ha messo davanti la sua persona e la sua leadership ai contenuti. Pensate a Landini che, per esempio, ha messo questo slogan della "coalizione sociale" che potenzialmente può essere "de-landinizzata". I quesiti referendari non potevano essere "de-civatizzati". Se fossero stati de-civatizzati, le probabilità che passassero sarebbero state molto più alte, ma Civati sarebbe finito nel dimenticatoio ed ora invece può recriminare e vomitare bile su quelli che in teoria dovrebbero essere i suoi futuri compagni di viaggio per la "sinistra italiana".
Conclusione.
Un'occasione persa, una mobilitazione su temi giusti purtroppo affidata ad un inetto che ha mancato l'occasione della caduta di Formigoni, ha approfittato della comoda visibilità garantitagli dal PD senza capirne il senso ed ora ha fatto un'operazione furbetta che si capiva che sarebbe fallita, ma in ora può recriminare minando alle basi la possibilità di costruire un'alternativa comune che, almeno a Bruxelles, pare stia prendendo forma. Mi spiace ma così non si va da nessuna parte. Mi spiace perché condividevo i contenuti. Mi spiace perché erano temi che mettevano d'accordo tanta gente in maniera intelligente, ma il metodo, il senso ed il significato contano in politica. Eccome se contano...
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