ripartendo
30/04/08
Riparto, per la Francia ancora ché questa sembra la destinazione annuale.
Riparto verso nord-ovest, dopo quella che fu Lyon.
Riparto col Principe che si fa perdonare :-P
...e tanti saluti a Voi.
:-)
| I'm not noble and I don't believe in it. I think there're past worlds, worlds that have to come and worlds that will never be, hopefully or unlikely, my Duchy is one of these worlds. | Non sono nobile e non credo nell'aristocrazia. Credo ci siano mondi passati, mondi che devono venire e mondi che non saranno mai, per fortuna o purtroppo è così. Il mio Ducato appartiene a questi mondi. |
Riparto, per la Francia ancora ché questa sembra la destinazione annuale.
Riparto verso nord-ovest, dopo quella che fu Lyon.
Riparto col Principe che si fa perdonare :-P
...e tanti saluti a Voi.
:-)
Commento 4 fatti politico-istituzionali d'attualità.
1.
Trovo che Fini sarà un ottimo Presidente della Camera, sebbene non corrisponda alla mia parte politica e non condivida alcune sue scelte strategiche recenti (a mio avviso ha portato AN al suicido con un'alleanza nel PdL più che improvvisata), tuttavia è una persona che stimo, con senso del ruolo che va ad assumere e giusto (ed opposto) successore di Bertinotti e di Casini. Questo non significa che sia un "finiano" (come non ero né casiniano né bertinottiano), ma che provo grande rispetto per una persona che va ad assumere un ruolo così importante.
2.
Resto invece molto più intristito e disapprovo radicalmente la scelta di Schifani Presidente del Seatoi, persona per cui non nutro stima e che trovo non abbia senso delle istituzioni. Il PdL poteva scegliere esponenti ben più adatti come Pisanu o Formigoni, e invece ripropone una persona di basso livello politico, un dirigente di partito con poca sensibilità per le istituzioni. Scelta assolutamente legittima, ma che disapprovo come ho disapprovato radicalmente il pessimo operato del Presidente Pera.
3.
Ho ormai perso il conto del numero di volte che Roberto Formigoni si è fatto eleggere a Roma rivendicando un ruolo nazionale e che, per sempre la stessa ragione, viene rispedito "in Regione". Per chi non fosse pratico, dovete sapere che Formigoni, persona di grande senso delle istituzioni ed estremamente competente, è il capo politico di CL, movimento politico(FI) -economico (CdO) -religioso (CL) che costituisce la maggioranza in Lombardia.
Dal Pirellone, Formigoni ha fatto sì che CL occupasse tutti i posti chiave della Lombardia: tutta l'amministrazione regionale, buona parte degli assessorati e dell'amministrazione del Comune di Milano (in particolare l'assessorato all'urbanistica, e soprattutto tutti sanno che la Moratti è solo d'immagine, a Milano comanda l'alleanza basata sulla maggioranza ciellina e la minoranza della famiglia La Russa), a Como, ora anche il Comune di Brescia più la Fiera di Milano, la MM, l'ATM e, ovviamente, tutta la Sanità. Questo sistema di potere pretende, da un lato, di avere accesso al livello nazionale (non solo col Ministro Lupi); dall'altro di nominare il successore di Formigoni.
E qui si evidenzia lo scontro FI-CL perché FI ha promesso quella carica alla Lega, ma CL non vuole lasciarla andare (ovviamente).
E' una diatriba politica che, in altri contesti, si svolgerebbe alla luce del sole, ma CL nega tutto quanto io vi ho raccontato precedentemente. Eppure, da un lato, è una cosa assolutamente democratica quella che vi ho raccontato; dall'altro è un quadro che io ho desunto dalle persone che compiono questa storia (cercate da Formigoni a Masseroli, da Luigi Roth a Senn e vedrete di che "area" sono), persone che dichiarano questa stessa cosa (oltre al fatto che, per esempio, Roberto Maroni - mica uno qualunque - ha raccontato tutto questo esplicitamente e senza problemi).
Nota a margine, la Sinistra in Lombardia perde proprio perché non capisce questo, il "cancro" della Sinistra lombarda è proprio questo mancato riconoscimento tra chi crede che CL sia potenzialmente un elettorato di Sinistra e chi non sa manco contro chi deve presentare una proposta politica.
4.
Scendiamo ora a Roma. Sulla vittoria di Alemanno dirò, innanzitutto, che è una persona che stimo. Non l'avrei mai votato, ma è un politico di spessore che stimo e che ho apprezzato quand'era ministro. Trovo che la sua vittoria (di cui non sono contento, ma che rispetto) sia frutto di vari fattori che cercherò di sintetizzare come segue:
- Roma è una città strutturalmente di Destra, come ha giustamente detto Bettini, ma questo non è un alibi per Rutelli perché Roma è una città abbastanza grande da avere opinioni mature (il voto per Alemanno NON è ideologico, come può accadere in piccoli contesti di provincia). INFLUENZA: nessuna.
- Alemanno ha risentito dell'effetto positivo dell'onda lunga della vittoria di Berlusconi alle nazionali. INFLUENZA: moderata, ma significativa.
- Alemanno ha vinto per un'incredibile, massiccia, pesantissima campagna mediatica, non elettorale. Alemanno si è giovato del potere mediatico di Berlusconi che ha ricompensato Fini per la sua subalternità nazionale e per rendere netta la vittoria contro il PD e condannare Veltroni ad una delegittimazione interna e sfasciare così l'avversario (mossa giusta e saggia dal loro punto di vista). La campagna mediatica l'ho sintetizzzata in questo forum: scomparsi i rifiuti a Napoli, hanno strumentalizzato uno stupro per travolgere Rutelli sulla sicurezza. Curiosamente, infatti, più nessun servizio in TV sui rifiuti in Campania (tanto lì avevano già votato), ed uno stupro a Roma viene riproposto per due settimane, mentre la notizia di un altro stupro in provincia di Varese scompare subito. Curioso vero? INFLUENZA: enorme!!!!!!
- qui si parla non solo della vittoria di Alemanno, giocata sul potere mediatico che l'ha sostenuto, ma anche della sconfitta di Rutelli. Sì, perché Rutelli ha perso e non deve prendersela (non solo) con il potere mediatico dell'avversario. La candidatura di Rutelli era come rifilare una minestrina riscaldata. Un candidato che aveva già amministrato (bene), che è stato ripresentato o meglio imposto dall'alto, un candidato vecchio e che non si era certo distinto a livello nazionale. Tutti sanno che Rutelli godeva di pessima popolarità a Sinistra e che, infatti, l'hanno punito (si veda il voto disgiunto con Zingaretti, in merito trovo efficace e condivisibile l'analisi di Ezio Mauro). Quindi, oltre ai meriti di Alemanno bisogna riconoscere i demeriti di Rutelli e di chi l'ha scelto: niente primarie, ma solo un balletto di poltrone che agli elettori non può (e non deve) piacere. INFLUENZA: molto significativa.
Conclusioni.
Chiudo con un pensiero a Veltroni ed al PD. Penso che Veltroni abbia perso ancora una volta: ottimo comunicatore trovo abbia avuto una tattica saggia durante la campagna elettorale facendo tutto il possibile, ma evidentemente come strategia va rivista. Mi ero entusiasmato per lui, correggendo il mio precedente giudizio, alla luce dei fatti probabilmente devo ricorreggermi di nuovo. E' vero che la responsabilità non è individuale, ... ma anche sì. Non voglio che si dimetta, diciamo che spero che sia lui stesso a rendersene conto correggendo la rotta assieme a tutto il PD perché non è una barca da buttare, anzi. Aggiungo, infine, che più che ad un PD del Nord, suggerirei di iniziare a imparare a far funzionare quello che c'è...
