chiusura d'anno
31/12/08
Riprendo i due post di un anno fa, con l'augurio di S. Stefano 2007 e con l'aforisma con cui chiusi il 2007.
"L'abito non fa il monaco... però intanto i monaci usano tutti lo stesso abito per farsi riconoscere".
| I'm not noble and I don't believe in it. I think there're past worlds, worlds that have to come and worlds that will never be, hopefully or unlikely, my Duchy is one of these worlds. | Non sono nobile e non credo nell'aristocrazia. Credo ci siano mondi passati, mondi che devono venire e mondi che non saranno mai, per fortuna o purtroppo è così. Il mio Ducato appartiene a questi mondi. |
Riprendo i due post di un anno fa, con l'augurio di S. Stefano 2007 e con l'aforisma con cui chiusi il 2007.
"L'abito non fa il monaco... però intanto i monaci usano tutti lo stesso abito per farsi riconoscere".
E' da tempo che seguo la polemica e questa intervista mi offre il pretesto per scriverne, cercando di districarmi tra pregiudizi e facili banalizzazioni. Senza pretendere di disegnare un quadro completo, ecco alcune osservazioni puntuali:
- trovo sbagliato che l'ArciGay (e in generale i Gay) monti la polemica senza ancora sapere il testo della canzone. Come dice Povia, sembra veramente di toccare un tasto intoccabile, che appena pronunci il tema subito sei attaccato, da destra o sinistra a seconda di dove sei collocato. Si tratta di un segno di immaturità culturale, un provincialismo per cui si attacca Povia solo perché parla del tema, quando invece bisognerebbe sentire cosa dice sul tema. Se si fosse maturi, si saprebbe replicare alle critiche, al contrario qui lo stanno aggredendo negandogli la libertà di parola. Mi pongo come Voltaire dicendo che difendo il diritto di parola (di canto) di Povia, sebbene dichiari apertamente di non condividerne le idee (ma le canzoni mi piacciono).
- come per l'immigrazione, sono convinto che l'omosessualità sia un fenomeno ormai complesso e sufficientemente consolidato per cui non lo si può ridurre a una sola categoria. Non si possono generalizzare i giudizi sugli omosessuali in una sola categoria, sono un fenomeno con tali differenziazioni e articolazioni per cui la categoria "gay" è ormai un'etichetta generica, valida per sotto-categorie sociali diverse tra loro. Sarebbe come dire "tutti i dipendenti pubblici sono fannulloni", la risposta è no perché c'è gente che lavora (come ci sono gay assolutamente irreprensibili e di alta qualità), così come ci sono i fannulloni (gay su cui il giudizio diventa più severo). In altre parole, gay non è più una qualità/difetto, ma una caratteristica neutra ed il giudizio sulle persone non deve dipendere dall'orientamento sessuale, come d'altronde ci sono uomini e donne su cui ho giudizi positivi, altri negativi eccetera.
- Povia, in quanto cantante, ha una responsabilità sociale. Nel cantare al pubblico si trasmettono dei valori, bisogna averne consapevolezza. La sua partecipazione al Family Day, il suo comunque essere sostenuto da movimenti come CL (che gli piaccia o no) gli assegna una certa responsabilità nel momento in cui fa quel mestiere. E' una responsabilità con cui deve confrontarsi. Credo abbia risposto con senno alla polemica (leggendo quell'intervista mi sembra intelligente quello che dice), ma non può esimersi dall'affrontare la responsabilità che deriva dal ruolo di cantante-artista che ha scelto.
Detti questi punti, non credo di aver tracciato un quadro completo, ma solo fornire spunti di riflessione per cercare di disegnare questo quadro.
Sottolineo la mia tesi di fondo: la realtà omosessuale in Italia è più complessa ed articolata di quanto si pensi, non la si può ridurre a una semplice categoria per cui essere "pro" o "contro".
Wluomoprotagonistadelrealityshownellapalude!
Read more...Dopo l'interessante discussione politica di ieri sera, ho focalizzato un (il?) nodo del PD.
