Degli aspetti socio-culturali nella politica italiana contemporanea
31/08/08
Di ritorno a Milano, si parlava di quest'Italia. Mi sono reso conto che il tramonto di Prodi è il tramonto di una classe politico-culturale. Prodi e il suo entourage rappresentavano la maturazione della cultura politica nata comunista e che, sdoganatasi dall'ideologia della Falce&Martello, era maturata in una classe di governo.
Delle origini del Prodismo
Una generazione di intellettuali, molti di loro Professori universitari, che liberatisi da incrostazioni ideologiche avevano maturato un progetto di riformismo illuminato (su questo aggettivo ritornerò in seguito) per l'Italia. Una generazione di studiosi di Sinistra, nell'accezione più alta (direi "agostiniana"), che sapeva conciliare le frange avanzate della dirigenza democristiana (assai esperta nel gestire le cose dello Stato e in contrasto con il Democristianesimo conservatore e con quello - peggiore - clientelare) con la classe di intellettuali rossi. Dicevo "illuminati" perché in fondo incarnano lo spirito lungo dell'illuminismo, sebbene culturalmente non si possa dire che derivino da quella matrice (forse da Rousseau, non direi da Voltaire o, peggio, Diderot).
Quella generazione di prodiani venne eletta a guida da quattro diverse frange:
1. innanzitutto dal blocco popolare progressista (quello delle cooperative bianche) che formò il PPI (esperienza che per certi versi rimpiango e che ho rivalutato col tempo) staccandosi dalle frange conservatrici e più clientelari della DC. Da questo blocco direttamente veniva Prodi e questo blocco rialzava la testa dopo essere stato letteralmente decapitato attraverso la drammatica morte di Aldo Moro, omicidio umanamente brigatista, ma politicamente lasciato in agonia dai democristiani conservatori.
2. Una parte dell'ex-PCI che aveva maturato la volontà di assumersi la responsabilità di governo, allontanandosi e acquisendo autonomia definitiva dall'URSS e dalla sua ideologia, da cui era sempre rimasto critico e che aveva costituito la frangia decisiva per il successo del PC italiano. Culturalmente, era quella parte che aveva costituito il centro-sinistra degli anni '60 e che era pronto ad accordarsi con Aldo Moro.
3. Una blocco rosso opportunista che vedeva finalmente l'occasione di arrivare al potere, potendosi vendicare di decenni di sudditanza e angherie da parte della DC clientelare. Da un lato intuivano che quella generazione poteva essere l'occasione di arrivare al potere politico mostrando pubblicamente la faccia dei prodiani, ma dietro le quinte potendo sostituire il loro rosso clientelarismo con quello bianco che aveva dominato dal dopoguerra.
4. frange di sinistra estrema che avevano una loro base radicale e radicata, come in ogni paese, ideologicamente allineati al marxismo ortodosso. Frange estremiste incapaci di governare, ma che - da un lato - erano state coinvolte per accapparrarsi i voti e - dall'altro - vedevano finalmente l'opportunità di partecipare al Governo del paese, dopo anni e anni di ostracismo.
Queste quattro matrici che ho rapidamente stilizzato si accordarono attorno ad un progetto di cui Prodi era l'uomo-simbolo, ma le loro differenze portarono al fallimento del progetto. Progressivamente vennero incorporate alcune frange (come alcuni opportunisti bianchi per cercare di allargare la base e costruire maggiore consenso, ma a niente servì.
Attorno a noi, la Francia non ha mai intrapreso la via prodiana della Sinistra attraverso la marginalizzazione di Strauss-Kahn, mentre l'analogo di maggior successo di questa corrente è il tedesco Schroeder. Tali paragoni sono utili, ma difficili e da prendere con le pinze: l'unica raccomandazione è di non cercare paragoni con la politica anglosassone.
Del post-Prodismo: eredità personali e urbane
Ora il progetto di Prodi è definitivamente tramontato ed un altro centro-sinistra deve sorgere, anche se non vedo molti segnali di speranza né in Veltroni né in D'Alema. Letta appare - a mio avviso - l'erede del Prodismo, ma attorno a lui non c'è quello staff bolognese né lui ha la maturita politico-culturale per assumersi un ruolo di leadership.
In parte, è giusto che sia così perché dopo una sconfitta come quella recente bisogna andare giù giù, rimettersi in discussione per rinascere (come già fece Fassino coi DS dopo il 2001), solo che mi riesce difficile vedere elementi positivi di crescita.
