giorni in cui succede
10/04/09
Ci sono giorni in cui ti trascini un certo stato d'animo, virante al negativo. Basta una serata andata male dove la notte non hai dormito e, grave, ti sei lasciato andare a quei pensieri che non si dovrebbero pensare, quelle considerazioni considerevoli e sconsiderate. Un errore noto, ripetuto e che rimane sempre come difetto strutturale che non riesci a correggere.
Un'amica che sta male, molto, un'altra che ti fa domande spiazzanti. Una cattiva notizia dal giornale a cui presti attenzione solo perché sei già di cattivo umore e cerchi un pretesto pubblico per giustificarti. Poi, ogni tanto ci sono degli appuntamenti a cui devi essere cordiale e socievole "per dovere istituzionale", ma in realtà hai le palle girate e non te ne frega niente di chi devi incontrare[mi chiedo - umanamente - come facciano i politici a far sempre buon viso a cattivo gioco? quale razza di corazza si siano creati per essere immuni agli scazzi personali...].
E poi pensi a chi leggerà queste righe, speri profondamente che non arrivi a chi sai che ti legge e sai che potrebbe fraintendere, cercando di collegare riferimenti e persone. Speri che almeno non fraintenda e abbia buona fiducia in te, almeno. Già, perché quando hai un certo umore anche una battuta normale, mediamente simpatica, potrebbe rivelarsi una battuta non gradita, la visita di un amico come un'insopportabile arroganza, l'interessamento sincero come un'inopportuna ingerenza. E vaglielo a spiegare che nonostante le sue buone intenzioni, oggi non è proprio giornata.
E poi speri che la persona giusta all'improvviso arrivi, bussi alla tua porta e ti abbracci come si deve. Poco importa che sia distante quanto l'est dall'ovest, il nord dal sud: in fondo, nella bussola tutti convergono verso l'ago e allora speri.
E allora cerchi un appoggio per ripartire, sfoderarti dal torpore di studio e malinconia e tristezza. Ed è una persona giusta che, non potendo bussarti, ti chiama almeno via internet (miracoli della tecnologia), una poesia, un post sul blog... sperando sempre che non fraintendano.
Penso alla festa di Pasqua che passerò lontano dalla mia terra, da quelle mie colline parmigiane che sento come radici del mio sangue. Mi mancheranno i pescheti, la passeggiata fino alla casa voluta da mio nonno, il paesaggio di quell'Appennino non maestoso, ma insignificante solo agli occhi superficiali del viaggiatore interessato ad arrivarne di là, al mare vacanziero.
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