Fate cantare i La Corte in Piazza Leonardo! Sono bravi, potete votarli andando qui (ma solo se siete politecnici).
Dai ragazzi, che "Alchimista Anonimo" e "sono la mia vittima" a me piace un sacco, dai dai dai che ce la facciamo!
Grazie a Carlop ho trovato questa intervista molto molto interessante che vi consiglio. Intanto, ringrazio la squadra di calcio femminile "Fegatino" che mi ha linkato per stima (sic!): GRAZIE!!!
Read more...Lo chiamano rock demenziale, ma anche no...
Persi nelle strade del mondo
confusi in un continuo girotondo
senza un valore importante
gli uomini non credono più a niente
Ognuno da solo e indifferente
sconfitto triste ed impotente
distrutto dal fine settimana
piegato alla noia quotidiana
La guerra è brutta
e anche cattiva
la pace è santa e positiva
se poi diventerà noiosa
c'inventeremo un'altra cosa
Con la guerra non puoi crescere
devi solo sopravvivere
mentre in pace ti puoi scegliere
un sogno per cui vivere
Siamo i pacifisti oltranzisti
ottimisti a tutti i costi
sempre molto allegri ma anche tristi
uniti nel bene ci conviene
L'importante sai è partecipare
anche se non sai che cosa dire
hai mai notato come una discesa
vista dal basso sembri una salita
La guerra è brutta
e anche cattiva
la pace è santa e positiva
se poi diventerà noiosa
c'inventeremo un'altra cosa
È una questione estetica
la pace è un filo statica
la guerra è più dinamica
anche se un filo fetida
In questa primavera succedono tante cose, mischiando umore, fatti, persone, ricordi, prospettive, aspettative e delusioni in un turbinio in cui è quello che sbanda, spesso, non sono io ma il mio umore.
Entusiasta per le tantissime persone che ho visto al 25 Aprile, resto sempre un po' rammaricato perché vorrei che quella festa fosse l'incontro delle migliori culture di questo paese: cattolici, socialisti, comunisti à la italiana, repubblicani, liberali. Mi piacerebbe che lo fosse ancora più di quanto già non lo sia. Vedere dietro al tricolore crocifissi di fianco a falci e martelli e poi i simboli del futuro.
Mi piace questa primavera che fa arriva, timida, e che riporta fuori le persone. L'inaugurazione della primaver-estate è in arrivo. E nella ciclicità dei tempi, ripensi al 25 aprile di un anno fa e a tutti quelli prima, a chi c'era e a chi ora temi di re-incontrare, al divertimento di quelle sere che, da quando vado, sono uno dei passaggi centrali dell'anno. Una delle più belle tradizioni, di cui un poco pochino ho fatto parte.
Nel turbinio di emozioni, preparo qualcosa per un personaggio grandissimo di cui vi regalo una frase incredibile.
Per quanto riguarda la mia piccola vita, a volte, in certi periodi, poesia era per me il prestarmi alla vita, alla gente analfabeta che non sapeva esprimersi: e diventavo la sua penna o la sua voce. Come la creta per lo scultore, il colore per il pittore, era proprio la vita stessa, i bambini, le persone, che diventavano materia della mia poesia. (D. Dolci)
Oggi è il 21 di Aprile, data per molti poco significativa, ma che è moralmente (ma non eticamente) il compleanno di questo blog. Perché il 21 di Aprile del 2007 era il giorno dopo la laurea, la chiusura con la vita da studente e l'ingresso in una vita altra, che richiedeva un blog altro da quello che era prima, che almeno in parte continua ad essere, curiosamente.
Un anno fa la vita forse era migliore, anche se le incognite erano moltissime. Un anno fa la vita non era migliore, troppe incognite. Ora un po' sono risolte, non tutte al meglio ma un'altra vita è iniziata. Ma non farò bilanci, né della vita né del blog ché m'hanno detto che non si fa (chissà poi perché).
Rispetto a quell'inizio, resto più che mai dubbioso del titolo anche se "non sono nobile e non credo nell'aristocrazia", resto convinto che "scrivere possa essere un modo per essere un po' meno colpevoli" anche se rischia per molti di essere un'auto-assoluzione, penso che alcuni temi ed una certa linea abbiano preso forma in questo anno di blog o almeno mi illudo che sia così. Non ho ben capito chi legga questo blog, alcuni amici alcuni ospiti alcuni intrusi alcuni viandanti.
Non posso non pensare a tutto quanto è cambiato in questo anno fuori attorno dentro vicino e lontano da me. Pensare a chi è arrivato, a chi è passato, chi ritrovato e a chi ho incrociato e, immancabilmente, a chi ho perso, per i sentieri della vita, o della morte. Un pensiero piccolo e verde per Pippa Bacca, mia lontanissimissima parente (era cugina dei miei cugini) barbaramente uccisa in Turchia.
Potrei formulare più propositi, come scrivere un po' di più anche in inglese o in francese, ma mi riesce innaturale - penso alle cose belle e a quelle brutte, un blog non da soddisfazioni qualche complimento di fraintendimenti a volte. Un anno dopo la laurea forse già di più come soddisfazioni, anche se scrivendo mi rendo conto di quanto sia superficiale distinguere in bene-male, mi rendo conto di quanto sia il riferimento di ogni caso, di ogni cosa nostra. Mi piacerebbe avere uno stile più mio, che possa permettersi il lusso riconosciuto e legittimato di infrangere la grammatica italiana, in parte di quà e di là di già lo faccio.
E quindi, visto che questo è nato come un blog autocelebrativo, lo è stato sin dal suo inizio, mi farò gli auguri da solo e tant'è.
---
Mentre scrivo, mi accorgo di una canzone passata, per tanti motivi, che rimane solo nel mio cellulare come suoneria, ma che voglio che sia anche qui, oggi, indissolubilmente legata ad un vecchio post che è un ritmo che mi piace e che, in fondo, voglio portare con me.
Messico&Nuvole (P. Conte per G. Palma)
Lei è bella lo so
e passato del tempo ed io
c'è lo nel sangue ancor.
Io vorrei io vorrei
ritornare laggiù da lei ma so che non andrò.
Questo è un amore di contrabbando
meglio star qui seduto a guardare il cielo davanti a me.
Messico e nuvole
la faccia triste dell'America
il vento soffia la sua armonica
e voglia di piangere ho.
Messico e nuvole
la faccia triste dell'America
il vento soffia la sua armonica
e voglia di piangere ho.
Intorno a lei intorno a lei la chitarra risuonerà
per quanto tempo ancor.
E il mio amore per lei
i suoi passi accompagnerà
nel bene e nel dolor.
Questo è un amore di contrabbando
meglio star qui seduto a guardare il cielo davanti a me.
Messico e nuvole
la faccia triste dell’America
il soffia la sua armonica
e voglia di piangere ho.
Messico e nuvole
la faccia triste dell'America
il vento soffia la sua armonica
e voglia di piangere ho.
Chi lo sa come fa per la gente che va più in là a pronunciare si, si, si, si, si, si, si, si, si, si, si, si, si, si, si, si,
si, si, si, si, si, si, si, si, si.
Mentre sa che è già
Provvisorio amore che
C’è si ma forse no, no
Queste son situazioni di contrabbando
meglio star qui seduto a guardare il cielo davanti a me.
Messico e nuvole
la faccia triste dell'America
il vento soffia la sua armonica
e voglia di piangere ho
Messico e nuvole
la faccia triste dell'America
il vento soffia la sua armonica
e voglia di piangere ho (ad libitum...)
