dei miei amici post-universitari
29/12/14
Di ritorno dalle ferie natalizie a Milano, ho ritrovato molti amici storici ed ho notato due cose. La prima è che ho legato molto di più con quelli con cui ho condiviso gli anni di esperienza politica rispetto a quelli con cui ho condiviso gli studi. La seconda distinzione, che poi sarebbe l'oggetto di questo post, è basata sulla posizione politica.
Tra gli amici con cui ho condiviso l'esperienza politica, ci dividiamo in due gruppi:
- quelli fedeli agli ideali
- quelli fedeli al partito.
I primi hanno preso legnate, delusioni, perso lavori e posizioni, spesso sono emigrati e all'estero hanno maturato esperienze importanti per loro. Hanno rabbia per vedere le condizioni dell'Italia, ma si sentono impotenti di fronte alla degenerazione attuale. Non hanno nessuno che li rappresenti veramente, al più si dividono fra la simpatia per questo o quello.
I secondi sono invece fedeli al partito, sempre e comunque. A seconda del grado di fedeltà hanno ottenuto posizioni, poltrone, lavori o lavoretti. L'esperienza all'estero non è richiesta che è bene che restino in Italia a servire il partito. Delusioni? Beh, forse non è passato il loro consigliere comunale preferito e forse avrebbero aspirato ad una poltrona migliore, però questa è l'energia - dicono - per continuare a cambiare il partito da dentro.
Inutile dire a quale dei due gruppi io mi iscriva, ma la cosa che mi impressiona di più è notare la somiglianza interna e la nettezza fra i due gruppi. Scrivendo, sono stato forse un po' cattivo, ma sicuramente non radicale e non ho inventato niente.
Noi, fedeli agli ideali, siamo stati sacrificati in nome di non si sa bene quale ritorno. Rammarico, sì; ma consapevolezza per guardare avanti con un po' più di serenità.
Tra gli amici con cui ho condiviso l'esperienza politica, ci dividiamo in due gruppi:
- quelli fedeli agli ideali
- quelli fedeli al partito.
I primi hanno preso legnate, delusioni, perso lavori e posizioni, spesso sono emigrati e all'estero hanno maturato esperienze importanti per loro. Hanno rabbia per vedere le condizioni dell'Italia, ma si sentono impotenti di fronte alla degenerazione attuale. Non hanno nessuno che li rappresenti veramente, al più si dividono fra la simpatia per questo o quello.
I secondi sono invece fedeli al partito, sempre e comunque. A seconda del grado di fedeltà hanno ottenuto posizioni, poltrone, lavori o lavoretti. L'esperienza all'estero non è richiesta che è bene che restino in Italia a servire il partito. Delusioni? Beh, forse non è passato il loro consigliere comunale preferito e forse avrebbero aspirato ad una poltrona migliore, però questa è l'energia - dicono - per continuare a cambiare il partito da dentro.
Inutile dire a quale dei due gruppi io mi iscriva, ma la cosa che mi impressiona di più è notare la somiglianza interna e la nettezza fra i due gruppi. Scrivendo, sono stato forse un po' cattivo, ma sicuramente non radicale e non ho inventato niente.
Noi, fedeli agli ideali, siamo stati sacrificati in nome di non si sa bene quale ritorno. Rammarico, sì; ma consapevolezza per guardare avanti con un po' più di serenità.
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