Ce n'è veramente da scriverci una tragedia, immane colossale titanica, intrecciante leggi passioni morte dolore e emozioni altezze e bassezze dell'animo umano in un crogiuolo che il grande Bardo avrebbe certamente amato raccontare.
Procederò in ordine sparso, senza pretesa di esaustività, lanciando osservazioni a-sistematiche.
Punto uno, sui drammi personali non bisognerebbe creare conflitti politici, tantomeno istituzionali.
Punto due, Napolitano ha commesso un errore istituzionale gravissimo perché il Presidente della Repubblica non deve agire a priori sugli atti del governo. Tatticamente ha infranto una prassi confondendo la moral suasion con una sorta di blocco a priori del Governo che non dovrebbe esserci.
Punto tre, io sto con Napolitano perché quando c'è una sentenza passata in giudicato al grado definitivo e chi la contesta sa che non può metterne in dubbio la legittimità allora è sbagliato che si intervenga. "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana." (Art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana). Nel momento in cui i Tribunali, organi sanciti dalla Costituzione per decidere l'applicazione di questi diritti, hanno deciso in via definitiva una cosa, non c'è altro da fare che far applicare la legge, altrimenti si finisce nella corruzione e nell'incertezza del diritto, che è un dramma sin dalla notte dei tempi ("dura lex, sed lex" si diceva giusto qualche millennio fa...).
Punto quarto, grande elemento da tragedia shakespiriana ricorda che "il Re può mandarmi a morte, ma se mi uccido non potrà resuscitarmi". Fantastico elemento tragico: la Legge non può tutto.
Punto quinto, la situazione è popolata da personaggi assolutamente mediocri, come il Min. Sacconi. Persona dai dubbi valori, bravo economista politico opportunista, per nulla competente di questioni sanitarie ed etiche, ma si ritrova in mezzo lui che dovrebbe/vorrebbe occuparsi di welfare state ma che per l'accorpamento di ministeri si ritrova questa patata bollente tra le mani. Sullo sfondo la sfida tra due uomini titanici, massimi, carichi di una tragicità immane. Se di Napolitano ho già parlato, l'altro è Berlusconi. Uomo a cui piace moltissimo di poter decidere anche della vita e della morte delle persone, a cui piacerebbe tornare anche allo Ius primae noctis (parzialmente già reintrodotto per alcune cariche ministeriali...). Berlusconi sente il gusto del Potere, la decisione sulla vita e sulla morte delle persone ora è lì, tra le sue mani. Sente che vincendo questa battaglia supererà anche il vincolo delle leggi, dei limiti che lo imbrigliano e non solo sarà il salvatore della vita, dei valori ma sarà anche finalmente libero di comandare solo come un Re Sole.
Punto sesto, il dramma di un padre tirato in mezzo a questa vicenda. Drammi, dolori, contraddizioni e tutto gli sfiorano il capo. Lui che saggiamente ha deciso di parlare poco, lui che è un buon uomo riservato, lui che sapeva che se non avesse fatto tutto questo non avrebbe mai potuto perseguire il suo obiettivo. Lui che nasce non come eroe, ma che nella tragedia lo diventa piano piano e con umiltà. L'antitesi del Min. Sacconi.
Punto ottavo, una chiesa sempre più Brechtiana, una Chiesa che vede un nuovo Galilei, una Chiesa ormai in aperta contraddizione con millenni di tradizione, di quando la morte era un fatto naturale, sacralizzato dal rincontro col Creatore. Per la Chiesa, morire significa essere richiamati dal Creatore. Il dramma, un tempo, era morire senza i Sacramenti, ma nella morte si trovava la Pace, talvolta il Martirio e la Santità. La Difesa della Vita passa innanzitutto per il riconoscimento della morte, passaggio sacrale e sacro nella Vita delle persone. La cultura materialistica e relativistica ormai pone tutto sull'oggi, sul presente, sull'immediato, sul mostrare le cosce come fanno le veline, quando la cultura cristiana vedeva nella vita solo un passaggio verso la trascendenza, verso ciò che più conta che è il Signore creatore e giudice di tutte le cose.
Punto nono, un paese che si ritrova diviso, ideale coro di una tragedia, con voci che sostengono ora una fazione, ora l'altra. Ideale corona decorativa che fa da cassa di risonanza alle emozioni dei protagonisti. All'Italia piace moltissimo tifare e questa volta tifa per una storia che avrà un finale chiaro, netto, inequivocabile, senza possibili sequel.
Punto decimo, non me ne vogliate se forse ho letto una vicenda così tragica con apparente leggerezza, non me ne vogliate dei giudizi di un piccolo bardo che cerca di immaginarsi cosa ne direbbe un grande maestro. Non me ne vogliate se ho scritto con così tante imprecisioni di una storia assai complessa, ricca, tragica. Non me ne vogliano i protagonisti, quelli veri, se questa mia rappresentazione a lor pare sì approssimativa.
Read more...