Ho realizzato che è esattamente un anno che mi sono laureato, ma di questo parlerò domani visto che questo blog porta come data di riferimenti il 21, non il 20 di Aprile. Ritrovo però un meraviglioso pensiero.
Tanti pensieri per la testa, ma chiuderò il discorso sulle elezioni.
Non mi ricordo dove l'ho letto tra le mille discussioni che ho seguito in questa settimana post-elettorale, ma diceva più o meno così "bisogna tornare in mezzo alla gente, aiutare le vecchiette ad attraversare le strada e poi vedrai che quelle ti votano sia che tu sia pro o contro l'aborto, i gay o la Chiesa". Quella era una provocazione interessante da cui chi vuole cambiare questo paese deve ripartire.
Essere in mezzo alla gente e, soprattutto, fare stando in mezzo alla gente. Internet, le TV e tutto il resto sono extra che non hanno senso se non si riprende la capacità di stare in mezzo alla gente e ripartire dal servizio pubblico che la politica, i politici veri devono imparare a svolgere. Risolvere problemi di interesse collettivo.
Ho visto realtà che funzionano, è un modello che ho vissuto ed a cui ho partecipato, poco ma che vedo andare avanti. Da questo genere di servizio una certa Sinistra progressista si è allontanato. Non si fa per fare, ma per dimostrare di continuare ad esserci. Il Sindacato, o meglio certi sindacati e certi partiti non manifestano più per dei problemi, ma per riaffermare il loro ruolo.
E' una posizione sbagliata, sterile, che ho visto tenere anche, per esempio, alla Chiesa: la protesta non per dei problemi, ma per affermare un proprio ruolo.
E invece bisogna imparare a tornare in mezzo alla gente, a svolgere quel ruolo di filo tra istituzioni e persone per risolvere i problemi, anche quelli più bassi, anche quelli non di Sinistra. Ho visto gente che lo fa, che ci sta in mezzo alla gente. Funziona.
E' quella la Politica, quella alta con la "p" maiuscola.
Nonostante domani abbia un grosso esame da dare, ieri sera ed in parte anche stamattina ho girato un po' la rete per ragionare e discutere delle elezioni per cercare di capire le reazioni di quest'Italia.
Ho cercato di farlo soprattutto su siti e blog a me più vicini ed il risultato è
1. tante analisi interessanti, attente soprattutto a capire la società italiana segno di una sensibilità non trascurabile. Se guardiamo questi commenti in maniera analitica, c'è una grande capacità di interpretazione che - purtroppo - scade poi in partigianerie dove il centro-destra esulta e passa agli sfottò per la parte sconfitta, mentre dall'altra parte si commette quell'errore evidenziato ieri da Diliberto (politico esperto e di lungo corso) che ricordava che "se uno non prende i voti, non è colpa degli elettori che non glieli danno, ma è sua che non ha saputo conquistarli".
2. ho ricevuto una buona dose di insulti gratuiti, dall'ideologico al saccente, a cui ribatterò esclusivamente qui dicendo che, forse oltre a toni e posizioni (sottolineo solo che io dichiaro la mia posizione), bisognerebbe giudicare anche il merito di quanto affermato. Ne scrissi tempo fa.
Poi, non ho voglia di ricevere altri insulti gratuiti (ho già ricevuto minacce e mi sono bastate).
Chiusura con una piccolissima chicca: è stata eletta la prima pianificatrice territoriale in Parlamento: complimenti! Premesso che non la conosco, spero che questo possa portare maggiore sensibilità ai temi delle politiche pubbliche, in particolare relativamente ai temi del territorio.
L'analisi del voto è personale, ma per favore almeno impariamo a leggere i dati. NON E' VERO CHE LA LEGA HA PORTATO VIA I VOTI A RIFONDAZIONE. Questa è una palla clamorosa lanciata per marcare il successo della Lega e gettare sale sulle ferite dalla SA, ma è falso e ne spiego le ragioni:
1. chiunque viva in Lombardia, sa benissimo che gli operai del Nord votano Lega, ma questo accade già da anni. Studi attenti - tra l'altro, anche quelli promossi dai Sindacati stessi e riportati stamattina dal segretario della FIOM-CGIL - dimostrano che ciò avviene almeno dal 2001, il problema è che forse di questa scissione (iscritti al sindacato, ma leghisti nell'urna) Rifondazione se ne accorge solo ora e nella maniera per lei più disastrosa.
2. Smettiamola di leggere i voti percentuali!!!!!
Quelli servono SOLO per allocare i seggi. Per capire le tendenze di voto bisogna guardare i voti assoluti e si vedrà che certi conti non tornano. Il PdL non ha preso i voti di AN+FI, almeno non nelle regioni del Nord, e visto che è dimostrato che gli elettori di FI sono più stabili di quelli di AN(d'altronde, chi ha votato Silvio ieri non si capisce perché non dovrebbe rivotarlo direttamente oggi) e che quest'ultima (AN) ha effettuato scelte "almeno" azzardate che l'hanno portata de facto a farsi fagocitare da FI: mi viene anche più ragionevole affermare che la Lega abbia attinto da quel bacino con cui condivide molte tematiche dalla sicurezza alla lotta all'immigrazione e non da quello della Sinistra Arcobaleno. Anche perché l'elettorato di Rifondazione non cambierebbe così radicalmente collocamento.
In generale, rimango della mia idea che FI abbia guadagnato una quota di voti ex-UDC, che Casini abbia "rubato" una fetta di voti dell'ex-Margherita (voto Casini che è fuori dalla CdL perché di votare assieme agli ex-PCI non mi va giù!) più il piccolo ma concentrato elettorato di Mastella. I voti persi della SA (dal 10% al 3%) sono passati in parte al PD e molti all'astensionismo (è Beppe Grillo e la sua antipolitica che li ha danneggiati, il senso di delusione montante rispetto alle aspettative per il Governo Prodi del 2006). Così i conti, seppur spannometrici, tornano ed hanno più senso.
Si consideri, inoltre, che bisognerebbe confrontare i dati delle elezioni 2008 anche con quelli del 2001 e si capirebbe perché buona parte del 7% dei voti del PRC2006 erano di gente che voleva portare Prodi "un po' più a Sinistra" (oltre alla quota fissa di Rifondaroli). Discorso analogo per i Verdi o la RnP. Allo stesso modo, quella quota è rientrata nel PD questa volta.
Questa è un'analisi personale, sottolineo però che la voce diffusa che "la Lega ha preso i voti di Rifondazione" è falsa e tendenziosa montata per diffondere l'idea della vittoria sulla pelle della sconfitta più evidente e nascondere che c'è anche un signore che è vincitore/non-vincitore tale Gianfranco Fini. Questo non significa che la sconfitta della SA non sia grave (da alcuni auspicata, da altri giudicata devastante), ma che bisogna guardare con una certa obiettività i dati. La Lega ha sfondato a spese di AN, ma dirlo in giro è scomodo e da più soddisfazione dire di aver vinto contro avversarsi comunisti e non contro alleati.
Leggo in giro tantissime altre parole, giudizi, polemiche, strumentalizzazioni su queste elezioni, ma non aggiungerò altro a quanto già scritto se non che provo profondissima tristezza per il voto in Friuli. Illy s'è dimostrato un eccellente Governatore facendo giocare al Friuli un ruolo internazionale di primo piano e cucendo un'eccellente rete con territori cruciali come la Slovenia dalla cui collaborazione l'Italia ha tutto da guadagnare. Illy, purtroppo, è stato travolto dalla vittoria di Berlusconi&co.
Messico e nuvole...
La prima considerazione che mi viene da fare è ma la gente, dopo i 5 anni di Berlusconi (2001-06) non stava meglio, perché l'hanno rivotato?.
