spesso, qui

31/03/12

Dimentico ometto, transmigro, riadatto e rendo flessibili le regole della grammatica italiana.
Tant'è.

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dialoghi. ho imparato che.

Nei dialoghi strategici, non si può pensare di convincere l'altro. Il giusto atteggiamento è cercare di far evolvere la sua percezione fornendo ulteriori elementi, ma non convincerlo. Oltretutto, atteggiamenti tesi a convicerlo, tendono a portare il 'tu' dialogante alla difesa e, peggio, al contrattacco.
Errore tipico è cercare di convincerlo che ha torto, più saggio sarebbe limitarsi a portargli nuovi elementi che sfuggono alla sua percezione, diversi punti di vista, una diversa narrativa che aiuti la gente a far evolvere il proprio punto di vista.
Ma il tuo punto di vista resterà sempre tu e se tu assumessi il mio, non sarebbe più il tuo punto di vista. Non triviale come aspetto.

Facile da teorizzare, difficile da mettere in pratica.

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e poi Noi

25/03/12

Noi, ogni tanto, finiamo per ritrovarci o, meglio, non ci siamo mai persi.
Noi siamo gente sentimentale, ma non ci concediamo mai ai sentimentalismi, se non sottovoce e lontano dai riflettori.
Noi siamo uomini, maschi, tutti con età ormai attorno ai trenta. Ma eravamo uomini di 20 o 25 anni.
Noi ci siamo conosciuti lavorando per l'altro, ma non l'uno per l'altro.
Noi non ci saremmo mai fatti chiamare come un 'noi', anche se in fondo lo sapevamo che eravamo noi.
Noi eravamo maschi, ma con le donne non ci provavamo: noi ci innamoravamo delle ragazze. E infatti quando Noi eravamo Noi con le ragazze non avevamo successo, ma Noi abbiamo imparato anche quello.
Noi avevamo pochissime ragazze attorno: alcune erano come noi e quindi non ci se ne poteva innamorare, almeno non allora. Ora, per alcuni, quello è successo e Noi ne siamo contenti. Ma Noi avevamo ragazze di cui ci innamoravamo che non erano come Noi e forse, per questo, non funzionava mai.
Noi avevamo ideali, parole e pensieri, ma Noi eravamo Noi perchè abbiamo fatto tanto insieme.
Noi abbiamo avuto grandi idee, abbiamo pensato grandi cose, abbiamo progetttato un mondo nuovo e, silenziosamente, l'abbiamo realizzato.
Ora, Noi siamo tutti dispersi, lontanissimi da quella realtà. Chi ha provato a seguirla, diciamo che non ha avuto grandi soddisfazioni. La maggior parte di Noi è altrove, dove lo sa ognuno di Noi.
Noi avevamo tanta teoria, tanti discorsi, ma ancora più azione. A ripensarci oggi eravamo incredibilmente concreti e pragmatici Noi che pure avevamo tantissimi limiti, tanti errori e tante cose di cui non ci rendevamo conto.
Noi siamo quell'Italia migliore che l'Italia non ha saputo valorizzare, almeno io la penso così e in questo ci si rende conto che quel Noi non esiste più.
Da Bruxelles a Eindhoven, da Merate a Pescara, da Vimercate a Boston, Noi siam quelli là. No, nessun palco tra sogno o realtà, quella non è la nostra storia.
Noi siamo gente che non dirà mai di essere un Noi ché Noi non avevamo confini.
Ognuno di Noi aveva una sua storia ed a quella non rinuncerà mai e non saremo mai sentimentali abbastanza da ammettere che saremo stati un Noi.
Noi prendevamo in giro Max Pezzali e le sue canzoni, ma in fondo oggi gli daremmo ragione.
Noi sognavamo di diventare aggettivi. Lo so che può sembrare assurdo, ma questo è vero e di questo ridevamo.
A Noi nessuna canzone ci canterà mai, nessun libro racconterà le nostre storie e non credo che andranno a raccontare queste storie che pure, Noi, noi vorremo raccontare ai nostri nipotini.
A Noi il tempo ha portato lontano, ma più nello spazio ché non ne nella carriera perché Noi, carrieristi e arrivisti non lo saremo mai.
Noi bravi ragazzi, Noi impegnati, Noi sicuramente di Sinistra e sicuramente politecnici ché non avremmo mai potuto essere altro. No, niente arte chè quella la nascondevamo dietro una finta serietà e l'arte, se necessario, la si usava per cercare di far colpo su quella ragazza che, in fondo, Noi sapevamo che non ci sarebbe mai stata. Ma Noi sapevamo prenderla con filosofia.

