contrapposizioni
14/12/07
Dicono che sia un luogo dove si fanno grandi pensieri, dove si hanno grandi intuizioni e creatività. Io, prima di ieri sera, ne avevo avuta una sola.
Ieri sera ero sulla "tazza" di un qualche oratorio milanese perché - forse non tutti lo sanno - ma anche gli oratori hanno i cosiddetti "servizi igienici" ed ogni tanto, grazie a qualche spettacolare aperitivo a base di non-si-sa-che-cosa, capita di averne un bisogna impellente e concreto. In altre parole, senza scendere in dettagli e scurrilità, ero sulla tazza come ogni buon cristiano (piccola nota, il bagno era anche normalmente pulito per cui niente da dire).
Vabbè, mentre ero seduto avevo davanti a me, dalla finestra del bagno, uno scorcio incredibilmente suggestivo della plurisecolare Basilica a cui fa riferimento quell'oratorio, un capolavoro dell'architettura di diversi secoli, testimonianza mirabile dell'ingegno umano nell'arte delle costruzioni, segno della grande spiritualità meneghina.
Ed io lì, umilmente seduto sulla tazza di ceramica (idrosanitari, li chiamano...). Sono rimasto sorpreso da questa contrapposizione, ma non in soggezione. In fondo, gli uomini che hanno fatto quella Chiesa, sia in senso edile sia in senso più spirituale, anche loro avranno dovuto svolgere azioni scurrili ed effimere come la mia.
Questo mio discorso può sembrare surreale e delirante, ma questa contrapposizione serve per dire una cosa sola: l'eredità storica, soprattutto quella monumentale, è (quasi) esclusivamente legata al trasferimento di ciò che vale la pena lasciare in eredità. Certo, sono arrivate fino a noi alcune latrine romane (ed altre ancora più antiche) e Piero Manzoni che... ha fatto quel che ha fatto. Però è bene ricordare questo passaggio, è bene aver presente anche le contraddizioni che ci sono sia contenutistiche sia di orizzonti cronologici.
Credo ci sia una certa grandezza in tutto questo, o forse no.
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