Veltroni è stato investito del suo ruolo in maniera sostanzialmente plebiscitaria (non dimentichiamo che il ruolo di Presidente resta vacante...), il problema è che cerca di imporre il suo controllo gerarchico al Partito, sostenendo i suoi candidati in tutte le posizioni chiave e cercando di far fuori chi potrebbe fargli le scarpe o, comunque, potrebbe rappresentare una forza centrifuga in un momento difficile del partito.
Dall'altra parte si gioca ora a essere "più veltroniani del Walter", ora si malsopportano le sue decisioni, anche perché (e questo è il nodo) Veltroni è stato eletto lui, non il suo entourage, non i suoi uomini. La sua elezione è personale, è stata la "sua" vittoria, non della sua corrente o della sua fazione. Quelle primarie hanno dato la vittoria solo a lui, alla sua linea, ma non ai suoi uomini i quali dovrebbero conquistarsi la fiducia sul campo e non sulla base della loro appartenenza alla linea. Fedeli alla linea, ma poco concreti.
La scelta di Veltroni è dettata dalla paura di forze centrifughe, di un partito di marmellata o, peggio, dell'emergere di incontrollati potentati locali basati su clientelarismi ingestibili da Roma. Milano ne è il caso più evidente: non contano i continui fallimenti, conta che il partito sia in linea con la linea nazionale (quale sia questa linea poi non mi è chiaro, ma diciamo che mi metto tra gli osservatori "distratti"). Conta che a Milano ci siano segretari i Mirabelli e i Majorino, non che si vincano le elezioni con un progetto serio per la città; che a Firenze non ci siano sbandamenti dalla linea ufficiale eccetera... Curioso il caso di Torino e del Piemonte dove il partito gode sia della forza dei risultati sia della protezione di Fassino, non ho mai capito quanto esplicita, per cui può crescere a patto che non invochi altri posti nazionali, nonostante ci siano ottimi amministratori-dirigenti politici.
La personalizzazione della leadership porta a questi effetti, la "deriva" di ForzaItalia è proprio questa: un partito-accozzaglia fatto di potentati locali (o settoriali) tenuti assieme da un sol uomo che ne garantisce che si spartiscano tutti la loro fetta di torta senza farsi dispetti l'un l'altro. Eppur funziona, perché nonostante le televisioni Berlusconi da solo non potrebbe arrivare dov'è.
Il modello federale di partito che il PD potrebbe (dovrebbe) scegliere di accettare, dall'alto, che i livelli locali abbiano autonomia, creino le loro coalizioni, strategie, dinamiche sotto regole superiori, ma non sotto leadership nazionali.
Sono ripassato per quel passocarraio dove, dopo averla accompagnata, aspettavo il suo messaggino, quello giusto, quello decisivo della "giusta" buonanotte. Quel passocarraio dov'ero rimasto nela macchina fredda e buia e dove, invece, il messaggino arrivò ma non era quell giusto.
Mesto, ripartii verso casa.
Storie passate, col senno di poi il risultato non è stato negativo, anzi. Riguardavo quel piccolo scivolo urbano col portone maestoso dinnanzi, niente di particolare: la circonvallazione milanese. E poi ritrovarsi a bere una birra come niente fosse, anzi giustamente più forti dall'anno passato. E allora, si vada avanti così, senza rimpianti.
Di questo tema so obiettivamente poco, oltre al fatto che c'è e che è sempre di più. Quello che però ho capito e vorrei diffondere è che la categoria "immigrati" è ormai eccessivamente vaga, piaccia o no il fenomeno ha assunto dimensioni e sfaccettature tali per cui dire "immigrati" significa cose troppo diverse tra loro. E' un termine talmente vago da essere abbastanza insignificante a fronte di un fenomeno diversissimo, complicato e complesso, articolato e differenziato a livello difficili da ridurre alla sola categoria "immigrazione".
Se si iniziasse ad avere la consapevolezza che il fenomeno è così complesso e che non lo si può trattare come un tutt'uno, sono convinto che si farebbe un significativo passo avanti. Tutti.
Su 'nu picculo fragmento chino sto a lavorarlolo nell'ifreddo inbierno, qui nega la joia della gnieve.
