è la fine la più importante

07/07/07

Annego dolcemente ne "L'Abisso" di Morozzi. Me l'han regalato per la laurea (Zizo & Neve). Una storia apparentemente banale di uno che ha finto di aver fatto esami su esami e si ritrova a 48h dalla finta laurea: che fare? Cosa dire alla madre vedova che non aspetta altro? Il tutto a Bologna. Sembra una vita parallela, ché io a Bologna ho imparato a sentirmi di casa, non solo per lontanissime questioni dinastiche. Bologna è una mia seconda città, la parallela utopia di Milano. Ma non di questo volevo parlare, tanto so che ora che il moralizzatore ha un suo blog mi romperà con qualche commento dei suoi :>

Penso alla fine, ma non la fine del mondo o, più prosaicamente, la morte. Penso, perché ce l'ho in testa da tempo, che sia la fine la cosa più importante di una storia. Lo dico dopo aver visto il Rocky Horror Show, Shining e il Dr. Stranamore, ma ripensando anche ad opere come I Promessi Sposi: tutte opere eccellenti, ma senza un finale. Costruiscono mondi e personaggi in cui ogni lettore può dolcemente annegare, ma si perde la storia, la trama. Ché una storia dipende dal finale, l'ha spiegato bene Poe (vd "progettare alla maniera di E. A. Poe, scusate ma non ricordo l'autore e non ho voglia di alzarmi dal PC per andare a vedere chi è, forse è Bonfantini sr).
E' la fine quello che conta, quello che ti lascia addosso un'opera, una storia. Eppure, la genialità di un film come Shining non è in quel finale banale e lineare; che cazzo di finale è quel doppio finale dei Promessi Sposi???? Ma siamo seri, per me Manzoni non sapeva come chiudere la storia. Certo, dopo aver scritto un romanco così, era difficile essere all'altezza anche per la chiusura, però... Non invoco per forza l'happy end, però un finale degno di questo nome sì. Piuttosto, Il Fu Mattia Pascal mi piace come finale, sì quello sì: circolare come finale, o meglio ellissoidale perché la storia si è sedimentata ed il tempo passato.
Nei testi scientifici il finale deve dire che la tesi preannunciata è stata dimostrata. Trovo divertenti i matematici che scrivono "cvd - come volevasi dimostrare". Una certa arroganza, tant'è.
Tant'è forse è il finale giusto ché le storie non sono la nostra vita.

Penso naturalmente al finale del mio vecchio Blog. Ci penso spesso perché ci sono tante ragione personali per farlo. Mi chiedo se sia stato un buon finale, forse sì perché mi crea un giusto numero di amici e di nemici e questo può essere un buon indicatore. Già, perché un buon indicatore vale se la gente si confronta con esso. La peggior disgrazia per una storia è di non essere considerata. Ratzinger ha sbagliato tutto criticando il Codice da Vinci perché gli ha fatto più pubblicità di quanto non meritasse.

La fine è importante. E' necessario che sia un finale, che chiuda la storia dandole un senso, un finale chiude, è una porta che si chiude. Non è detto che non ci possa essere un seguito, che debba essere l'unico finale possibile, ma le porte vanno chiuse, anche a costo di riaprirle in seguito. Poi i personaggi vivono da loro ché il Jack di Shining potrebbe essere ognuno di noi (forse non tutti diventeremo degli allegri bisessuali transilvani, ma tant'è...).

Poe diceva che bisogna partire dal finale e poi tutto il resto viene di conseguenza (nel libro sopra citato si parlava del corvo come opera poetica), tutto il resto viene da sé. Credo che se Manzoni avesse seguito questo principio avrebbe scritto una bomba di libro. Petrarca, uno dei perfetti poeti della nostra letteratura, ben lo sapeva: partiva da quale effetto dovesse avere il suo contenuto. E poi tutto di conseguenza, e poi il resto è tecnica perché - ricordatevelo - Manzoni era un grandissimo tecnico della scrittura, così come Picasso lo era della pittura e Pininfarina lo è del design.

Mi chiedo se voglio finire il libro di Morozzi. Sembra ben costruito verso l'attesa del finale. Mi chiedo se voglio arrivare a scoprire l'abisso in cui è caduto Gabu. Mi chiedo se l'istinto di leggere pagina dopo pagina non sia una pulsione autodistruttiva, il thanatos di Freud, l'insopportabile situazione di Gabu da distruggere verso la condanna finale del finale del libro (ripetizione voluta). Mi chiedo.

Tant'è. Ricordatevi solo che una storia deve finire, ma non tutte le cose della nostra vita sono storie. Tant'è.

3 commenti:

Anonimo 7 luglio 2007 alle ore 15:56  

Ma se di un libro non ti aspetti altro che il finale, lo divori. Senza gustare con tutte le papille, facendolo rifluire nella mente, tutto il suo svolgimento.

E' bello apprezzare la fine, il modo in cui si lascia, si saluta, si dice "beh, io vado", ma forse bisognerebbe apprezzarla ex-post la fine, non attendersela troppo durante lo svolgimento.

D21 7 luglio 2007 alle ore 16:12  

Giusta osservazione.

Non la commento nel merito perché voglio rifletterci ulteriormente, dico soltanto che il mio discorso era da riferirsi soprattutto alle storie (libri, film, ...), non alla propria vita.

Ci rifletterò ancora un po'...

Anonimo 8 luglio 2007 alle ore 17:33  

Ora stringi fra le mani le tue lame stanche
E ricorda che la fine è la più importante
Tutto ciò che hai sempre amato giace in una fossa
Che han scavato le tue stesse ossa

Fra le alghe c'è un eroe che si sente giù
Era uso arrendersi non si arrende più
Ogni alba avrà anche un po' di morte dentro sè
Niente può minare me e te

Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto quando cadi

Fatto sfatto disperato quanto bello sei
Se vuoi indietro la tua vita devi anche tradire
Non lasciar che il tuo percorso ti divori il ventre
E' la fine quella più importante

Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto quando cadi

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