dalla crisi non ne usciremo in macchina

05/03/09

Alcuni appunti sparsi su questa crisi.
1. l'Italia, almeno la sua opinione pubblica, sta sottovalutando pesantemente questa crisi. Si aggiunga che il grave debito pubblico limita le possibilità di intervento che comunque il Governo non sta mettendo in atto. Oltretutto, riducendone l'attenzione pubblica diventa più difficile coordinare e mobilitare le risorse, pubbliche e private, per fare fronte alla crisi del credito e sostenere gli investimenti dell'industria reale.
2. Le banche italiane sono relativamente salve in quanto protette, protezioniste e provinciali. Hanno investito solo in mercati dell'Est Europa, con la crisi taglieranno quegli investimenti e dovrebbero risentirne meno di altre (pensate alle Inglesi che sono praticamente tutte nazionalizzate!). Si aggiunga una scarsa propensione degli Italiani a vivere a credito per cui il mercato italiano è meno "tossico" di altri.
3. Da manuale, i sussidi alle imprese sono inutili, o comunque molto poco efficaci. Una proposta concreta, basata su potenti modelli economici, è quella di semplicemente investire in capitale umano. Qualcosa ne esce di certo. Come? Come fanno i paesi Socialdemocratici: no cassa integrazione, ma i licenziati vengono mandati per un anno a fare un master in una qualche università a loro scelta a spese dello Stato. Dopo un anno, si vedrà. Mal che vada, il capitale umano è stato comunque formato. Funziona? Sì, ovunque si investa in educazione si hanno ritorni nel medio periodo ed è il modo più efficace di fronteggiare una crisi grave.
4. I sussidi alle imprese non funzionano! tanto più nel settore dell'auto che è abbondantemente saturo. Ci sono altri settori industriali da considerare (frigoriferi, treni, energetico, ...). E' economicamente dimostrato che i sussidi rendono molto poco, più utili sono i servizi quali educazione, servizi all'impresa, scuole per imprenditori, riduzione delle spese burocratiche...
5. Infine, non dimentichiamoci che in Italia una buona dose di liberalizzazioni non farebbe male.

Ultima nota per la fiducia, l'industria italiana è storicamente "allenata" a competere in crisi di capitale (pessimo sistema bancario, limitate risorse finanziarie) e con limiti ai costi dei fattori produttivi (su tutti, l'assurdo dei contratti nazionali per i salari che penalizzano soprattutto il Sud). In queste condizioni, l'Italia competeva sull'innovazione sulla qualità del prodotto. Non è poco.

Sogno mio, che questa crisi porti a sviluppare una politica anti-crisi su base europea, in particolare con il coinvolgimento dell'Inghilterra. Corollario sarebbe la chiusura delle relazioni finanziarie con i paradisi fiscali. Piuttosto un condono tombale planetario, purché si chiudano quelle schifezze economiche.

5 commenti:

Luciano Raso 6 marzo 2009 alle ore 20:58  

'mmazza quanto sei diventato liberista! Potenza della LSE e dei gestionali?

D21 7 marzo 2009 alle ore 10:01  

macche' liberista, questo e' il modello socialdemocratico svedese, l'opposto delle politiche conservatrici degne di un Bismarck in minore che stanno mettendo in atto...

laFra 8 marzo 2009 alle ore 05:04  

concordo sul punto auto ed in generale sul formare il "capitale umano". Purtroppo, guarda solo dove sei finito tu come capitale umano, questo non entra in testa a chi dirige il bel paese...

D21 8 marzo 2009 alle ore 11:51  

ahime', lo so... ma di tutti i manuali che sto studiando dicono che alla fin fine la chiave dello sviluppo e' l'investimento in risorse umane, proviamo a mettercelo in testa noi e magari ... magari...

Luciano Raso 14 marzo 2009 alle ore 11:12  

bravo nicolino! Per questo motivo me ne sono venuto in olanda: un paese con ottime universita' ha un futuro, al di la' delle possibili crisi momentanee. Se vuoi vedere il futuro di un paese, guarda le universita'. Anche la cina, ad esempio, che nell'immaginario collettivo e' grande produzione di bassa qualita' e bassa complessita', sta investendo a manettissima sulle proprie universita' (Questo la vulgata sulla Cina non lo dice!).
Olanda: la migliore universita' di agraria del mondo (Wageningen), le seconde miglioridi economia d'europa (amsterdam) e senza perdersi in inutili ranking american stile, una eccellente universita' tecnica (Delft). Modello olandese: concentrazione delle risorse in poche universita'. Modello italiano: 2000 universita' ovunque che trattano tutto. Certo, la dimensione dell'olanda e' diversa, ma quello che veramente e' diverso e' una governance dell'uni, una cultura democratica a tutti i livelli. Felice di stare qui.
Luciano

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