Ripienso alla mia Bicocca del tempo bello; ripienso al ponte ch'io attraversìa sovente, al viento et alla nuvola che errabonda mi accompagnìa in terra altra, altera, anglìa.
Gusto l'aroma del dopo-pasto et la tranquillitate del Domino dìa. Volgo il mio pensier alla terra del sole saliente, at le sue istrade strette et perigrose; volgo il pensier alla cittade de' due fiumi, at le sue luci et lo suo santuario et lo re qui regna sur la piazza de'la Bella Corte.
Questo Natale di preghiera lo dedico a tutti i Migranti, perché se oggi è facile essere Milanesi a Londra, pensi a com'era cent'anni fa, a chi si spingeva a New York, Buenos Aires, Bruxelles e giù a Sidney e Auckland.
Penso a Noi popolo di Migranti per secoli che oggi fatichiamo ad accettare gli immigrati, quell'incapacità di dialogo con i nuovi arrivati che colpisce quella stessa gente che ieri, invece, accoglieva a Milano i popoli di quello che allora era Terzo Mondo, a quei popoli che ieri si chiamavano Veneti, Calabresi, Siciliani, Pugliesi e che oggi sono Albanesi, Curdi, Ucraini, Rumeni e popoli dell'Africa sub-Sahariana fino all'Ecuador ed allo Sri Lanka. In questo Natale, confido nella buona stella che salvi la Patria dei migranti da quel fascio-leghismo razzista strisciante percheé il Natale, nel suo senso Cristiano vero, non di identità razziale, è per tutti, è universale, è catholicos.
In quest'ottica, la figura che più mi affascina è quella di San Giuseppe, che accolse Maria gravida senza ripudiarla, accettanto la Volontà del Signore al di là delle maldicenze che si possono facilmente immaginare. Uomo buono, Giuseppe migrò per registrare la sua famiglia al censimento imperiale, accettò il figlio non suo, allevandolo a bottega come un buon padre ed accettandone la volontà. San Giuseppe è, forse, una figura tanto centrale quanto marginale nel Cristianesimo. Uomo buono anche in questo.
E quindi che questo Natale sia per i migranti, che la geografia è destino e abbandonare la propria terra non è mai facile, tornarvi ancora meno. Il Cardinale richiama la centralità del Dialogo, difficile prezioso lungo faticoso. Il Dialogo è la base della convivenza, la chiave di volta per cui la Geografia non diventa condanna, ma opportunità.
Alcuni segnali del rientro fanno capire qual è la direzione giusta da prendere.
Primo, torni e controlli se nella lunga assenza ti è arrivata posta, ma il dubbio è presto risolto perché ora non hai più manco la casella di posta: l'etichetta col tuo nome è stata strappata. Poi, i tuoi capi e colleghi ti accolgono a braccia aperte dicendo "bene che sei tornato, così ci dai una mano a far insediare la nuova collega nel tuo vecchio ufficio". Prima ci rimani un po' disorientato, poi vedi che la nuova collega si trova perfettamente a suo agio nella tua (ormai ex) scrivania. Infine, torni e finalmente rivedi quelle persone che a lungo hai sentito via Messenger, ti avevano pure chiamato prima per essere sicuri che ci fossi. E poi pare che senza la finestrella fatichino a riconoscerti.
Se tre indizi fanno una prova, allora forse meglio andarsene di là, cordialmente e senza polemica. Un di là dove sorridi ogni volta che ricevi una lettera nella tua casella (sperando che non sia né pubblicità né la banca...) o almeno una mail che abbia il .it alla fine, dove sei sorpreso di avere una camera accogliente dove poter dormire ogni sera in terra straniera e risvegliarti imparando a riconoscere la luce dalla finestra e dove ogni persona é un potenziale nuovo contatto con cui ridere o eventualmente non vedersi mai più.
Ci sto pensando da parecchio, ora il quadro mi appare tanto chiaro quanto contro-intuitivo. La mia riflessione ha inizio con un articoletto piccolo piccolo che aveva destato la mia curiosità: pare che a Seregno ci sia una parentopoli familistico-collusiva che denuncia il degrado della politica e della sua collusione con gli affari anche al Nord.
