appunti agnelli
28/07/23
...e tutto questo senza parlare di quel che ha combinato suo figlio. Tuttavia, lui può scrivere su repubblica, io su Facebook. La terra dei cachi è tutta qui.
| I'm not noble and I don't believe in it. I think there're past worlds, worlds that have to come and worlds that will never be, hopefully or unlikely, my Duchy is one of these worlds. | Non sono nobile e non credo nell'aristocrazia. Credo ci siano mondi passati, mondi che devono venire e mondi che non saranno mai, per fortuna o purtroppo è così. Il mio Ducato appartiene a questi mondi. |
Gli aeroporti della globalizzazione, luoghi anonimi che potrebbero essere ovunque, tutti uguali fra loro, privi di radicamento territoriale e identità sociale. Si passa in attesa di saltare altrove dove si troverà un altro non luogo. Li capisci bene con le metro: non sai cosa c'è in mezzo, sbuchi da una galleria, mentre in bici o a piedi scopri che c'è tutta una città nel mentre dei viaggio. Ma di questo tanti hanno già scritto.
Oggi è l'anniversario della deposizione di Mussolini, sfiduciato dal gran consiglio del fascismo e rimosso dalla carica di Duce e arrestato per alto tradimento. Secondo la tradizione, la famiglia Cervi festeggiò offrendo pasta a tutta Gattatico (RE), ma andiamo con ordine.
Il fascismo era contro la pasta asciutta. Con l'aiuto dei futuristi, un po' poeti un po' pubblicitari, il regime scoraggiava la pasta asciutta accusata di essere per deboli e codardi. In effetti, causa sonnolenza dopo i pasti. La realtà è che l'autarchia imposta a seguito dell'embargo contro l'Italia fascista aveva causato una grave scarsità di grano perché non c'era abbastanza terra da coltivare in Italia e mancavano pure le tecnologie per farlo. "Grazie" al fascismo, la gente faceva la fame e l'Italia non poteva permettersi di mangiare la pasta. Il fascismo cercava surrogati ma la pasta era sicuramente un nemico della patria da osteggiare e condannare.
Per questa ragione, la famiglia Cervi festeggiò la caduta di Mussolini offrendo pasta per tutti perché un vero fascista non avrebbe mai mangiato la pasta. Mangiare pasta significava essere antifascisti. A onor del vero, la pasta asciutta antifascista dei Cervi non la mangiarono il 25 Luglio perché la notizia dell'arresto di Mussolini, accusato di tradimento, fu data solo a tarda sera. Sappiamo dal suo diario che papà Cervi lo venne a sapere solo la mattina del 26. Inoltre, si può immaginare che ci volle un po' per organizzare, per cui si può pensare che la mangiarono qualche giorno dopo. Ma va bene anche così.
La pasta asciutta della famiglia Cervi fu servita con burro e parmigiano reggiano. Probabilmente fu di pessima qualità perché nel luglio del 1944 non c'era granché da mangiare. Inoltre cucinare per tante persone con quelle cucine povere e senza strumenti portò a un risultato non esattamente da ristorante stellato... Oggi la potete benissimo condire come preferite. Non importa se sono maccheroni o tagliatelle, potete metterci pure il pecorino, l'olio o qualche sugo. Va bene lo stesso.
Racconto questa storia, questo fatto storico (imparato grazie a DOI, denominazione di origine inventata), perché l'Italia non perda la memoria. Per l'incredibile storia della famiglia Cervi, cattolici antifascisti uccisi dal regime. Per il ridicolo campanilismo da gastrosovranismo alimentare italico che caratterizza l'attuale maggioranza di governo. Perché la storia è una cosa seria.
Trovo ci sia un allarmante revisionismo storico che ha portato La Russa a presidente del Senato. Perché una pasta asciutta ha fatto la storia. Sì la pasta asciutta ha fatto la storia e mangiarla oggi non è roba da poco. Oggi abbiamo da mangiare anche grazie alla famiglia Cervi di ieri. Oggi mangiamo la pasta come la mangiarono ieri, per fortuna di migliore qualità, ma senza dimenticare.
Mangiate pasta asciutta!
Read more...Amo il Belgio. O meglio amo Bruxelles ma in fondo anche il resto del regno mi piace.
Fra le cose che girano su questi schermi ce n'è una che dice che il problema di oggi è che tutti vogliamo scrivere, ma non abbiamo voglia di leggere gli altri. Già mi chiedo se abbia fatto bene a scriverlo... però almeno mi impegno a leggere eventuali commenti.
Perché mi rendo conto che ho poca voglia di leggere i libri e articoli degli altri, un motivo valido per aver lasciato la carriera accademica che, vista da fuori, appare ancora piú assurda. Tuttavia, leggere significa anche un ascolto attivo, significa voler capire perché quella persona ha voluto scrivere quella cosa. Dietro a un tweet o una frase su Facebook, ci sono intenzioni, emozioni e pensieri, magari non sempre consapevoli. Ammetto, anzi confesso che mi viene piú facile l'ascolto attivo di persona che non online. Su questi schermi c'é troppa velocitá e un flusso eccessivo di cose scritte, condivise e rilanciate.
Non so se averlo scritto mi fa stare meglio, almeno voglio ricordarlo a me stesso.
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