Io so che tutto questo riferirsi a un Noi... beh, so che gli altri non saranno d'accordo visto che, in fondo, ognuno di Noi è sempre stato profondamente diverso e fiero della sua diversità ché il Comunismo non faceva per noi e anche come comunella abbiamo sempre lasciato a desiderare...
Io so benissimo a chi mi riferisco, chi saprà riconoscersi e chi no. Io so benissimo chi sono i Noi che il tempo ha portato lontano e poi so che Noi non ci ritroveremo come delle star. In cuor mio, son convinto che in quel Noi ci fosse un enorme potenziale e ammetto di sognare di poter trovare un modo di far sì che quel Noi porti avanti la sua missione grande che Noi abbiamo sognato, immaginato e pensato.

Sì, ecco, questo volevo raccontare ché di quel Noi io son sempre stato quello forse più romantico e malinconico. In buona compagnia, si intende, ma Noi i sentimentalismi li abbiamo sempre tenuti per un altrove, mai per Noi.

PS
Tutta questa storia non verrà riletta e non credo ci sarà mai bisogno di rileggerla. Piuttosto, riprenderemo in mano gli appunti dell'università per il prossimo esame da sostenere e, improvvisamente, capiremo di quali lezioni abbiamo imparato, ma poi Noi capiremo che certe lezioni le impari solo se poi ci sei dentro. Inutile star qui ora a profetizzare per gli altri, non saremmo più Noi. Però imparare e, questo sì, spingere affinché anche gli altri imparino lì dove Noi abbiamo imparato, ma ad ognuno la sua lezione, il suo futuro e, soprattutto, ad ognuno il suo Noi.