Poi, leggi bene l'articolo e scopri che con toni accusatori/censori vengono condannate poche briciole, ovvero che in un comune di (relativamente) poche anime (40.000, secondo quanto dice wikipedia) un consigliere comunale avrebbe piazzato una sorella nel CdA di una municipalizzata e che un assessore avrebbe messo il figlio nell'altra e un cugino nella terza, o qualcosa del genere. I dettagli vengono affogati nel clima accusatorio. Dimenticando che forse per Seregno di gente ce n'è poca, che in Comuni così piccoli alla fine sono un po' tutti imparentati, soprattutto tra le persone di cui ti fidi e che hanno voglia di stare in questi organi.
Mi spiego con due titoli di giornali:
- "Il Sindaco ha sistemato il suo amico nel CdA della municipalizzata X", oppure
- "Per avere un controllo più efficace, il Sindaco ha nominato nel CdA di X uno dei suoi più stretti collaboratori".
Che differenza c'è? Il fatto é lo stesso, la notizia cambia radicalmente: dall'amministratore virtuoso che sceglie con cura i suoi collaboratori, al politicante becero che sistema i suoi clientes. Tutti fatti senza nessuna rilevanza penale (per legge, un Sindaco effettua le nomine su persone di sua fiducia), ma dove un organo di stampa condanna, insinua dubbi morali e penali su decisioni politiche legittime.
Proseguo il ragionamento, potete andare a vedere i casi di Firenze, Napoli e gli altri che ora abbondano sui giornali e dovrete fare attenzione a capire che i reati di accusa, se ci sono, sono lontani dall'essere dimostrati. Una telefonata con un cognome discutibile basta a presentare l'ombra di una potenziale accusa giudiziaria che equivale a una condanna mediatica immediata. Due casi, per par condicio: Report, un anno fa, Milano (PdL), basta fare un affare con un signor Ligresti che sei connivente, mentre altri palazzinari (che fanno lo stesso gioco) van bene; Firenze, oggi, il Sindaco fa un progetto che non piace ad una parte politica coinvolgendo sempre questo Ligresti e quindi è da condannare lui e la sua morale, non che forse il progetto fa schifo (o comunque non è condiviso) a prescindere da chi lo firmi (detto questo, non mi interessa né il merito del progetto né effettivi risvolti giudiziari tutti da dimostrare e quant'altro...).
Mi sono chiesto come fosse possibile tutto ciò: perché tante giunte che vengono scoperte proprio ora? Perché questa coincidenza? Perché a Napoli quel che fa Romero è turbativa d'asta, a Milano c'è "sussidiarietà" tra la Regione e la Compagnia delle Opere? Attenzione che il sistema è lo stesso, la soglia dell'illegalità è per molti versi infinitesimale, potrebbe bastare un dettaglio o una leggerezza: ricordate le vicende del Dottor Poggi Longostrevi di un 10 anni fa? Uguali uguali a Romero oggi a Napoli, cambia solo il... contesto, il quadro di riferimento. Ecco cosa stavo dimenticando. Mi spiego.
Crisi economica feroce, gravissima, la disoccupazione imperversa nelle aziende, il Governo rischia tensioni sociali, per evitare di perdere il consenso attacca l'opposizione, delegittimandola e presentandosi come unica guida credibile, al di là di tutto (es. prometti al G20 una manovra dove spenderai 80mln e ne approvi una dove ne risparmierai 3,5). Controlla i mezzi di comunicazione, non tanto in termini diretti (pericoloso usarli ora in maniera troppo strumentale) piuttosto sa benissimo come usarli, sa quali micce accendere per scatenare questo tipo di dibattiti (es. Santoro e Travaglio funzionano benissimo). Il Governo sa di essere quello che detta l'agenda pubblica, ci marcia sapendo che l'opposizione è debole. E intanto l'opposizione si indebolisce ancora di più e il Governo distrae l'opinione pubblica, oltretutto rafforzandosi e facendo capire che è l'unico in grado di guidare il paese. Poi, poco importa che le accuse siano fondate, tanto nessuno legge le sentenze, basta una puntata di PortaaPorta e uno è un criminale, al limite alla fine si trova un qualche caprio espiatorio, un signor Malaussene di turno e si sistema tutto.
