Marc Augé è stato uno dei miei maestri, forse quello di cui ho letto più libri, tipo una dozzina. Tre sono i concetti più importanti che credo di aver imparato da lui.
I non luoghi.
Gli aeroporti della globalizzazione, luoghi anonimi che potrebbero essere ovunque, tutti uguali fra loro, privi di radicamento territoriale e identità sociale. Si passa in attesa di saltare altrove dove si troverà un altro non luogo. Li capisci bene con le metro: non sai cosa c'è in mezzo, sbuchi da una galleria, mentre in bici o a piedi scopri che c'è tutta una città nel mentre dei viaggio. Ma di questo tanti hanno già scritto.
La costante antropica del pendolarismo.
Il suo primo grande concetto. Col migliorare dei trasporti pendolari la gente ha scelto di andare a vivere più lontano invece di ridurre il tempo speso per pendolare. Non è scontato. Se sono abituato a pendolare 1 ora al giorno, il miglioramento della mobilità porta a aree urbane più grandi con raggi di pendolarismo più lunghi. Sorprendente.
L'importanza di dimenticare.
La nostra memoria è finita ed è importante dimenticare perché non ci può essere spazio per tutto. Possiamo allenare la nostra memoria ma dimenticare è importante. È importante per la città perché deve scegliere le cose "significative" da conservare dimenticandosi delle altre. Del medioevo conserviamo le cattedrali, i suburbi di catapecchie sono stati sostituiti da case di miglior qualità. Dimenticare significa fare spazio per nuove cose perché se non hai spazio non puoi guardare al futuro, se conservi tutto non potrai accogliere cose nuove. Ovvio che devi conservare ciò che è importante, ma è anche una lezione di vita per accogliere il futuro.
Ecco, questi tre concetti io li ho imparati da questo grande maestro. Io misero lettore distratto e superficiale lo ringrazio perché non è mai stato banale, sempre stimolante, mai ovvio, costantemente capace di farmi vedere la mia realtà con occhi nuovi. RIP.
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