Prodi cade portando al definitivo declino politico-culturale la città di Bologna, localmente implosa un decennio fa al punto da far vincere Guazzaloca e da dover ricorrere a un non-Felsineo per tornare rossa; Torino stenta a essere riconosciuta come guida per la Sinistra nazionale, nonostante a mio avviso sia l'unico valido progetto esportabile (assieme a Brescia, prima che fosse falciata dal fuoco-amico), a differenza di Firenze (più che un buon-governo, resta un'enclave di resistenza) o peggio Napoli (dopo la prima grande stagione di Bassolino, è implosa nel clientelarismo rosso). Torino è la speranza per la Sinistra, ma Fassino pare sia stato accantonato e non si capisce la forza del Castellanismo (Valentino Castellani era il Sindaco prima di Chiamparino, colui che ha aperto a quella generazione di Sinistra piemontese, restando poi lui marginale).
Delle gravi preoccupazioni culturali
Quello che assai più mi preoccupa è il montare e dilagare di un certo revisionismo culturale (più che storico). Mi riferisco al dilagare implicito che questa nuova Destra maturata nel berlusconismo e che sta dimostrando già da questi primi mesi di essere definitivamente matura. Ne parla Diamanti, ma lo si vede nelle fiction della RAI e, peggio, nell'elevazione a cultura di simboli intellettuali che, in quanto simboli, non hanno valore intrinseco ma sono solo buoni da elevare.
L'elezione di Alemanno a Sindaco di Roma è l'implicita autorizzazione politico-culturale alla Destra neo-fascista di spadroneggiare con le sue neo-squadracce. Parlo di "implicita autorizzazione" perché se la maggioranza della Città Capitale elegge un Sindaco con tale passato significa che quell'estremismo è, in fondo, considerato un male minore: pestare 3 ragazzi di Sinistra o devastare un negozio di indiani è qualcosa di tollerabile, marginale. In altri tempi, si sarebbe detto che le squadracce e le leggi razziali erano un minore sacrificio per avere un Impero con i treni in orario.
La Fallaci eletta scrittrice di regime (ché gli Architetti di regime non van più di moda), feticcio da adorare solo per dimostrare che la cultura è anche di Destra. Un proliferare di ricordi di D'Annunzio e Alighieri, di fianco allo sdoganamento (commercializzato, ovviamente) del "caro" Benito. Paccottaglia, più che cultura, come questo articolo dimostra: premesso che stimo e mi piace moltissimo Guareschi (lo giudico sicuramente un grande della cultura italiana del XX secolo), quell'articolo dimostra la pochezza culturale di chi vuole solo delegittimare il ruolo culturale di Pasolini e di certa cultura di Sinistra.
Per la cultura italiana, affermazioni faziose
Già, infine eccoci a parlare della cultura di Sinistra: delegittimata, annichilita, spodestata dal suo presunto monopolio. Un monopolio costruito sul fatto che chi studia, conosce, capisce, interroga e interpreta la realtà con spirito critico non può che arrivare ad essere "di Sinistra". Quest'appartenza non indica tanto da che parte si mette la scheda di voto, significa il voler cambiare le cose, riconoscendo le ingiustizie fatte a danno degli uomini e della Realtà che ci circonda, riconoscere la necessità di una Solidarietà umana (altresì detta "Carità cristiana") che non può tollerare violenza, ingiustizie e abusi. Poi, le soluzioni non sono univoche e per questo la Sinistra litiga e si divide su tutto. Sia chiaro che questa distinzione della Sinistra ovviamente non coincide con gli schieramenti politici, quanto con quelli (socio?-)culturali della politica.
Scrivo con la speranza che, in primis a me, la consapevolezza di tutto questo possa far sì che si attivi una reazione civile. Sogno il mio paese al fine dignitoso.