E' contro-intuitivo, ma a me inizia ad apparire chiaro. Machiavelli proponeva una guerra per distrarre l'opinione interna dalle carestie, qui siamo a un piano molto più raffinato.
PS a scanso di equivoci
Con questo, non voglio dire che non ci siano corrotti, che il malaffare e le illegalità non ci siano, ma solo spiegare perché si scoprano proprio ora e proprio ora abbiano tanto risalto.
Solo le donne, solo alcune di esse sanno portare il gravoso peso del mondo con la ragionevole certezza che sia in buone mani. Guai arrivano quando ci provano gli uomini. Solo le donne sanno portare il gravoso peso del mondo; solo le donne....
Read more...In Abruzzo il risultato era scontato (certa la vittoria del PdL), ma se si guardano i numeri si capisce che bisogna fare molta attenzione.
Il crollo del PD e l'ascesa dell'IdV era per molti versi attesa e prevedibile, un segnale allarmante per i dirigenti nazionali che dovrebbero trovare maggiore slancio, sperando che questa sia la volta in cui hanno toccato il fondo. Che Di Pietro andasse bene era prevedibile, così come la sconfitta dopo le porcate fatte da Del Turco. Ma attenzione: il PdL ha avuto una vittoria molto più risicata del previsto.
Io mi aspettavo che, dopo tutto quel che è successo e la strategia iper-aggressiva di Berlusconi, Chiodi superasse facile facile il 60% (non è arrivato manco al 50%!), toccando percentuali degne di una piccola Lombardia o Sicilia. E' vero che sapevano di vincere, ma l'astensionismo ha colpito molto anche il PdL, che si sa che se non si vota per Berlusconi fa fatica a andare a votare. Si aggiunga che non si può dire che l'Abruzzo sia una regione "di Sinistra", in quanto Del Turco l'aveva appena strappata al centro-destra.
Credo che per questa ragione, il Governo non stia pompando troppo la vittoria abruzzese; lo sta facendo ma molto meno di quanto pensassi perché - credo - erano convinti di vincere molto più largamente, di ottenere quel plebiscito bulgaro che consacrasse il Governo nazionale. Ma quel plebiscito non c'è stato: sia chiaro che il PD non deve solo leccarsi le ferite, ma ricorrere al gesso e altre cure pesanti (molto pesanti...), ma forse come giustamente sottolineano su Repubblica, la crisi di fiducia è più trasversale di quanto si pensi ed è questo il vero risultato di queste elezioni.
Drogata dalle magie di Ibra e distratta dal tempo, sono assolutamente sorpreso di vedere un'Italia assolutamente ignara della gravità della crisi economica, affrontata con grave superficialità e preoccupante dilettantismo.
L'indicatore che mi fa affermare tutto ciò è che solo oggi (e comunque in maniera timida timida) il leader dell'opposizione inizia a incalzare il Governo su questi temi. Una metodologia grezza per capire la stato di una Democrazia è guardare il comportamento dell'opposizione, su cosa incalza il Governo al fine di cercare di costruire un consenso che la (ri?)porti al potere. Obama ha compiuto il suo miracolo elettorale incalzando il preceedente Governo su questo, Gordon Brown per cercare disperatamente di conservare il consenso lavora su questo. In Italia ci si affanna a sgomitare per vedere meglio le magie di Ibra o le treccine di Dinho. Altro indicatore sono le preoccupazioni di quella parte più "attenta" di opinione pubblica, capace di distinguere problemi più complessi.
In Italia trovo una superficialità che mi preoccupa. Dicono che a breve termine sia la Spagna quella che soffrirà di più a causa di un modello di sviluppo economico basato non sull'economia ma sullo sviluppo stesso (una crescita auto-alimentata dall'euforia di appartenere finalmente alla schiera dei grandi paesi avanzati, una crescita basata solo sull'apertura del suo nuovo mercato e non sulla generazione di risorse endogene). Ma subito dopo c'è un'Italia che viene paragonata all'Argentina d'Europa, i miei professori inglesi sono seriamente preoccupati perché tracimasse l'economia spagnola si potrebbe contenere, per l'Italia si teme il peggio. E lo dice gente che non deve cercare di portare voti a casa, non lo dice gente di un'opposizione flebile flebile.