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incoraggiamenti vari

22/03/12

Tra un mese sarà di nuovo disoccupazione. Nessuna possibilità di restare dove sono grazie a lungimiranti politiche interne su cui non mi esprimo e non ho voglia di scrivere. Quello che mi vien da sfogare sono tutte quelle persone che mi ripetono "ma uno come te non avrà problemi a trovare qualcos'altro". Ecco, questo commento mi infastidisce particolarmente perché, allora, se non trovi altro sei una schiappa. E poi tutti ti dicono che devi diventare imprenditore di te stesso... ma a me di fare l'imprenditore non me ne frega niente! Non lo so fare, non l'ho mai imparato e manco mi è mai interessato fare l'imprenditore. Io ho una vita nel settore pubblico tra amministrazione, didattica e ricerca e di fare l'imprenditore non so che farmene. Va bene?! Non si può chiedere a tutti di essere pescecani, leoni o aquile. Il mondo è fatto anche di giraffe, tonni e pinguini! Bene, io voglio fare il pinguino ché in gruppo mi trovo bene e sopporto anche il Polo Sud (in senso figurato, intendo). Un Pinguino fa il suo mestiere, lo fa in gruppo e vive felice. I Pinguini sono considerati comunitaristi, i maschi sono ottimi padri e vivono senza rompere a nessuno. Ok, i pinguini grugniscono (lo sapevate?!) e possono far parecchio casino, ma non si può aver tutto. Ok, forse i pinguini sono un po' troppo fricchettoni per me, ma non starei a fermarmi sui dettagli. La questione è che a me fa arrabbiare la gente che arriva e profetizza su quel che dovrei fare e poi dice che tanto comunque io sono così bravo che ce la farò da solo. NO! Un pinguino da solo non sopravvive (e te dai con 'sta metafora che non funziona!). Mandare CV è una fase pessima della vita, non la auguro a nessuno, soprattutto perché ci si sente dannatamente soli: pieni di gente pronta a darti consigli di cui la stragrande maggioranza inutili, riferiti a cose che non ti interessano neanche lontanamente e comunque legati alla loro esperienza che non è mai la tua. Ahhhh che rabbia. Devo riconoscere di avere attorno alcune persone che sono un vero supporto, ma il contesto attuale è tutt'altro che incoraggiante. Ma per favore non ricominciate con certi c***o di incoraggiamenti che m'arrabbio veramente! Un filtro... ecco, ci vorrebbe un filtro a certi aiuti. Per esempio, mi han proposto di fare la valutazione degli aspetti idrogeologici di un fiume in Brasile dicendo "tu ti occupi di valutazioni, no?". Va bene che mi occupo di un campo un po' di nicchia, però... Per carità, ogni consiglio è ben'accetto e non dovrei disprezzare chi cerca di aiutarmi, infatti poi segno tutto. Ma almeno su questo che è il mio piccolo sfogatoio personale, lasciatemi dire che a un mese dalla disoccupazione... beh, non sono contento di come stanno andando le cose. E non fatemi dire altro.

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camminando

Davanti a me, camminando in centro, un bambino versa del succo di frutta in un vaso di piante per strada: anche lui è convinto che se il succo di frutta fa bene a lui, deve farlo anche alle sue amiche piantine che, nel centro di Bruxelles, stanno chiaramente soffrendo nonostante l'arrivo della primavera. Almeno, io alla sua età ero convinto che se il succo di frutta faceva bene a me, doveva per forza farlo anche a loro.

Non ricordo né chi né come, ma mi fecero notare che si sarebbe trattato di una sorta di cannibalismo: come se a un uomo dessero del sangue umano da bere.

Ci rimasi male, ecco.

Quindi, caro bambino che davanti a me versi il succo di frutta nelle piante, sappi che fai bene, quelle piantine erano assetate e tu hai donato loro quel che avevi.

Buona giornata.

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curiosi litigi

21/03/12

Due clochard all'angolo litigano su chi ha il diritto di star lì quel giorno a fare l'elemosina: uno belga l'altro congolese. In genere, lì c'è quello belga (un giovane ragazzo bianco), ma non tutti i giorni. Il congolese lo vedo di rado. Quel giorno c'erano tutt'e due.

E' una storia di qualche mese fa che mi è tornata in mente ora.

I due litigano su chi abbia il diritto di star lì, ma gli argomenti che usano sono: "noi siam venuti a salvarvi durante la Guerra! Altrimenti avreste perso contro i tedeschi!" dice il congolese. "Noi abbiamo costruito uno stato sociale e in America vi abbiamo dato tutti i diritti" ribatte il belga.

Io poi me ne sono dovuto andare mentre il tono della discussione diventava sempre più acceso, ma ero a dir poco sorpreso di come questi fossero gli argomenti di litigio tra clochard. Fossi rimasto, sarei curioso di sapere cosa ne dicevano di Heidegger e Schopenhauer...

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Della crisi

20/03/12

Il tempo ci ha fatto vedere come abbiamo regito alla crisi. Una maniera umanissima, molto animale. Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità per anni ed ora che ce ne siamo accorti è scattato l'egoismo: difendere la propria ricchezza, i propri vicini. Ecco che la Germania scarica all'estero le colpe della crisi. Gli Usa ristampano il loro portafogli per dimenticarsi delle milioni di disoccupati lontano da Wall Street. Chi ha un lavoro se lo tiene stretto e chissenefrega di chi ne sta cercando uno. I più anziani al potere fanno politiche affinché mantengano il potere che hanno, ma lo mantengano a livello personale, fregandosene del contesto generale. L'Egoismo e il cortotermismo la fanno da padrona.