Delle persone attorno a me, non ho trovato una sola argomentazione che facesse dire loro che si stava meglio. L'unica, forse ragionevole, era la riforma delle pensioni che era un "giusto sacrificio", ma anche girando blog, siti, giornali ho trovato solo un "finalmente Prodi a casa", un "litigano su tutto" e "mettono le mani nelle tasche degli italiani" o "basta comunisti".
Al contrario, in quei 5 anni la libertà d'informazione in Italia è crollata, i redditi sempre più distanziati e la credibilità internazionale incrinata (verificate le agenzie internazionali di rating). I conti gravemente in rosso ed un diffuso senso per cui "è giusto non pagare le tasse".
Prodi e la sua coalizione sono stati travolti da un'ondata mediatizza che amplificava qualunque rumore a discapito di qualunque azione, buona o cattiva che fosse.
A mio avviso, il simbolo di quella crisi è il meno sospettabile di tutti: Enrico Boselli ed il suo PSI erano una voce costantemente fuori dal coro, senza avere niente da dire perché non spingevano né a Sinistra (dove PRC, Verdi, PdCI hanno provato a portare Prodi) né al Centro (Udeur, Dini, Binetti, ...).
L'unica accusa che può fondatamente essere fatta al Governo Prodi 2006-08 è stata quella mossa oggi da Ferraro: Prodi ha risanato i conti pubblici, ma non ha saputo/non è riuscito a redistribuire i redditi.
Sugli esiti elettorali premetto che le mie previsioni (facile dichiararle a posteriori) si sono rivelate tutte o scontate o ... sbagliate!
Non andrò troppo sul raffinato, ma il PD (per cui ho votato) ha raggiunto quanto ci si aspettava, soprattutto in termini di voti assoluti. Non è avvenuto il miracolo.
Il PdL non ha sfondato perché, buona parte dei voti di AN (a mio avviso partita sconfitta viste le pessime scelte strategiche di Fini) sono invece finiti alla Lega che è, come dicono tutti e come io non mi sarei mai aspettato, la vera sorpresa di queste elezioni.
Mi aspettavo che quei voti che la Lega ha rubato ad AN finissero alla Destra di Storace-Santanché, ma non è stato così. FI ha rubato qualche voto all'UdC il quale mi aspettavo che implodesse, ma anche questa è stata un'aspettativa sbagliata.
L'UdC ha perso da una parte e recuperato da altre parti: qualcosa dalla Margherita, ma soprattutto dall'Udeur.
Il PD è stato complessivamente stabile recuperando a Sinistra quel che perdeva al centro. Non dimentichiamoci che c'è stata la sciagurata scissione di Mussi che, sebbene abbia portato via un pezzo di partito, dati alla mano non ha portato via alcun voto: per questo è sbagliato sommare i voti DS+DL perché bisognerebbe fare DS+DL-SD-altre frange minori come Angius, Bordon e Dini e si vedrebbe come invece il PD abbia guadagnato voti. Dal punto di vista geografico, faccio notare che il PD ha guadagnato soprattutto al Nord, nelle regioni dove mi sembra più acuta la crisi della SA e credo che questo significhi qualcosa.
Il PSI è imploso: ne sono contento per le ragioni dette prima. La vera sorpresa è l'implosione della SA, che manco questa era nelle mie aspettative (mi aspettavo che ad implodere fosse l'UdC, e invece...). Ma si leggano con estrema attenzione non solo i dati percentuali della SA, ma anche quelli assoluti. Con un conto anche molto grezzo, si vede subito che è lì che manca quel 3% di astensioni più l'1% di Ferrando e Turigliatto che avrebbe redistribuito le percentuali in maniera diversa. Quel vuoto è l'antipolitica dei Grillo quella che ha fatto implodere la SA, l'antipolitica dei Ministri che scendono i piazza a manifestare contro il governo di cui fanno parte è, in fondo, la politica del "vogliamoci del male". Se quel circa 4% fosse andato a votare orientandosi su SA le percentuali si sarebbero ridistribuite contenendo moltissimo la vittoria del PdL.
Personalmente, quel 3% della SA può essere sintetizzato da un sindacalismo conservatore anacronistico che aleggia in certi sindacati (Alitalia, Cobas, la FIOM che contesta Epifani...). Spero, confido nella qualità di quella dirigenza (che mediamente stimo molto, mentre sulla base ho imparato ad essere più scettico) di rigenerarsi. Spero che ripartano da gente come Gennaro Migliore.
In generale, da dove ripartire? Non lo so, pensavo di vivere in un paese diverso. E' vero che dopo 5 anni di Berlusconi siamo ancora qui segno che non era questione di vita o di morte, ma lentamente cade un paese che si sente solo, un paese insicuro, un paese che usa il Cristianesimo come bandiera per bruciare i campi Rom, dove il Cristianesimo diviene la barriera da erigere contro l'altro con un'evidente contraddizione gravissima e che i Cristiani, quelli veri, non dovrebbero tollerare.
Mi rattrista pensare che la gente voti non per quello che un governo fa, ma per quello che vede, segno che la responsabilità dei politici non è gestire saggiamente la cosa pubblica, ma avere la cravatta giusta da Vespa. Mi rattrista pensare che abbia vinto una coalizione unita come base sociale, ma senza politica economica a fronte di un partito con una moderna, forte e chiara politica economica ma con una base sociale meno netta.
Mi ricordo io com'era l'Italia di Berlusconi, mi ricordo che dopo 5 anni si stava peggio, dall'informazione, dalla scuola al territorio, dal senso di legalità alla reputazione internazionale. Possibile ch'io sia l'unico a ricordarsene? L'unico no perché ora il PD ha iniziato un percorso che mi sta convincendo, nonostante un mio scetticismo ormai passato.
In pochi sì, meno degli altri, di quelli che non dicono no alla Mafia, di quelli che sperperano il denaro pubblico, di quelli che odiano i terroni e vogliono prendere i fucili contro la Roma ladrona da cui ora mangiano anche loro, di quelli che vogliono zittire i giornali e crearli a macchina del consenso, di quelli per cui Fascisti e Mafiosi dovrebbero essere padri della patria.
Chiudo, provando a sentirmi un po' più Europeo ma già so che tale sentimento mi allontana dall'Italia. Continueremo a seguire questa vicenda.
Giro inebetito per casa per la rete per le strade di Milano dall'ufficio dal web dall'aula Alcune preoccupazioni del lavoro mi ronzano in testa come seccature capitate addosso a chi non ha colpa Almeno non 'sta volta E poi l'attesa notizia della vittoria di Silvio qualche considerazione immediata IdV e soprattutto Lega sù tracollo di Bertinotti che forse analizzerò con più calma quando realizzerò veramente cos'è successo però sono contento fin da ora del totale fallimento e della scomparsa di Boselli che come sapete non mi sta affatto simpatico
Voglio pensare che il PD abbia perso a testa alta a costo di negare la realtà che sia stato fatto il possibile in quest'Italia a cui oggi faccio fatica a sentire di appartenere Vorrei scambiare Sarko' con Silvio almeno quella è gente seria Penso a Indro che disse che l'Italia si sarebbe fatta gli anticorpi Povero Indro Penso che Silvio comunque non finirà il mandato ad un certo punto si farà sostituire da Fini mercenario maltrattato come lacché di classe
Penso a Clementone Mastella
Non era questa l'Italia che volevo non è quella che voglio perché sapere che attorno a me vive un 20% di razzisti xenofobi che fa del cristianesimo la ragione per fomentare l'odio verso gli immigrati no questi vicini di casa mi rendono estraneo a casa mia la mia città la mia regione
Ripenso a quella ragazza con cui uscii il sabato prima della vittoria di Silvio del 2001 L'ho reincontrata anche sabato scorso ma questa volta non l'ho salutata non ho voluto abbiamo quel non detto che non viene a galla come non vengono a galla le contraddizioni di chi incendia i campi Rom della Caritas inneggiando ai valori cristiani Con quella ragazza sono passate altre vite in mezzo se passerà di qui si offenderà Forse Tant'è Stasera pensare propositivamente non mi riesce Vorrei quella mia amica con cui ci si trovava a parlare alle due di notte e cercare di capire perché va tutto così
Ho tolto tutti i segni di punteggiatura Oggi è giusto così Infastidisce come quest'Italia.
