Anche se farò tardi a teatro: storia di un sentimento negativo
29/01/09
Sono poco incline di parlare di aspetti personali, ma visto che tanto tanto tempo fa qualcuno mi insegnò che parlarsi è anche catarsi (certi insegnamenti si portano dietro a lungo, ma ne parlai già altrove), eccomi qui a parlarne sperando che ne sia liberatori.
Stamattina mi sono svegliato con una negativa sensazione emozione passione. In queste settimane sto iniziando tante cose diverse, ma stamattina invece dell'entusiasmo per le cose nuove, i nuovi progetti, le nuove esperienze mi sono fatto crucciare da quanto impegnative saranno, dalla fatica necessaria per farle, da come trovare un modo per ridurre la fatica, lo sbattimento, l'impegno.
E dire che avevo fatto dell'entusiasmo per il lavoro la mia chiave tattiva e invece eccomi qui a chiedermi se e come riuscire a fare gestire finire questi progetti.
Una ventata di ottimismo da un'idea rivoluzionaria di un amico/collega che in parte ed involontariamente mi ha sollevato da questo cruccio, rilanciandomi la lezione di Forrester che dice "bisognere scrivere almeno un'oretta al giorno" (ora non mi importa di decontestualizzare questa frase). E poi scriverne appunto per superare il blocco, forse la paura della pagina bianca, forse la vera azione innovativa che cercavo, che di fronte a un nuovo progetto, una nuova avventura, una nuova riforma bisogna slanciarsi con entusiasmo, ottimismo, allegria altrimenti naufraga.
E' un sentimento negativo, distruttivo, bloccante da cui, giunto alla fine di questa piccola curva dell'Ulzii mi sento un po' più leggero perché, resta vero, parlarsi è catarsi (e non è solo una rima...).