Oggi, la vera sfida è la Solidarietà.
Ricordarsi di parole come quelle di Von Balthasar: non c'è speranza se non è per tutti. Dalla crisi nessuno uscirà da solo, è necessario un grande sforzo per vincere questo egoismo e la diffidenza dalla difficoltà. Solo uno stato sociale ricco, articolato e strutturato salverà l'Europa, ma per farlo serve un coordinamento europeo: un sistema pensionistico europeo, un mercato del lavoro europeo con diritti omogenei, non solo regole di mercato. E poi e poi e poi... Ma la cosa importante è trovare un modo per vincere gli egoismi, per stare dalla parte di chi si è ritrovato di fronte alla crisi senza un tetto sulla testa, senza un lavoro stabile, senza una rete di protezione. Giovani, donne, regioni deboli. Frankfurt non uscirà dalla crisi da sola, ma solo assieme alle genti dell'Alentejo e della Traki, assieme a Vilnius e Bilbao, Pécs e Matera.

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curiosità tutte da PD

Curioso, quando Penati fu incriminato il PD fece quadrato attorno a lui.
Ora che è indagato Emiliano, il PD spara sul suo stesso sindaco.
Curioso per chi non considera che Penati è intimo del Segretario e Emiliano un potenziale rivale.
Curiosa l'idea di etica anti-corruzione del PD.

Andiamo avanti perché il caso Lusi è spettacolare: il tesoriere del partito A, che non esiste più, avrebbe rubato soldi e, in parte, dato quei soldi al partito B. Per questo è stato espulso dal partito C che, a quanto abbiamo scoperto, è un ente diverso dal partito A.

Ora, la mia tesi è che il PD è un grande progetto ma, come l'Italia in generale, è in mano a una classe dirigente che vuole solo difendere la sua posizione: il cambio di nome è un 'restyling gattopardesco' ed i suoi limiti derivano da una dirigenza allergica al tempo che passa, come praticamente tutto nell'Italia contemporanea.

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Di questo week-end

18/03/12

Ho passato questo week-end in sostanziale solitudine, eccetto una birra ieri sera con un amico francese ed oggi, dopo la Messa, un caffé con un'ottima torta alle noci con una coppia polacca. Mi è stato compagno questo libro regalatomi quasi essattamente un anno fa (più o meno): il Card. Martini è un'ottima compagnia per la serenità, l'ottimismo e la trasparenza con cui ti parla. Ma la cosa più importante è stato il silenzio e la solitudine in cui mi sono avvolto per gustarmi pagina dopo pagina. Rarissimamente mi è mai capitato di divorarmi un libro in così poco tempo.

 Tanti messaggi, tante riflessioni da approfondire, ma rilancio alcuni he vorrei che restassero qui come promemoria per me.

C'è una necessità di fermarsi, riflettere e pregare in un dialogo semplice ed interiore. Pensando alle persone care, ai fatti della giornata ed alle decisioni da prendere. Pensare e riflettere in un rapporto che vada al di là, verso Dio.

Molta gente è sola, profondamente sola. Non mi riferisco alla solitudine mia di questo week end che, anzi, è stata estremamente serena, profonda, di vera pace. Esiste una solitudine per non trovare un momento di riflessione sulle cose importanti. Presi come siamo dalle mille cose che facciamo, ci perdiamo e ci manca il momento di una parola cara. Una parola di un Amico, di un'amicizia profonda che faccia sentire l'Umanità che c'è nella voce. Non è una questione da poco. Credo che molti dei mali di oggi vengano dalla fretta che porta alla solitudine e che ha sostituito l'isolazione che derivava dall'ignoranza. Oggi conosciamo, abbiamo talmente tante informazioni che non abbia tempo di fermarmi e rifletterle. Conosciamo talmente tanti contatti Facebook che non abbia più tempo di fermarci a riflettere.