L'esito è la sconfitta elettorale, ma a testa alta. Ora c'è molto su cui riflettere.
Read more...Leggendo di Danilo Dolci, mi rendo conto di una grande tristezza che sento aleggiare tra i miei coetanei che condividono questo bellissimo paese chiamato Italia. Ormai, ci si rende conto che non si ambisce ad un futuro migliore, siamo la prima generazione che ambisce ad un futuro, uno qualsiasi. E già questo è Avanguardia, sovversione, già questo è Rivoluzione. Non accontentarsi, impostare un progetto che vada oltre il sabato sera, la disco, lo stare con qualche d'una a consolarsi. Lo dico con rassegnazione, preoccupazione, mestizia. Lo dirò in prosa, per non elevare questo sentimento a poesia. Lo diceva Brecht: "il futuro non è più quello di una volta". Lo dicono i socio-economisti: siamo la prima generazione che, dopo quattro secoli, rischia veramente di stare peggio di quella che l'ha preceduta: è dal '600 che questa cosa non si rischiava più. In Italia, in Europa.
Non mi riferisco tanto alle elezioni politiche in corso, è un sentimento che pervade il BelPaese, come a me piace ancora chiamarlo. Il futuro migliore, se c'è, è altrove. Lo dirò in prosa, per non elevare questo sentimento a poesia. Qui, tra la Madonnina, il Colosseo ed il Vesuvio basta sognare un futuro. Quell'immagine collettiva sul Sud italiano lascivo e arrancante, si sta diffondendo desertificando le oniriche aspettative anche del Nord, strette dal clima decadente dell'Europa, una silente decadenza prosaicamente simboleggiata da un contratto precario. Che non significa che tutto sia da buttare, ma che questo è il clima che si respira, dove non conta la sostanza, ma il sentire attorno, dove il buono non fa notizia, la spazzatura sì.
Spero di uno slancio stimolato non da un Messia, ma dalle formichine che lavorano consapevoli ed instancabili emettendo un'aria migliore. Spero nel vento delle Alpi e degli Appennini e del Mediterraneo e della Storia. Spero, ma questo sentimento lo sento aleggiare attorno a me. Lo dirò in prosa, per non elevare questo sentimento a poesia. Studio e lavoro, come dicevano i Cistercensi, ma non m'importa manco di trovare le radici, mi basterebbe la visione di un futuro per cui lavorare, un futuro da condividere.
Il tema dello sviluppo sostenibile dovrebbe essere la prima preoccupazione di tutti. Torno ora dalla Fiera "Fa' la cosa giusta" dove sono presentate moltissime realtà che pongono questo tema al centro della loro vita in maniera concreta, pragmatica, professionale. Affrontandolo con ragionevolezza e serietà, che non significa che non facciano errori, né che siano tutti d'accordo, né che tutti mi piacciano, ma che si ragiona nella sfera del possibile nella giusta direzione.
Mi ha sorpreso non tanto re-incontrare tanti persone care (non è l'unico posto, né c'erano tutte), ma ho rincontrato lì chi di questo tema ci fa la sua vita, associativa o professionale come ricercatore o imprenditore. E questo è bello.
Per quel che mi riguarda, un passaggio fondamentale risiede in incontro che, per me, segna indissolubilmente un prima e un dopo. Ne parlai in un vecchio post a cui seguirono alcuni scambi di mail, di cui una importante (che pubblico qui sotto). Il confronto intelligente tra persone più moderate come me ed estremisti radicali intelligenti (l'ultima caratteristica è la più importante) mi ha fatto messo in testa un tarlo positivo, uno stimolo a interrogarmi e ragionare di più. In particolare, il mio amico Enrico mi mandò la mail che incollo qui sotto ed a cui rispondo, più o meno per punti o... insomma, come viene viene. Perché, e questa credo sia la più bella qualità di gente come Enrico e Lucia, si può arrivare a parlare delle cose importanti in maniera intelligente senza paura di dover rispettare troppi formalismi.
Enrico scrive (testo suo, a parte alcune correzioni legate al cambio di formato):
Dopo aver letto il post di capodanno del tuo blog, compresa la risposta del tuo amico Lucio e la tua, colgo l’occasione per approfondire il tema della mobilità, forse senza colpa frainteso da Lucio a causa dell’inevitabile sintesi che operasti. (come vedrai la mobilità è un pretesto per parlare della mia visione più generale delle cose, ma in realtà è essa stessa che, estremamente interconnessa con le più varie sfaccettature dell’esistenza, si fa pretesto…)
Muoversi, spostarsi, viaggiare, correre, e rincorrere… ma fermiamoci un momento: verso dove?
Non voglio certo negare la possibilità e la grande utilità dell’attuale potersi spostare nel territorio, ma come spesso accade si perde di vista il motivo del fare ciò che si fa.
Allora fermiamoci e proviamo a capire.
Io viaggio per conoscere, per vedere, per passare del tempo con chi non è a portata di mano, ma anche per andare al lavoro, all’università, a fare spese, a fare commissioni, a divertirmi o ricrearmi, per staccare dalla quotidianità e concedermi un po’ di vacanza, o solo per il gusto di viaggiare, e sono solo un privato, uno studente, un giovane.
Cosa accade a livello globale, quando sei miliardi e mezzo di esseri umani iniziano ad avere le mie o altre necessità? (Fortunatamente, non siamo così tanti a poterci permettere un tale lusso, forse solo un miliardo e mezzo di persone può godere della possibilità di muoversi della quale godo io o forse meno.)
Beh, il risultato è sotto i nostri occhi: traffico, inquinamento, sensibili perdite di tempo di vita (e per alcuni anche di soldi), incidenti con feriti e morti, in sostanza un’enorme spesa a carico dello Stato, della collettività e della serenità di vita delle persone (possiamo anche definirla diminuzione della qualità della vita).
“Ma è colpa dei camion!” dice chi la sa lunga.
Si, è vero, i veicoli industriali in circolazione (soprattutto in Italia) sono tantissimi, non so veramente quantificarli, ma quello che mi interessa non è tanto il loro numero o la percentuale sul totale dei mezzi circolanti, quanto piuttosto sapere cosa trasportano e perché la trasportano.
La globalizzazione ha portato immensi vantaggi, io che vivo in una regione geografica che non permette alle banane di crescere, posso andare al supermercato vicino casa e comprarmi un bel caspetto giallo.Grosso vantaggio se non si prende in considerazione il fatto che per gustarle, queste banane hanno percorso dai 9 ai
Il giustissimo commercio equosolidale non tiene in considerazione un piccolo dettaglio, il contadino che produce banane con l’innovativa tecnica della monocultura industriale (cioè a grande scala e grande uso di concimi e anticrittogamici di sintesi, che possiamo chiamare petrolio e metano e che servono a chi li produce per ridurre in schiavitù chi li compra), anche se ben retribuito, sta producendo un prodotto da esportazione a basso rendimento, lavora cioè tutta la giornata (magari aiutato da moglie e figli in età scolare) per guadagnare qualche spicciolo, che nel migliore dei casi gli basta per mantenere tutta la famiglia, cioè usa questi soldi per acquistare ciò di cui necessita per vivere, principalmente cibo e beni di prima necessità.
