Ho spesso scritto in questo blog del valore dei ricordi, della memoria, delle storie passate vissute animate di emozioni andate che, in fondo in fondo, è piacevole tenersi, come scrigni preziosi. Perché la nostra identità, più che il DNA, la fanno le esperienze vissute. Il Passato ci eleva e ci inchioda al Presente indirizzando il nostro Futuro. In termini angloscientifici si dice "path dependency", sia nel bene che nel male. Ci sono aneddoti del passato che mi diverte far rivivere, ci sono storie del passato che è meglio lasciarsi indietro, non recuperarle, obliarle. Alcuni addirittura arrivano a rinnegarle. Alcuni sono litigi superati, altre rotture inesorabili volute da noi, o da uno solo di noi due, o dal tempo. Però in quest'ultimo caso mai dire mai. Altre ancora sono storie da cui, intimamente, ho maturato un credito che non è fondato sull'orgoglio, se così fosse il dubbio insinuerebbe la vacuità del credito maturato, ma sul fatto che esiste un livello di rispetto relazionale che non può essere travaricato. Ieri mi hanno sbattuto in faccia una di queste storie, me ne sono andato perch'è un credito che non voglio esigere, inestinguibile, inconciliabile, vano ridiscuterlo sarebbe . Non credo che il Passato si riconcili con i grandi discorsi esistenziali su errori orgogli responsabilità, anche se innegabilmente talvolta possono servire. Ma non un discorso costruirà il futuro, un discorso che è un'azione già indica qualcosa di diverso. Non sono criptico, ma si capisce il senso-peso della politica diplomathìa per cui conta non solo cosa si dice, ma anche chi, come, con quali tempi.... La Chiesa di Roma e quella Greca ortodossa sono ancora divise da vicende di millenni fa, la cosa mi diverte e mi incuriosisce: com'è possibile che un litigio di 9 secoli fa sia ancora preso seriamente in considerazione come argomento di divisione? Quant'acqua ha dovuto alleviare le ferite dell'Europa da dover ritenere ancora valide argomentazioni di liti millenarie? Il tempo inganna solo se lo si vede come costante fluire esterno. Il tempo talvolta si ferma all'ultimo incontro, all'ultimio scambio di parole, all'ultima notte passata assieme. Per riconciliarsi con pezzi di passato può bastare pochissimo: un bicchiere di passito, un contatto online, una pugnalata nei fianchi per farla finita con quella persona consegnandola all'altro mondo. In Passato si usava spesso quest'ultimo metodo, oggi la psicologia ci affida armi più fini e raffinate. Caravaggio ebbe problemi con la giustizia; Caravaggio è uno dei miei pittori preferiti, uno dei più grandi Artisti della Storia. Decontestualizzo trapiantando e adattando questa frase: arrendersi e fuggire o rimanere e lottare, tutto sta nel decidere se appagare una personale ambizione, o battersi per il miglioramento del futuro dei nostri successori, in ogni caso è una questione di grande coraggio. Salvare se stessi, al presente, il proprio futuro o cercare di salvare anche chi siamo al di fuori di Noi. L'ho ricordato, lo ripeto: per i latini "Noi" non era il plurale di "Io", c'è uno scarto concettuale enorme. Ma tutte queste sono considerazioni dis scarsa utilità in tempi come questi, dove l'unica preoccupazione sociale è di affermare se stessi, senza l'umiltà di voler apprendere.
Cose semplici e banali (Afterhours, 1999)
Oggi le mie mani sembrano d'avorio
È l'inizio di una nuova era anche per me
Oggi è mattino e mi ha afferrato lucido
E se fossimo noi ad esser sbagliati
E se fossimo noi pazzi e malati
Hai il coraggio o no?
Cose semplici e banali per riconciliarmi
Con gli anni sprecati e dentro ci sei tu
Grazie a tutti per davvero siamo alla fine
E ho perso l'inizio
Ma ho un senso in più
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