4 commenti:
ciao nik, ma l'hai prodotto tu questo lunghissimo scritto?
condivido praticamente tutto, tranne il delirante paragrafo "Delle gravi preoccupazioni culturali" che mi sembra scritto da una persona con le allucinazioni, per non dire di peggio.
voglio sperare che sia un copia incolla non controllato. non ci ritrovo, infatti, nè il tuo solito equilibrio nè la tua abituale eleganza.
mica sarai uno di quelli che oggi sono pronti a scagliarsi contro La Russa perchè ha detto che bisogna ricordare anche i caduti della RSI e Alemanno perchè ha detto che il male assoluto sono le leggi razziali e non il Fascismo tout-court (ma comunque condannando la privazione della libertà)?
se provassimo a piantarla con 'ste stronzate e valutassimo i politici per quello che fanno? dai, fai il passo più lungo di quello dello zio Uolter, che ha annunciato che si dimetterà da una commissione che centra con gli ebrei romani per polemizzare con le affermazioni di Alemanno...!
trovo stucchevoli, o da paraocchi, anche le polemiche su chi si azzarda a criticare pasolini.
nè del resto battista l'aveva fatto più di tanto nel suo articolo che hai linkato, a mio avviso.
probabilmente il fatto che due persone tutto sommato equilibrate come me e te non riescano a capirsi su questi argomenti è la prova provata che ancora per diverso tempo chi parla di "memoria condivisa" è solo un illuso.
e probabilmente non saremo d'accordo neanche sulle cause...io dico che la causa principale è la brodaglia pseudo-culturale post comunista e figlia anche del '68, che la generazione precedente - specie attraverso il controllo lasciato dalla dc ai comunisti dell'istruzione e della c.d. "cultura" - ci ha propinato senza alternative.
c'è che si è omologato e chi ha respinto l'imposizione. e ora i tentativi di toccarsi le punte delle dita - quale è da considerarsi per me l'equilibrato articolo di Battista, certo non uomo di Destra - cadono nel vuoto.
eppure secondo me dovremmo provarci. sarebbe un peccato non riuscirci.
Rispondo ché mi permette di chiarire alcuni punti.
- sì, ho scritto io tutto.
- La Russa è allucinante nel ricordare l'RSI, Alemanno cerca di ripulirsi la faccia con affermazioni ragionevoli, ma più che altro sembra un gioco di partito a coprirsi istituzionale in maniera incrociata per lanciare un attacco culturale. Intollerabile da chiunque creda nella Democrazia perché, ricordiamolo, il Fascismo è per definizione la negazione antitetica della Democrazia (che il Fascismo non sia il male assoluto sono d'accordo, anche la Democrazia non è il bene assoluto, ma tra i due abbiamo scelto la via).
- non è contro quella cultura che mi riferivo, ma una più subdola, bassa e infida dove in ballo non c'è la storia, ma una cultura nazionalpopolare da veline e fiction.
- Veltroni ha fatto bene a dimettersi
Sui secondi commenti, sbagli (gravemente) nel guardare più all'etichetta che non alla sostanza/contenuto a cui mi riferivo.
- Trovo stucchevole la polemica Guareschi/Pasolini, strumentalizzazione bassa della cultura a fini politici (se avessi letto tutto, noteresti che sono stimatore di entrambi e che quindi la tua critica si smonta da sola, è ridicolo strumentalizzarli così).
- Una memoria condivisa a livello nazionale richiede, a mio avviso, una scelta chiara per la Democrazia, che implicitamente significa rifuggire ciò che non lo è (il Fascismo), scegliere la via della Pace e quindi ammettere le NOSTRE colpe di quando scegliemmo la guerra (il Fascismo).
tant'è
su guareschi, ho letto tutto, sia il tuo post che l'articolo di battista, dalla prima all'ultima parola. mi era chiaro che tu apprezzassi guareschi, nè mi sembra che fosse questo l'argomento di discussione.
per il resto:
- veltroni è alla frutta, un po' cerca di sfondare al centro e un po' - come nel caso di queste ridicole dimissioni - a sinistra. la verità è che sembra non saper che pesci pigliare. se fossi un suo elettore sarei molto preoccupato: nel pd non vedo segnali di ripresa.
- ma chi sceglie la guerra? oggi grazie a dio in casa nostra non è argomento di attualità.
- La Russa ricorda italiani caduti nel difendere la Patria. fedeli fino alla morte. cosa ci sia di allucinante non riesco a capirlo.
- tu hai scritto, testualmente, "L'elezione di Alemanno a Sindaco di Roma è l'implicita autorizzazione politico-culturale alla Destra neo-fascista di spadroneggiare con le sue neo-squadracce". Evidentemente hai cambiato idea su Alemanno da quando ne lodavi l'operato al Ministero delle Politiche Agricole, o hai una opinione sui suoi elettori talmente discriminatoria da far rabbrividire. Se non ti conoscessi, penserei che quella frase sia stata scritta da un brigatista o giù di lì.
Comunque, su con la vita. I Fascisti sono passati. I problemi sono altri, direi.
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