Il rapporto tra qualità della vita e quantità di lavoro, non mi pare molto vantaggioso, anche perché i suoi avi si coltivavano e costruivano ciò di cui necessitavano in meno di 3 ore al giorno, quando andava male, poi c’erano quelli più furbi che si limitavano a raccogliere il cibo che la generosissima natura equatoriale o subequatoriale gli offriva e dedicavano il loro tempo alla cura del proprio spirito, ma questa è un’altra storia…
Certo è che forse ora si possono permettere le sigarette e gli alcolici che prima nemmeno si sognavano, o una bella televisione per rincoglionirsi un po’, ma lascio cercare a voi dove sta il vantaggio. Forse ho dimenticato di accennare che io misuro la qualità della vita da un indicatore sociale piuttosto anomalo, la felicità.
Chiudendo la parentesi terzo mondo, vorrei tornare a noi occidentali.
E mi risulta che in città non ci sia molto spazio per coltivare, ma, grazie alla nostra efficientissima rete infrastrutturale, ci facciamo quotidianamente arrivare tutto ciò di cui abbiamo bisogno dritto dritto sul banco del supermercato.
E che c’è di male?
Innanzitutto il fatto che abbiamo perso completamente il contatto con la natura ed i suoi cicli e di questa fa parte il cibo che mangiamo, che non è più cibo che viene dalla terra, ma più dal sottosuolo, dato che è creato grazie ai soliti amici petrolio e metano, senza parlare della saggezza e capacità popolare di auto prodursi il cibo con tecniche millenarie rispettosissime dell’ambiente.
Non solo non riusciamo più a capire cosa ci mettiamo in bocca, che sicuramente non fa bene alla nostra salute, ma non ci preoccupiamo nemmeno del fatto che la produzione di questo cibo sta distruggendo l’ambiente, che non è solo un substrato inerte, ma la fonte stessa della nostra vita.E sfido chiunque a provare il contrario, cioè a vivere su un pianeta privo dei cicli naturali che danno acqua da bere, fertilità al terreno e biodiversità.
La vita sulla terra non è un semplice gioco meccanico tra forze, bensì un complicatissimo intreccio di elementi vivi che, grazie alla loro complessa esistenza ed interazione, permettono di mantenere in equilibrio il tutto.
E non sono così presuntuoso da dire che l’uomo distruggerà il pianeta, solo che se vogliamo continuare ad esistere dobbiamo fare attenzione a che il pianeta non trovi un equilibrio diverso da quello attuale che magari non prevede l’esistenza dell’uomo.
In realtà penso anche che, facendone parte, non possiamo non vivere a contatto con la natura, nostra mamma e nostra compagna di vita, ma non è facile spiegare qualcosa che sento dentro, che percepisco, e quindi non è da tutti tangibile, soprattutto a chi con essa non è mai entrato in contatto. Perché purtroppo se nasci in città, una città grande, a chilometri di distanza da un bosco, in mezzo all’asfalto ed al cemento delle scatole in cui viviamo, pieno di tante cose create dall’uomo e non ti sei mai fermato a sentire gli odori ed i sapori, ad ammirare i colori, a percepire l’energia della viva terra in un bosco, forse non potrai capire ciò che sto provando a spiegarti.
Ma prendiamola in modo più razionale ed analizziamo dei semplici dati, l’incidenza di malattie mentali che si hanno nelle grandi città e quelle della campagna. La bilancia pende chiaramente a sfavore della città, ma forse questo è aleatorio e potrebbe essere una pura coincidenza, o legato ad un’innumerevole quantità di fattori terzi…
Forse è meglio tornare al nostro tema, la mobilità.
Certo è che se ti spacchi la schiena (ma potrebbe essere qualcosa di più piccolo lì in basso) 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana, nel week end hai tutto il diritto di riposarti e rigenerarti e lo stesso a Natale, Pasqua e Ferragosto, al mare in montagna o nella seconda casa ovunque sia. Così prendi la tua bella macchinina lucida lucida e te ne vai, solo o con la famigliola, a rigenerarti da qualche parte. Preoccupandoci del traffico e dei disagi creati dai periodici esodi delle vacanze intelligenti, perdiamo come sempre il punto della situazione, il perché di tutto ciò. Se vuoi mangiare devi lavorare, dice l’onesto e saggio uomo, e così lavorando ci stressiamo e di tanto in tanto necessitiamo di un po’ di rigenerante riposo, quindi di vacanza.
Tutto fila, anche perché ormai ci siamo talmente abituati a questo che non c’è nulla di più normale. Ma non ci sarà un altro modo di lavorare, meno stressante, meno faticoso, meno duro, meno e basta. Perché, con tutta la tecnologia che abbiamo inventato dobbiamo ancora lavorare così tanto e così male? Per permetterci di avere tutto ciò di cui abbiamo bisogno?
Ma in fondo ne abbiamo bisogno di questo tutto, o potremmo forse vivere bene, o forse meglio, senza un’auto nuova, un televisore al plasma, un nuovo modello di cellulare, andare a cena fuori, avere sempre un vestito alla moda, una seduta abbronzante alla settimana, un abbonamento alla palestra, e chi più ne ha più ne metta?
Tornando al mio metro di giudizio, tutto ciò ci rende più felici?
O forse coltivare rapporti umani, che è gratuito, stare in contatto con la natura, che è gratuito, passare più tempo con i propri cari, che è gratuito ed a volte fa pure risparmiare (vedi asili ed ospizi), dare più attenzione e tempo alla propria alimentazione, che è sicuramente un risparmio in medicinali e cure, ed in generale, dedicare più tempo alla propria vita ed ai propri interessi, che è anch’esso gratuito, non rende la nostra vita più degna di essere vissuta e noi più felici, innalzando quindi il livello di benessere e cioè della felicità?
Forse non tutti la pensano così, però le statistiche mondiali sulla felicità vedono tra i primi posti i paesi sottosviluppati del terzo mondo e quelli industrializzati nelle ultime posizioni. Ma sarebbe sufficiente fare un giro per la città e chiedere alle persone che si incontrano se sono felici, nonostante la loro abbondanza di cose, questo basterebbe a capire la situazione.
In questi minuti, mentre tu leggevi, l’umanità ha compiuto milioni di chilometri, ma la domanda è: verso dove?
Non certo verso la felicità, personale o sociale che sia.
Però a me non piace gettare sassi e poi scappare, quindi vediamo quali potrebbero essere le possibili soluzioni ai problemi che mi sono posto.
Se vivessimo in gruppi di minor dimensione, più diffusi sul territorio ma fortemente coesi a livello locale, di comunità, con più spazio per coltivare ognuno un po’ del cibo che ci serve per vivere, con tecniche dolci e non violente, risparmiose e rispettose, se ci auto producessimo all’interno della comunità tutto ciò che ci serve per vivere, ad esclusione di ciò che è tecnologicamente troppo complesso da produrre diffusamente, se cercassimo di utilizzare, riutilizzare e riciclare i prodotti, invece di limitarci ad un insensato usa e getta, i prodotti, non realizzandoli in nome del commercio fine a se stesso ma affinché durino nel tempo, se guardassimo di più dentro di noi ed un po’ meno fuori, se dedicassimo attenzione e amore a chi ci sta intorno, invece di correre avanti e indietro senza meta, se vivessimo di cose utili e vere invece che effimere ed illusorie, forse scopriremo che non abbiamo poi bisogno di tutte queste cose che ci riempiono la vita e sapremmo essere più felici con molto meno, con grandi vantaggi per l’umanità intera.