I turn my head on the right. I look forward. I scratch my beard, touch my hairs back. The artificial light make me nervous, but quiet in my soul. I'm riding a brown horse. Images...
Read more...Mi ricordo la spiaggia d'inverno: il vento, il mare, Fellini che parla camminando tra quel che l'inverno lascia degli ombrelloni. Credo di non aver mai capito i Romagnoli, quelli veri, quelli di prima che arrivassero i milanesi ed il turismo, quelli di prima che la Romagna fosse un'agognata conquista stagionale, quelli di prima che si pensasse che i Romagnoli fossero solo dei "conquistadores".
Dei miei ricordi rispondo, a loro rispondo e se qualcun altro mi domanda di loro, fatico a non rispondere.
Non pretendo la ragione, pretendo solo di conservare e riconoscere la mia versione delle cose, accettando (e che sia accettata) la faziosità nel rispetto delle diverse versioni. Mi ricordo, sì io mi ricordo e mi chiedono come faccia a ricordarmi così bene, anche se ormai il tempo lo dobbiamo misurare in anni. Quella sera... quel caffè... quella discussione... Una dovizia di particolari che solo il mare, abituato ad avere a che fare con la sabbia, può curare. Tosto-tosto-pappamoscia, e da bambino giocavo con la sabbia sulla spiaggia, tornavo a casa e mia Nonna mi mostrava in TV il grande maestro Fellini. Non capivo e mi mangiavo la mia cotoletta. Ora ritorna il ricordo di quando mia Nonna apprese della morte di Fellini, il contegno di sangue emiliano in terra romagnola di fronte a un maestro che si spegne, a qualcuno che ha fatto film che le sono piaciuti tanto, che sono il segno della giovinezza di una nonna. Ma ho perso il conto di quanti anni siano passati da quando Fellini non c'è più, preferisco ricordarlo che parla mentre cammina tra gli ombrelloni sulla spiaggia invernale col mare, il vento e le onde. I colori sfuocati, come quelli dei ricordi.
Ho risposto a domande sui miei ricordi, sebbene costasse un certo sacrificio; un prezzo da pagare di cui altri faticano a capirne entità, quantità, ma soprattutto senso.
E la spiaggia e le onde sul mare. D'inverno si va in spiaggia con le scarpe, che poi si inzuppano di sabbia; quella stessa che usavo per cucinare quand'ero bimbo e fare ricette impossibili. Sabbia preziosa, accogliente, dorata, ché a Milano abbiamo lo Zafferano ma non la sabbia. Con una decisione del Consiglio Comunale del 1884 (ma non sono sicuro della data, potrebbe essere di qualche anno successiva), venne abrogata la regola edile per cui a Milano bisognava mantenere la tinta tradizionale delle case, quel "giallo-Milano" che avrebbe potuto diventare famoso come il "terra di Siena" o, magari, il "bordeaux". Fu fatto per accontentare quella gente che vive facendo palazzine: la chiamarono edilizia, poi immobilare e ora "real estate". Come se in fondo non fosse sempre quel desiderio di "casa" tanto caro agli italiani, alle italiane. Mi chiedo se Fellini conoscesse questa storia, cosa ne pensasse, se talvolta ne parlasse mentre camminava sulla spiaggia di Rimini d'inverno, tra quel che resta degli ombrelloni e una scenografia di mare, vento, onde e quella sabbia che mi riporta allo zafferano milanese.
Conservo la mia di memoria, non so quanto condivisa, probabilmente meno di quanto io pensi, o comunque vorrei. Ma non voglio imporla ad altri, però lasciatemela raccontare.
