per uno schumpeterianesimo politico
22/11/11
La crisi attuale è talmente profonda da ri-mettere in discussione categorie interpretative politiche ed economiche. Lo sconvolgimento sociale ancora non ha forma se non nelle milioni di giovani disoccupati in giro per l'Europa, mentre le ferite si mostrano eterogeneamente sul corpo europeo, soprattutto in Grecia, nel Mezzogiorno e in Spagna.
L'errore di paesi come la Spagna è di ricorrere a soluzioni vecchie e già pronte, mentre Italia o Grecia ricorrono a soluzioni tampone di breve tempo. Insomma, non si da torto alla Spagna che ha scelto di non rischiare, ma non credano i cugini iberici di aver dato grandi risposte. Più fantasia ce l'ha avuto l'inedito governo britannico che per rinforzarsi ha rilanciato le proposte della Bank of England, anche se le ripercussioni socio-politiche mi sembrano lontane dall'essere chiare.
La verità è che in questi tempi di crisi radicale è necessaria, è auspicabile, è temibile o, almeno, c'è da aspettarsi un'innovazione radicale che prendendo le basi sociali proponga un nuovo progetto politico: come fu il socialismo/comunismo quando la rivoluzione industriale rivoltò l'Europa, come furono i nazi-fascismi dopo la crisi del '29. Non è fantapolitica, è che quando le relazioni socio-economiche vengono rimesse drasticamente in discussione, inevitabilmente si riflettono sulla politica. Anticiparle può servire ad evitare degenerazioni, come han fatto i "paesi saggi" sotto il vento di social-comunismi e nazi-fascismi, lasciarle andare... beh, sappiamo tutti com'è andata...
L'errore di paesi come la Spagna è di ricorrere a soluzioni vecchie e già pronte, mentre Italia o Grecia ricorrono a soluzioni tampone di breve tempo. Insomma, non si da torto alla Spagna che ha scelto di non rischiare, ma non credano i cugini iberici di aver dato grandi risposte. Più fantasia ce l'ha avuto l'inedito governo britannico che per rinforzarsi ha rilanciato le proposte della Bank of England, anche se le ripercussioni socio-politiche mi sembrano lontane dall'essere chiare.
La verità è che in questi tempi di crisi radicale è necessaria, è auspicabile, è temibile o, almeno, c'è da aspettarsi un'innovazione radicale che prendendo le basi sociali proponga un nuovo progetto politico: come fu il socialismo/comunismo quando la rivoluzione industriale rivoltò l'Europa, come furono i nazi-fascismi dopo la crisi del '29. Non è fantapolitica, è che quando le relazioni socio-economiche vengono rimesse drasticamente in discussione, inevitabilmente si riflettono sulla politica. Anticiparle può servire ad evitare degenerazioni, come han fatto i "paesi saggi" sotto il vento di social-comunismi e nazi-fascismi, lasciarle andare... beh, sappiamo tutti com'è andata...
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