Il movimento è un valore? Non lo so, tendenzialmente direi di sì perché è un segno di libertà. Ci si muove inutilmente? A Milano in dialetto si dice "pirlare" quando si gira a zonzo. E spesso, guardando Milano, ma così le altre città, si ha questa sensazione. Trovo questo un buon punto di partenza anche se, forse, non è su questo che mi voglio soffermare. Il movimento c'è e genera (anche) benessere. Si inquina? Sì, è vero, come un po' tutte le attività antropiche. Si è calcolato che il miglior modo per ridurre queste cose sono... le tasse! Le pesanti accise sulla benzina dei governi europei, se applicate anche negli USA, permetterebbero una razionalizzazione/riduzione drastica dei consumi e constringerebbero le case automobilistiche a ridurre i consumi. E' stato così negli anni '70 con le prime grandi crisi petrolifere e sarà sempre di più data la sempre più stringente disponibilità di questa risorsa. Detto questo, il movimento c'è. Darei un valore moderatamente positivo perché, hai ragione, molti movimenti sono inutili, non positivi, talvolta decisamente negativi (le migrazioni).
Del commercio equo e solidale
Io ci credo, mi piace, sono convinto sia la strada giusta perché coniuga economia e sviluppo sostenibile. L'Economia, ne parlammo quando veniste a Milano, c'è, con le sue leggi sociali, la sua razionalità, la sua scientificità. Questo è il piano descrittivo, come funzioni l'economia è oggetto di studio, mentre il giudizio su di essa (giudizio morale, ma soprattutto etico) va articolato: l'economia non può essere un male solo perché c'è. L'economia ha cose buone e cose cattive, come tutte le cose che ci sono. Il Commercio Equo e Solidale (CES) cerca di portare una serie di valori etici all'interno di quella razionalità, razionalità che come ripeto si è affermata, consolidata e radicata in secoli e secoli di storia umana. Per Economia ovviamente intendo quella di mercato (e la sua presunta negazione, ovvero l'economia pianificata o comunista). Il CES dice che si può dare una diversa distribuzione del profitto nella catena del valore, ma soprattutto che l'extra-profitto può essere usato dall'imprenditore non per comprarsi la sua barca a vela, ma reinvestendolo in progetti di pubblica utilità (per produrre beni pubblici), che sono scuole, pozzi, ospedali. Il CES accetta la razionalità economica e vi introduce valori etici. In questo mi piace, anche perché l'economia di mercato c'è e ci sarà, ma non è tutta uguale.
Della città
La città, così come l'economia, c'è, c'è stata ed è ragionevole pensare che sempre ci sarà. La storia umana è iniziata con la prima città (Gerico nel 4.000 aC, forse). La città è un modello insediativo che ha attraversato tutti i secoli, millenni di storia lasciando in minoranza chi le dava contro. E' una caratteristica ormai strutturale nella storia umana. Questo non significa che tutte le città si siano sviluppate bene o meglio che nello sviluppo delle città tutto sia positivo. La città c'è e ci sarà, ma questo non significa che non possa essere corretta. E' vero che si sono perse molte conoscenze della vita in insediamenti più piccoli, ma se ne sono acquisite di nuove e, personalmente, la spinta alla socializzazione, intesa come costruzione di una società dove più individui si incontrano e confrontano, io credo sia un valore. Ricollegandosi al tema del movimento, indubbiamente possiamo ricollegarci al tema del movimento ed auspicare città con mobilità sostenibile: treni e metrò contro le auto di cui parlavo prima.
della salute
Questo è un tema che mi sta particolarmente a cuore perché, più di ogni altro, dice chiaramente che la società umana sta vivendo un incredibile sviluppo. I miglioramenti in campo medico-sanitario sono talmente incredibili che questo modello di sviluppo che abbiamo merita stima. E' vero che non tutto è perfetto, ma prendi per esempio il solo dato della mortalità infantile com'è cambiato in Italia (o in altri paesi) negli ultimi 100 anni. E' vero che continuiamo ad ammalarci, che l'inquinamento genera tumori e che la città porta alla depressione, ma ora i bambini che muoiono sono drasticamente di meno e la speranza di vita s'è allungata in maniera incredibile. Come si può forse negare che ci sia stato un progresso che nessun altro modello di sviluppo (es. la civiltà rurale italiana) ha saputo garantire.
della vacanza
La vacanza si contrappone al tema di una società dove il lavoro aliena. Ma è anche vero che, per esempio, la vacanza è un momento di confronto-incontro con realtà altre incredibile. In vacanza, a Rimini o dove volete voi l'Italia si ritrova, si conosce: il milanese di fianco all'ombrellone del romano, un contatto altrimenti impossibile. La Toscana del quattro-seicento ha costruito un modello di sviluppo inconsciamente su questo: i nobili andavano in villeggiatura in campagna (pensate alle commedie di Goldoni), lì incontravano gli ambiti rurali e da questo scambio di conoscenze nacque uno sviluppo economico, tecnologico, culturale, artistico e sociale che non aveva pari.
della traiettoria di sviluppo
I nostri genitori si sono impegnati a darci quel televisore, quel forno, quel frigo che loro non hanno avuto. L'hanno fatto per amore nostro e per darci quell'agio che loro non avevano. In quest'intenzione non si può non lodarla. Hanno sbagliato? Sì. Hanno commesso errori? Sì, ma non possiamo pensare che noi non li si commetterà ancora. E allora sta a noi imparare da loro e correggerli, attaccandoci alla sfera del possibile.
Credo che tutto questo post sia sufficientemente lungo e, ammetto, la stanchezza sta un po' avendo il sopravvento su di me ora. Ci tengo solo a chiudere ribadendo che qui ho messo solo le obiezioni e le cose su cui sono in disaccordo con Enrico, del cui discorso invece condivido tutto quello che non ho criticato. Spero che i (pochi) lettori abbiano la pazienza di ragionare e riflettere perché questi sono i temi importanti.
Questo articolo di LeMonde, il loro editoriale quotidiano, riporta come i nostri acerrimi cugini ci vedono. LeMonde è la miglior scusa per imparare il francese, resta un riferimento mondiale nell'informazione e dice (estraggo e traduco alcune frasi):
"La Sinistra Democratica si è riunita e s'è sbarazzata degli alleati comunisti. Questo rifiuto rischia di costargli il potere, ma può contribuire a far progredire il bipartitismo in un paese celebre per le sue coalizioni contraddittorie ed effimere. Questo sarebbe un progresso immenso".
...e poi...
"Il governo di centro-sinistra guidato da Romano Prodi non ha demeritato. La disaffezione degli elettori è, al contrario, perché ha saputo impegnarsi in riforme coraggiose che il precedente governo Berlusconi aveva evitato. Ha urtato degli interessi di categoria".
E infine
Il ritorno del Cavaliere "non è una buona nuova né per l'Italia né per l'Europa. Ogni volta che ha occupato Palazzo Chigi, Silvio Berlusconi ha fatto vergognare i suoi concittadini e bloccato l'integrazione europea".
Torno dal comizio di Veltroni in Piazza Duomo.
C'era gente, tanta gente. La gente della mia città, quella città dove Berlusconi è nato e dove gode di una maggioranza praticamente incontrastata. C'era la gente della mia Università, del mio Quartiere e di quello vicino, della mia Parrocchia e di quell'altra più lontana.
Mi sono lasciato trascinare dall'entusiamo, dal volantinaggio, dal mix di giovani e meno giovani. Dalle facce che hanno costruito l'Italia che mi è stata donata. Mi sono lasciato trascinare da Veltroni, non m'era mai successo.