Non ho mai visto Rimini d'inverno, non voglio vederla. Rischierei di innamorarmene e di trascinarmi un amore troppo strano per un milanese. Uno di quegli amori di cui devi rendere conto. Ma se di Lyon posso spiegarlo, di Rimini appare assai più difficile. Non sono riminese, non sono e non sarò il Fellini che cammina sulla spiaggia d'inverno con dietro il mare grosso, almeno per quel che l'Adriatico può fare. E la spiaggia, e le onde e la sabbia, lo zafferano milanese si mischia con un cielo grigio, di quelle incredibili tonalità che solo il grigio sa assumere, senza bisogno di alcun colore. E il cielo grigio è poesia, e quindi fors'anche la Milano che dopo quella delibera diventò tutta grigiamente poetica. Nella mia via, dove mi piace di camminare d'inverno e primavera, con dietro il traffico grande o la notte quieta, tra quelle macchine lasciate a parcheggiare, vedo alcune case ancora gialle come a Milano erano una volta. Case piccole, di quando Milano non si era ancora innamorata vacuemente della Romagna, di prim'ancora che Fellini maturasse quelle storie di cui era solito ricordare quando, più vecchio camminava sulla spiaggia d'inverno.
Ecco sì, mi ricordo... io mi ricordo. Non pretendo la ragione, ma neanche la chiarezza nel raccontare, che richiede comunque fiducia e forse catarsi. Pretendo, rivendico il diritto di ricordare, ricordarmi, tenere vivi i miei ricordi, coi loro prezzi pagati, da pagare. Oggi è, per varie ragioni, il giorno in cui ricordarsi di ricordare i ricordi perchè io mi ricordo, sì io mi ricordo di Fellini... del mare e delle onde, di mia nonna, dello zafferano... Ad'ma r'cord... ma per favore non traducete la più famosa delle parole emiliano-romagnole, in Italiano suona male, malissimo: si perde il gusto di ascoltare Fellini parlare, il gusto di vederlo camminare tra il mare, le onde, la sabbia, si perde il gusto del risotto allo zafferano, si perde il gusto di tornare in quel manufatto edile che chiamiamo casa e poter, con umile orgoglio, affermare che "mi ricordo, sì io mi ricordo..."
Storie del III millennio in cui ci si ritrova a Londra a festeggiare S. Ambrogio. Se la parte religiosa si riduce a leggere il (fantastico) discorso alla citta' del Cardinale, la sera e' il pretesto per uscire tutti assieme in un pub, rigorosamente all'inglese perche' lo spirito ambrosiano impone il rispetto per la cultura altrui. Con me, un vecchio amico che vive nella mia stessa via, la Kiwinella che abita nella provincia grande milanese e poi... poi si accolgono ovviamente amici dall'Italia, ma anche un'amica dalla Svizzera, una di quelle con cui sei uscito una volta di numero a Toronto e te la ritrovi in riva al Thames a festeggiare S. Ambrogio. E poi due amici americani, lui da New York, lei da San Francisco, una coppia di canadesi, ma se non bastasse si aggiungo, curiosi di questa tradizione, un cinese, un giapponese e una ragazza dalla Mongolia. Chissa' se il Santo Vescovo e Prefetto avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Eppure la loro curiosita' a sapere perche' ci si ritrovasse proprio il 7 Dicembre a ricordare una storia tanto vecchia di cui non sapevano niente. Non so se si e' praticato il dialogo auspicato dal Cardinale, ma mettere attorno a un tavolo tante culture cosi' diverse (dalla Svizzera al Canada passando per la Mongolia e il Sud della Cina) a bere e mangiare le stesse cose e' un piccolo grande miracolo.
E poi una storia degna di questi tempi. Frequentando uno dei blog che piu' mi divertono (divertivano?), ho conosciuto un altro blog altrettanto affascinante. L'Orsa e' persona che non conosco, ma leggerla mi ha appassionato. Quel che so, lo trovate sul suo blog, eppure ieri mi ha fatto arrivare dall'Italia (tramite Kiwinella) una bustina di zafferano per fare il risotto alla milanese: "una bustina per il sior Duca!". Fantastica lei, bellissimo il gesto, incredibile la storia.
