Del funerale

04/09/12

Del funerale di Martini porterò con me tanti pensieri controversi e contraddittori. La bellezza di ritrovarmi in Piazza in un momento così importante, girarmi e vedere Moni Ovadia che prega anche lui, più avanti qualche (bravo) politico locale non propriamente cristiano che invece è anche lui lì, tra la folla semplicemente per renderfli onore, qualche discussione col mio vecchio Prof anche lui profondo ammiratore di Martini. Ammetto di aver avuto anche pensieri meno nobili: vedere Scola che celebrava (tra l'altro, non ho capito niente della sua predica, esperti m'han detto che era "effettivamente impegnativa") era un po' come vedere Cuffaro che commemorava Borsellino. Ma questo è uno di quei pensieri che non si dovrebbero pensare. Raccontarlo è un po' un modo per esorcizzarlo e, soprattutto, capire che il messaggio del Cardinal Martini è più ricco e insegna al dialogo anche con chi ha sensibilità diverse, molto diverse. Pare quasi una una fenomenologia hegeliana: il mio piccolo pensiero, Scola e poi finalmente Martini.

Ho letto con attenzione e speranza la sua ultima intervista. La cosa interessante sono le reazioni perché in realtà ha detto quello che moltissimi sanno già da tempo. Innanzitutto, bisogna considerare che negli ultimi 200 anni si è prima caduti nei decenni bui della chiusura vaticana a seguito dell'Unità d'Italia dove si sono mischiati in malo modo conservatorismo teologico con una realtà di un regno retrogrado ed in declino fino alla sconfitta militare ed al conflitto civile con il regno sabaudo. Si sono cioé confuse le sorti dello Stato della Chiesa e l'avvento della rivoluzione industriale con le vicende più propriamente teologiche e spirituali.
Venne poi una grande rinascita legata fondamentalmente a due pontefici ed un evento. Prima Paolo VI con il Concilio Vaticano II ha portato una ventata incredibile in termini teologici e pastorali che hanno preso corpo in maniera mirabile con i primi decenni del pontificato di Wojtyla quando la sua innovativa capacità politica ha avuto indubbi effetti benefici (ma anche, è bene ricordarlo, ombre, però chi non fa non falla).

Tuttavia, gli ultimi due decenni hanno fatto perdere questa spinta, questa ventata d'aria a discapito di una Chiesa sempre più rivolta alle sole persone già credenti. In questa prospettiva, la differenza Martini-Ratzinger è legata all'idea di un messaggio cristiano che parli all'Uomo oppure solo a chi già ha il dono della Fede, che però non è la stessa cosa. Ho trovato molto interessante notare che Ratzinger piaccia moltissimo a chi è già cattolico, mentre su FB ho notato tantissimi messaggi affettuosi per Martini da amici mangia-preti, atei, agnostici o comunque non propriamente clericali.

Ecco, questo mi pare un bell'insegnamento perché Martini non era un personaggio 'pop', eppure era popolare. Era un intellettuale della parola privo di venature mediaticheggianti, ma che seppe parlare ad una folla incredibile toccando i cuori anche di chi non è sempre ben disposto nei confronti del Vangelo. Grandezza del Vangelo.
Ecco, mi pare un bell'insegnamento la capacità di problematizzare e avere fiducia nella brace sotto la cenere. Della mia misera conoscenza della Bibbia, è poi il grande messaggio della Genesi: un pastore (Abramo ed i suoi figli) si è fidato del Signore ed ha accettato il rischio di seguirlo in una Terra sconosciuta, ma promessa. Questa fiducia l'ha portato a godere di una Divina Provvidenza che gli ha portato mogli, figli, terre, e le altre benedizioni che un pastore di quei tempi poteva aspettarsi. Ecco, avere fiducia è, in fondo, il messaggio della Genesi.

Chiudo pensando a quanto queste mie note siano disordinate. Un'accozzaglia inorganica di appunti sparsi, poco argomentati, ma - si sa - teologo io non sono e su questa materia preparato lo sono molto poco. Però, sia reso grazie per il dono ricevuto.

1 commenti:

D21 4 settembre 2012 alle ore 15:24  

Quanta tristezza in questo articolo
http://www.liberoquotidiano.it/news/home/1069406/Cardinal-Martini--il-biblista-che-si-era-scordato-il-Vangelo.html

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