tanto per tornare a parlare un po' di economia
18/06/12
Mi chiedo che razza di analisi abbiano della crisi attuali i politici che salutano il risultato delle elezioni greche come positivo per la soluzione della crisi: hanno rimandato al potere il partito che falsificò i bilanci e che ha ulteriormente reso la Grecia una repubblica pesantemente corrotta.
Tuttavia, il mio pensiero ora è un altro e riguarda più direttamente la crisi. Mesi fa lessi un articolo sul Guardian che faceva un conto molto semplice: se invece di salvare le banche, l'UK avesse garantito a tutti i disoccupati un reddito statale pari al PIL pro capite avrebbe risparmiato oltre il 50% del suo budget pubblico, oltretutto con ritorni in tema di crescita della domanda interna e fiscalità. Questa, ovviamente, è però una prospettiva troppo di Sinistra per i governi attuali.
Portando avanti quel ragionamento, se dal 2007-08 invece di dare soldi al settore finanziario, vera causa della sua stessa crisi, si fosse garantito a tutti i disoccupati un sussidio pari al PIL pro capite regionale avremmo risparmiato un'enormità di denaro. Si consideri poi che la disoccupazione è più alta nelle regioni con il PIL p.c. più basso e questo non è un dettaglio (ovviamente, si sarebbero dovuti studiare meccanismi per evitare comportamenti opportunistici, ma non è il caso di discuterne ora).
Questa riforma avrebbe dovuto essere contestuale ad un mercato finanziario unico a livello europeo dove sarebbe successo lo stesso di quanto successo per il mercato manifatturiero unico introdotto negli anni '90: una volta unificato il mercato, ci sarebbe stata un'ondata enorme di 'fusioni e acquisizioni' (merge and acquisitions, M&A, come dicono gli inglesi) tra banche e società finanziarie dove le più forti si sarebbero 'mangiate' le più deboli e le medie si sarebbero fuse per garantirsi l'un l'altra. Non è uno scenario apocalittico, è quanto successo all'industria manifatturiera europea negli anni '90/2000 e non capisco perché al settore finanziario non debba essere garantita la stessa 'opportunità'.
Dal 2007-08 ad oggi ci sarebbe stato tutto il tempo per perseguire una politica in questa direzione: ai fallimenti delle banche si sarebbe posto rimedio con i sussidi contro la disoccupazione, mentre un sano approccio schumpeteriano avrebbe costretto banche ed imprese a re-inventarsi. Certo, una buona soluzione sarebbe anche quella di limitare la libera circolazione di capitali extra-UE, ma forse quello è troppo, anche se in un periodo di crisi e profonda ristrutturazione un po' di protezionismo mi pare più che giustificato, soprattutto se penso all'esperienza delle economie africane post-coloniali.
Purtroppo, invece di voler salvare il lavoro, i governi hanno scelto di difendere il capitale.
E tant'è...
Tuttavia, il mio pensiero ora è un altro e riguarda più direttamente la crisi. Mesi fa lessi un articolo sul Guardian che faceva un conto molto semplice: se invece di salvare le banche, l'UK avesse garantito a tutti i disoccupati un reddito statale pari al PIL pro capite avrebbe risparmiato oltre il 50% del suo budget pubblico, oltretutto con ritorni in tema di crescita della domanda interna e fiscalità. Questa, ovviamente, è però una prospettiva troppo di Sinistra per i governi attuali.
Portando avanti quel ragionamento, se dal 2007-08 invece di dare soldi al settore finanziario, vera causa della sua stessa crisi, si fosse garantito a tutti i disoccupati un sussidio pari al PIL pro capite regionale avremmo risparmiato un'enormità di denaro. Si consideri poi che la disoccupazione è più alta nelle regioni con il PIL p.c. più basso e questo non è un dettaglio (ovviamente, si sarebbero dovuti studiare meccanismi per evitare comportamenti opportunistici, ma non è il caso di discuterne ora).
Questa riforma avrebbe dovuto essere contestuale ad un mercato finanziario unico a livello europeo dove sarebbe successo lo stesso di quanto successo per il mercato manifatturiero unico introdotto negli anni '90: una volta unificato il mercato, ci sarebbe stata un'ondata enorme di 'fusioni e acquisizioni' (merge and acquisitions, M&A, come dicono gli inglesi) tra banche e società finanziarie dove le più forti si sarebbero 'mangiate' le più deboli e le medie si sarebbero fuse per garantirsi l'un l'altra. Non è uno scenario apocalittico, è quanto successo all'industria manifatturiera europea negli anni '90/2000 e non capisco perché al settore finanziario non debba essere garantita la stessa 'opportunità'.
Dal 2007-08 ad oggi ci sarebbe stato tutto il tempo per perseguire una politica in questa direzione: ai fallimenti delle banche si sarebbe posto rimedio con i sussidi contro la disoccupazione, mentre un sano approccio schumpeteriano avrebbe costretto banche ed imprese a re-inventarsi. Certo, una buona soluzione sarebbe anche quella di limitare la libera circolazione di capitali extra-UE, ma forse quello è troppo, anche se in un periodo di crisi e profonda ristrutturazione un po' di protezionismo mi pare più che giustificato, soprattutto se penso all'esperienza delle economie africane post-coloniali.
Purtroppo, invece di voler salvare il lavoro, i governi hanno scelto di difendere il capitale.
E tant'è...
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