dicotomie binarie ereditate da Aristotele

06/08/08

Una delle grandi illusioni della cultura occidentale deriva da Aristotele, grande pensatore e di sicuro il grande padre della maggior parte della cultura Occidentale (al più zio può essere considerato Platone, da me preferito ma sicuramente minoritario nell'influenza della nostra Cultura). L'illusione sta nel fatto che il mondo si divida in contrapposizioni binarie. Per intenderci, si crede che ci sia il dì e la notte, quando invece quest'ultima non esiste come esiste il dì. La notte esiste solo come assenza di dì, come non-sole. La notte non esiste, anche se noi gli diamo valore di entità in quanto contrapposta al dì. Poeticamente possiamo farlo, ma sostanzialmente no. Esiste uno scarto enorme tra 1-0 e tra 1-2, è un salto abissale e incomparabile. Solo l'astrazione euclideo-aristotelica può farci pensare che siano una progressione costante.

Ferretti canta dicendo che "colpe e difetti si pagano da sé". Mi chiedo se sia vero, voglio credere che lo sia anche se non posso esserne veramente convinto. I difetti, le mancanze, i limiti li paghiamo, volenti o nolenti: tempo, persone, fatti arrivano inesorabili. Non possiamo evitarli; mentre sul loro contr'altare (i meriti e le virtù) quello no. Non è vero che ci retribuiscono da loro: alcuni meriti non mi sono né mi saranno riconosciuti, così come credo che mi siano riconosciute virtù che non ho. Mentre su limiti, colpe e difetti non ci sono sconti, non c'è possibile evasione; sul lato solare si può barare, approfittarsene e il tempo non è detto che faccia emergere i veri valori, ma nella notte no.

Sì, questo lo credo, anche se mi sono spiegato un po' di fretta e forse non a tutti apparirà chiaro il riferimento a Aristotele, ma per ora va bene così.

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