Passavo Blackfriars, ho guardato il Thames e mi ha ispirato un senso di pace, quiete e relax che non mi aspettavo. Il sole in questa domenica ambrosiana in Londra levava una nebbiolina che mi faceva quasi sentire a casa.
Read more...L'Italia e' un paese in irrimediabile declino o, forse peggio, non diventera' mai un paese serio e moderno. Tre notizie che mi toccano direttamente.
Elio & le Storie Tese hanno giustamente rifiutato l'Ambrogino d'oro per denunciare la scelta del Comune di negarlo a Biagi, nonostante l'impegno del Sindaco l'anno scorso, e di negare la cittadinanza onoraria a Saviano. Premesso che credo che l'impegno del Sindaco sia stata una pantomima per cercare di salvare l'immagine pubblica di un sindaco bypartisan (cosa che non e', anzi... ricordo questo mio vecchio post), credo che sia una vergogna perche' si tratta di atti simbolici che la classe dirigente di Milano DEVE saper prendere. Mi sento umiliato, in particolare, dai rappresentanti cittadini che rivendicano valori cristiani: negano la cittadinanza onoraria a un fratello che ha avuto il coraggio di denunciare il peggiore dei mali che attanaglia i nostri fratelli che vivono poco sotto di noi. Potrei fare mille considerazioni implicite, ma i Cristiani sono chiamati alla Solidarieta', la Carita' cristiana passa anche per queste cose. Ambrogio non avrebbe mai approvato una decisione come questa. Che vergogna.
Pensavo che il mio fosse un dipartimento serio. Poi, controllo i risultati di quest'anno e scopro che e' arrivato secondo al concorso uno che era il leader politico degli studenti di CL, uno studente con una media decisamente bassa (scartato dal suo Dipartimento). Ma d'altronde era un giovane politicante tanto impegnato quanto feroce e aggressivo. Uno che non aveva rivali politici, ma nemici da attaccare, delegittimare, insultare e criminalizzare. Detto questo, ha fatto il concorso proprio quando "per caso", 2/3 della commissione erano di CL, "per caso" e' arrivato secondo, quando l'anno scorso gente con la sua media e' stata esclusa in quanto "inadeguata". Forse e' solo un caso, e' vero, ma ero convinto di vivere in un'isola felice (o comunque un dipartimento serio), in passato erano entrati nello stesso dipartimento altri ragazzi di CL che pero' erano gente preparata, passata all'esame quando la commissione era mista e infatti hanno fatto carriera. Che tristezza.
Infine, la mia (ex?)Facolta' (Architetti+Planner) organizza la festa di Natale dei laureati. Bell'evento! Quest'anno e' anche l'occasione per lanciare la sezione 'Architetti' dell'Associazione Laureati. Peccato che usino l'invito per far si' che nella sezione rientrino anche i Planner, che pero' ne hanno gia' fondata una e non vogliono essere confusi perche' - senza offesa per nessuno - hanno studiato cose diverse e fanno un mestiere diverso. I laureati in Architettura rispondono che e' giusto distinguere due profili che fanno cose diverse, ma la Facolta' (dominata da vecchi baroni-architetti) non vuole saperne di perdere il monopolio e accettare che c'e' gente che fa cose diverse perche' significherebbe mettere in discussione la corporazione. Che miseria.
Queste tre cose, avvenute tutte nell'ultima settimana, mi fan capire che l'Italia e' un paese provinciale, che se non sa gestire queste piccole cose non sapra' gestire manco quelle grose.
- Biagi e' morto, se Moratti&co volevano sminuirlo potevano dargli l'Ambrogino e far tacere la notizia col loro monopolio dei mezzi di comunicazione.
- Per far entrare qualcuno in un dottorato, invece di far quello che hanno fatto esiste lo strumento delle borse 'a tema' che rende piu' trasparente il processo di selezione.
- La Facolta' poteva semplicemente aggiungere un invito che non costava niente.
Ma ormai, come disse tempo fa il caro Carlop, e' razionale andarsene dall'Italia, da un paese allo sfascio e vittima del suo provincialismo, si resta Italiani solo per sentimentalismo, solo per sentimentalismo...
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