Abbiamo poca fiducia negli altri, che è poi esito del poco ascolto, della fretta, della mancanza di conoscenza reciproca. Lo dico ora che a Bruxelles ho poche persone attorno, dovrei invece dedicarmi di più a loro, al loro ascolto ed alla loro umanità. Questo week-end tra l'ascetico e il monastico i realtà mi ha fatto riassaporare la serenità dei tempi lenti, tempi che avevo iniziato ad apprezzare a Grenoble. Mi torna in mente invece Foligno, luogo di pace e calma, dove prima o poi tornerò per ritrovare quel sentimento di pace ed intimità.

Scrivere è un modo per condividere, per raccontare, ma anche per fissarsi i propri pensieri. Avendo poche persone che passano per di quà, la cosa è facile. Mi chiedo cosa sarà se un giorno mi chiederanno di rendere conto di queste righe, ma poco importa.

Io, questo week-end, sono stato chiamato da quel libro e ne sono contentissimo. Sono contentissimo di esser stao solo a leggere col riscaldamento spento (ma a un certo punto avevo freddo e l'ho acceso). Ovviamente, la lettura è stata inframezzata dalle mie solite cose: pasti, un po' giocare, qualche camminata, la spesa, la Messa, pulire il pavimento e quant'altro.

Chiudo con un piccolo e semplice auspicio. Auguro a chi passerà per questa pagina che un giorno senta il richiamo per un libro come quello del Card. Martini. Magari non lo stesso giorno, magari un anno più tardi come è successo a me. Lo dico perché infonde una serenità rara in questi tempi di corsa. Perché l'ascolto va ascoltato e sappiate che non è solo un gioco di parole. Ecco - e ora chiudo veramente - bisogna imparare la serenità che viene dalla Preghiera e forse è giusto che io ci sia arrivato ora, prima non era il tempo adatto.


PS
Mi ha colpito che il Cardinal Martini metta tra i pilastri educativi per un Cattolico la Bibbia e lo sport.

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realizzazioni

17/03/12

Ho realizzato che è da circa un annetto che vive senza macchina, senza TV e non ho neanche l'iPad mentre il mio telefono è sì "touch", ma l'ho pagato 100 euro senza vincolarmi con contratti strani.
Devo dire che vivo bene, la tecnologia non mi manca e il consumismo mi conosce solo in materia di cibo e qualche libro di troppo che ammetto di aver comprato.

D'altronde, io precario e prossimo alla disoccupazione non capisco perché dovrei perdermi a dar soldi a Marchionne la cui politica industriale è fatta di ulteriore precarizzazione e delocalizzazione.
Verrebbe voglia anche di non pagar le tasse almeno finché Monti, la Merkel e Barroso non mi trovano un lavoro monotono, ma su quello ancora non posso farci niente. Diciamo che mi limito ad esprimere il mio dissenso politico facendo notare che queste persone non hanno mai neanche lontanamente conosciuto la precarietà. Ma questa è un'altra storia.

La cosa importante è vivere senza auto, senza TV e senza molti marchingegni inutili! Ho pure cercato di ridurre le medicine perché non è possibile che al primo mezzo mal di pancia ci si prenda del paracetamolo, suvvia! Basta pensare che le cose ci rendano felici, la felicità viene dalle persone, non dalle cose. Ma questo è troppo cattocomunista per la maggioranza ed i governi.

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trasgressioni da casa libera (da non far leggere alle madri)

Da piccolo, la casa libera significava che mamma e papà ti lasciavano in balia di una qualche baby-sitter cosa che a me - a dire il vero - è successo assai raramente. Più spesso, avevo un qualche parente, una zia, una cugina e la cosa era più gestibile.

