della parola italiana
06/07/08
Della parola e soprattutto della lingua italiana mi diverto a giocarne le espressitività. L'Italiano è una lingua bellissima perché, come quasi nessun'altra lingua, parte dalla Grammatica rigorosa del Latino (quanto la Matematica rigorosa e ricca d'espressività) ma poi in realtà ha attraversato secoli dove ha saputo ibridarsi, esplorarsi, rivoluzionarsi e conoscere fertilmente altre lingue. Ha attraversato Secoli e Regioni assumendo forme nuove, mai nessuno ha mai realmente imparato a governare la nostra lingua, l'Accademia della Crusca, istituzione pure meritoria, è in realtà un'idea importata.
Dell'Italiano mi piace raccontare il fatto che, nel '600, a Siena, culla della nostra lingua, non ci si capiva da una Contrada all'altra da quanto erano diversi i dialetti cittadini. Fino agli anni '50 un Milanese aveva difficoltà a capire un Bergamasco, ed erano solo 50 Km. Da bambino, quando frequentavo di più l'Emilia, mi divertivo a distinguere le cadenze da Modena a Carpi ai Bolognesi, sporchi di accento romagnolo, fin'ovviamente su alla mia Parma ché di tutti i dialetti emiliani resta il più duro, mentre a Reggio il più bello dei dialetti, non solo di quelli emiliani di cui pure è il più morbido ed aggrazziato sebbene la città reggiale sia la più popolare dell'Emilia.
Dell'Italiano mi piace attingere alle sue versioni arcane del XII secolo ed alle sue inflessioni dialettali. Mi piace storpiarlo, almeno quando posso, per verificarne l'espressività e scoprirne radici semantiche arcane, vere o forzature comunque fertili.
Dell'Italiano sono innamorato, l'ammetto, e detesto vederlo storpiato e maltrattato.
Vi lascio con il più antico indovinello della nostra lingua.
ϯ separebabouesalbaprataliaaraba & albauersorioteneba & negrosemen
seminaba
ϯ gratiastibiagimusomnipotenssempiternedeus
(Qui la soluzione, mentre qui ne trovate un altro).
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