Più grandicelli, la casa libera ti faceva pensare a chissà quale libertà, chissà quale tanto agognata trasgressione finalmente possibile: a letto tardissimo! Sì, ma poi la mamma se n'accorge e poi per fare che? Giocare, si poteva giocare anche prima e comunque a una certa ora il sonno veniva naturale. I più audaci raccontavano di aver visto 'colpo grosso', ma lì significava esser rimasti svegli fino a proprio tardi e l'indomani la mamma se ne sarebbe accorta.

Più tardi, continuando a crescere arrivavano i primi veri ormoni e pensavi che la casa libera avrebbe permesso chissà quali trasgressioni che si riducevano ben presto a passare le serate con qualche amico racimolato a giocare ai videogiochi. Già, perché finalmente il sonno non arrivava più naturalmente, ma nel frattempo Colpo Grosso era uscito di programmazione e rimaneva il racconto mitologico di qualche fratello più grande.

Poi, quando la casa libera arrivava con qualche anno di più, pensavi "sbatta!": qui se faccio una festa, poi è un massacro sistemare tutto e la mamma mi fa uno spread così (ok, allora non usavamo quell'espressione, ma mi sarà concesso... spero). Come fare per liberare la casa delle bottiglie di birra lasciate dalla festa era il principale problema da affrontare. E se mi trovo una qualche amichetta portarla a casa è veramente sfigato perché vedrebbe la mia foto di classe delle medie. Al ché, la casa libera diventava più che altro una minaccia che la mamma faceva pensando di farti un favore. Appena lo sentivi, la più grande trasgressione che ti veniva in mente era quella di poter far la pipì senza chiudere la porta. Cosa che ammetto di aver fatto, ma il mio spirito trasgressivo si fermava lì e spesso la porta la chiudo lo stesso più che altro per abitudine.

E poi il grande passo: andare a vivere da solo. A quel punto ci sono varie versioni. Nella mente maschile, il primo pensiero comune è di trasformarla in una sorta di casa da appuntamenti stile Rocco Siffredi: pensiero che so essere molto comune, ma che è una gran balla. Anzi, la casa cerchi di non incasinarla troppo per non dover passare il tuo tempo libero a pulire e risistemare, i tuoi sabati pomeriggio passati con gli amici all'oratorio si trasformano in vagabondaggi solitari all'IKEA cercando qualcosa che combini utilità, bellezza, ma soprattutto costo, possibilità di portarlo a casa e capacità nel montarlo.

Viene in fine il momento in cui vivi o, meglio, convivi con la lei che non c'entra niente con quei sognetti più piccantini di tanti anni prima e che, anzi, ora guardi con un sorriso un po' così. Sei contento, avete la vostra casa e tutto va bene. Il disordine è meno problematico perché si è in ue e quindi, se qualcosa è fuori posto, è colpa dell'altro/a così come fare pulizie, lavatrice, spesa. L'idea di fare feste ti passa in fretta perché la settimana al lavoro stanca e il week-end preferisci fare altro.

Ma poi, se per un week-end lei non c'è, inizi a sentirne la mancanza. Fare la pipì con la porta aperta? Sì, lo puoi fare e forse è tutta lì la trasgressione. Anzi, no, magari recuperi quei videogiochi che non facevi più da tanti anni e che hai lasciato lì senza sapere mai se saresti arrivato all'isola del livello 12 e cosa c'era poi. Vorresti poterti risolvere questo dubbio che ti porti dietro da anni, ma ti accorgi che non sai più giocare e il livello 4 è già insormontabile.

In realtà, già so, la prossima fase di "casa libera" significherà restare da solo con qualche marmocchio da accudire che piangerà e tu non saprai che fare perché l'unica soluzione sarà la mamma, la quale un giorno, di nuovo, gli lascerà la casa libera e lui inizierà a porsi il problema di quale incredibile prima trasgressione compiere.

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improammissione

16/03/12

Ormai da Luglio, non improvviso più. Una serie di vicende legate al secondo trasferimento in Belgio e l'idea che forse un periodo sabbatico non avrebbe fatto male. Però, ora, basta. Devo ritrovare un modo per ricominciare perché mi mancano quelle storie inattese, improvvise, oniriche. Valuterò il come e da lì il quando.

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partendo da Zizek

15/03/12

E' entrato in casa mia un libro dal titolo che colpisce: "vivere alla fine dei tempi". Zizek pare sia un grande intellettuale contemporaneo di cui - onestamente - so molto poco. Mi han parlato di quel libro, ma non l'ho ancora letto. Il volume spaventa, ma i temi attirano.

Viviamo tempi da fine, ma la fine non si vede o, peggio, molti non la vogliono vedere. Dov'è lo spread? Dov'è il debito pubblico? Dov'è la Cina che ci compra? Beh, quest'ultima la vedo ma è altra storia...

Domenica camminavo per il mercato del mio quartiere dove si mischiano regolarmente polacchi e portoghesi. Da un lato, due ragazze africane chiamano"Pedro! Pedro!". Dall'altro, un ragazzo africano si gira, guarda le due ragazze e iniziano a chiacchierare. In Italiano.
Improvvisamente mi sono sentito perso: in Belgio, in un quartiere polacco-portoghese, gli africani parlano tra di loro in Italiano?! Mah...

Certo non è questa la fine dei tempi, anzi forse è la speranza di pace perché le guerre che arriveranno difficilmente saranno basate sulle identità nazionali come la Grande Guerra.

Al contrario, la crisi ha oggi un nome "precarietà", concetto molto più insidioso perché il Capitale, il Nazismo, i Sovietici avevamo imparato a figurarceli, ma ora...
Se qualcuno mi chiedesse cos'è la precarietà rispondere che è la Min. Cancellieri: una che ha vissuto tutta la vita grazie ad un concorso vinto che io non ho mai potuto fare e che mi sfotte perché voglio stare 850 km vicino a Mammà. E Monti, con la sua monotonia del posto fisso non è meglio. E la Fornero che ieri ha tagliato le pensioni ed oggi dice di avere una paccata di soldi.

Appunti su qualcosa.

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L'importanza delle simbologie

11/03/12

Guardo il pallone bianco-blu qui di fianco a me. Uno di quei palloni Ikea per giocare in casa, credo costi meno di 3 euro, credo e non voglia di controllare. Eppure, per me costituisce un simbolo a cui sono legatissimo, anche se come tutti i palloni in fondo la maggior parte del tempo lo prendo a calci (pare gli piaccia...). Un pallone un simbolo, più di un significato grandissimo rappresentato da un oggetto decisamente semplice, di limitato valore di mercato, e invece per me dal valore enorme.Lo guardo, rimane lì fermo in attesa di esser preso a calci. Morbido com'è, mi fa pensare a un bel persiano grigio che ronfa nel caldo postprandiale di questa Domenica di Quaresima.

Ché si coltivino i simboli, che se ne riconosca il valore e li si apprezzi ché l'uomo è uscito dallo stato animale proprio quando ha iniziato a sviluppare una sua simbologia. Eppure, il valore di quei disegni nelle grotte ha lo stesso significato simbolico di questo pallone di fianco a me. E' questo che ci rende umani, ci ha reso umani millenni fa e ci rende ancora umani. E non si pensi che il futuro sia diverso, la modernità ha bisogno di simboli e, anche se lo nega, ne crea in continuazione.

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Arrabbiato, preciso.

08/03/12

Oggi mi è uscita la frase "l'Italia è un paese di merda". Non starò a chiarire il contesto del perché l'ho detto, ma voglio precisare una cosa per chiarirmi le idee.

Io credo che oggi l'Italia sia un paese di merda, nel senso che sta attraversando uno dei periodi peggiori della sua storia, si tratta di un grande paese ridotto in rovina, ridotto in una condizione pessima. Come una casa di cui nessuno si preoccupa di pulirla e di fare manutenzione, così è l'Italia che rimane pur sempre una casa a cui siamo tutti legati, ma di cui nessuno se ne frega più niente. E se qualcuno prova a far qualcosa, esiste una maggioranza che gli mette i bastorni tra le ruote perché non hanno voglia di alzare i piedi e far sì che chi sta spazzando per terra pulisca.

Spero si capisca la differenza: il problema è che in Italia nessuno si preoccupa più di niente e le brave persone che pure ci stanno hanno spesso le gambe tagliate dal lato peggiore e più disgustoso dell'Italia, come la gramigna soffoca l'erba sana. Ecco, il problema è che oggi in Italia non si fa neanche più lo sforzo di rimuovere la gramigna. Una generazione dalle idee a dir poco confuse si è arroccata nella sua posizione di rendita e taglia chiunque osi insidiarla, anche chi di quella stessa generazione fa parte e capisce che invece la gramigna andrebbe rimossa.

Ecco, in questo senso l'Italia è ora un paese di merda, un paese in una crisi di cui manco si rende conto, un paese che non fa onore al paese che era e che deve essere. L'espressione apparirà colorita, volgare e grezza, ma quanti sono contenti della condizione in cui versa l'Italia? E quanti che, in buona fede cercano di migliorarla, sono veramente in grado di farlo?

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Esercizio

04/03/12

Esercizio, così tanto per... M'è venuto in mente oggi sotto la doccia e ve lo propongo.
Provate a riscrivere i titoli dei giornali, soprattutto la pagina di cronaca, cambiando gli aggettivi qualificativi delle persone con altri a vostro gradimento. Liberamente.

Juventino geloso ammazza la ex-moglie ed il nuovo marito.
Scoperto Milanista evasore totale: 80 milioni mai dichiarati.
Ferrarista abbandona neonato davanti a locale a luci rosse.
Barcone con 300 sampdoriani arriva a Lampedusa.

Carino vero? A voi le considerazioni...

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Dalla Messa a Compay Segundo

Riprendo quanto imparato oggi a Messa.

Nessuno può pensare di camminare tutta la vita solo ché la Vita è fatta non solo di pianure. La pianura è buona per il vinandate che al suo passo attraversa città, campagne e colline ché però poi diventan montagne. E quando le montagne sempre più irte arrivano c'è poco da chiamarle Alpi o Pirenei o Urali. Lì, allora, bisogna aver compagnia, sapere di non esser soli. E se una volta ce la si fa a passarle da Noi, c'è bisogno di qualcuno in più per non perdersi, perché l'inverno non faccia paura e si sappia quale valle ci porterà più facilmente di là. Sterile l'idea di salvarsi fermandosi in montagna e sterile l'idea di fermarsi senza affrontare la montagna, come se restare chiusi nella propria valle sia la soluzione.

Esco dal seminato di quel Prete, ma sono ragionevolmente convinto che volesse farmi pensare più che pretendere che io memorizzassi la sua predica. Saggio uomo, eppure umile come solo i latinamericani sanno essere. Gente semplice, accogliente, allegra e malinconica allo stesso tempo. Donne e madri la cui bellezza non è estetica (su quello, anzi...). Però, ti senti a casa in latinamerica perché sono le nostre radici, il passato che abbiamo rinnegato, tagliato, maltrattato e colonizzato pensando che frigo e auto luccicanti vincessero.

E invece, la musica di Compay Segundo mi terrà compagnia mentre cerco di districarmi in questa montagna. Ché il Signore protegga chi mi ha dato come compagni di viaggio e ci guidi e ché il cammino sia lungo e ci porti là dove c'è da andare.

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For wayfarers | Per i viandanti

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