Mi sono fatto trascinare da una campagna elettorale "per" e non "contro", l'unico "contro" è "contro la Mafia". Mai un partito con aspirazioni di governo aveva detto un "no alla Mafia" tanto perentorio. Una campagna fatta non sul rimpianto di quello che eravamo, né sulla demonizzazione di un avversario. Ma sull'Italia che vogliamo. Non sugli insulti che fanno notizia, ma sui fatti a cui non eravamo più abituati.
Si può fare perché questa è un'Italia per cui va bene impegnarsi. Si può fare, io sto con Walter: ero scettico e mi ha convinto, entusiasmato!
Sai che la reincontrerai, te lo auguri, lo aspetti, ci pensi, non lo vuoi cercare perché sai che capiterà, dovesse passare una vita intera. E poi te la ritrovi lì, dietro a te in coda, ti riconosce lei. Ti escono quelle due frasette stupide e, d'improvviso, il tuo umore cambia in peggio e pensi che quell'atteso momento ora arrivato non valeva tutta quell'attesa. Doveva accadere, ciò che deve accadere accade. Lo dice Ferretti. Lo dice il fato, i fatti che finora non hanno mai smentito. Mi chiedo solo come sarà quando ri-accadra perché, tornando a casa da solo, sai che ri-accadrà, con tutte le differenze del caso, presente-passato-futuro che sia. Ma in fondo, canto Messico&Nuvole e mi accontento di un " Tant'è".
Read more...Rubo una frase da questo articolo di Scalfari di oggi su Repubblica.
Cito una di quelle previsioni perché racchiude in una sola frase lo spirito di tutta l'intervista; si riferisce al Trattato di fondazione della Comunità europea firmato a Roma nel 1957, vent'anni prima di quando il libro venne alla luce. "Non fu un errore entrare nel gruppo dei fondatori della nuova Europa, era indispensabile, se ne fossimo rimasti fuori oggi l'Italia sarebbe regredita a livello d'un paese africano. Ma fu invece un grave errore pensare che potevamo stare in Europa senza cambiare i nostri comportamenti sia nell'economia sia nella politica. Un grave errore del quale misuriamo oggi i nefasti effetti; fu commesso da tutta la classe dirigente del Paese, dagli imprenditori, dai politici, dai sindacalisti, dai professionisti, dai docenti. Lo Stato, gli Enti locali, le imprese pubbliche e private, il mercato, rimasero quali erano con le stesse leggi, le stesse regole, la stessa arretratezza, la stessa arcaica visione. Inadatti all'Europa, accettammo di misurarci con i paesi più evoluti del nostro continente senza fare nulla per metterci alla loro altezza. Fidammo soltanto nelle svalutazioni della lira e nell'evasione fiscale. Partecipare alla gara in quelle condizioni era impossibile".
Arriva la primavera, il primo risultato è che c'è un fottio di eventi a sussegguirsi che non bastano due agende a ricordarseli, sembra una staffetta a liberarsi per andare da ognuno in ogni dove a fare le cose più diverse, o forse sempre le stesse.
E dover lavorare, magari anche tanto, ti fa quasi sentire in colpa perché snobbi tutte queste persone che ti invitano.
Tant'è...
Sono particolarmente adirato per questo articolo preso dal Corriere che se la prende con i sindacati di Alitalia (verso cui pure sono ostile per il pessimo servizio che fanno, come ho scritto qui). Mi arrabbio perché leggo quest'altra notizia, di ieri: manager fallimentari che ricevono premi aziendali per le buone performance, anche se le performance sono pessime.
Allora, le mie tesi sono
1. non voglio difendere i sindacati Alitalia, anzi gente che si comporta così non merita di lavorare
2. in Italia è diffusa una sbagliata cultura del lavoro
3. in Italia c'è una sbagliata cultura di mercato: i dirigenti devono ricevere incentivi solo se l'impresa va bene sul mercato, altrimenti veramente sono i degni capi di sindacati pessimi.
Il mercato, ed in generale il capitalismo, sono un'importazione anglosassone, va bene, ma la nostra cultura mediterranea o porta tutta la razionalità del mercato, oppure pensa ad alternative. Il mercato "all'italiana" è un papocchio che non può funzionare. Mi chiedo come diavolo facessero i Medici nel '400-'500 a dominare il settore "mondiale" del credito...
Mi spiace per chi non è venuto a questo evento, s'è perso l'incontro con una delle più belle testimonianze vive e attive della Terra, chiamata Caritas ambrosiana.
Partiamo da una specificità milanese: a Milano i benefattori non fanno la carità, ma donano il loro patrimonio perché ci siano istituzioni che facciano carità. E' una differenza fondamentale, che contraddistingue l'etica ambrosiana da molte altre. Detto questo, rubo al Direttore della Caritas un discorso bello e vero.
Il Povero non è il vecchietto bello, carino con la giacca sgualcita che chiede la carità. Il Povero, quello vero, quello che c'è nella realtà è ladro, farabutto, ingannatore. Il Povero, data la sua condizione, vuole fregarti, approfittarsene, rubarti portafogli, cellulare e documenti. Se cerca di suscitarti compassione, è solo per fregarti. Può sembrare brutto e abbietto da dirsi, ma è la verità testimoniata da chi (quelli della Caritas, non il sottoscritto) i Poveri li incontra, si confronta e si scontra ogni giorno. E allora, l'Etica ambrosiana risponde che non bisogna dargli una moneta, ma dargli un lavoro dove si assumano la responsabilità per cui "lavoro=stipendio".
Le vicende dei campi Rom sono esemplari. Esiste un'etica paternalistica, testimoniata da De Corato che pure dice di difendere i valori cristiani, che passa da uno sgombero all'altra sottoponendo queste bestie in un nomadismo urbano di fuga in fuga. Esiste un'Etica ambrosiana veramente cristiana per cui si dice "ti faccio il campo Rom se tu ti impegni a registrare le persone che ci sono dentro, a mantenere standard igienico-sanitari e a mandare i bimbi a scuola", sennò niente campo Rom. An e Lega hanno bruciato questi campi Rom "per difendere i valori cristiani". I Rom sono persone, sono vita, sono LA Vita (molto più degli embrioni congelati).
Infine, un dato che a me ha colpito moltissimo. A Milano si dice che i poveri sono meno del 10%: FALSO! Bisogna considerare la soglia di povertà NON in funzione della media nazionale, ma del costo della vita milanese (concettualmente non è difficile).
Si viene allora a scoprire che il 20% (!!!) degli abitanti del Comune di Milano è al di sotto della soglia di povertà. Parrocchie e Caritas sono probabilmente l'unica azione per contrastare questi problemi, mentre il Comune e la Regione continuano a finanziare cooperative pseudo-cristiane che fanno quella carità paternalistica di cui parlavo prima.
Rabbia! La mia è rabbia perché quando vedo cose che funzionano, bene e secondo alti ideali, bisogna innanzitutto conoscerle, farle conoscere e supportarle.
L'economia dice: crisi generale in vista e minima disoccupazione portano l'inflazione a crescere, ovvio no? Mi sento povero, uso i soldi che ho e consumo -> I prezzi vanno su a fatturato costante perché c'è gente che spende.
Il giornalismo recepisce: crisi generale in vista porta l'inflazione a crescere. Più poveri perché i prezzi vanno su.
A voi di giudicare.
Pensi che futuro ci possa essere ora che ci sarà l'Expò.
Pensi a che futuro ci sarà per l'Italia ora che torna Berlusconi e che la gente immola ideali dichiarati di Sinistra, dimenticandosi della loro realizzabilità e che, peggio, alla prova dei fatti hanno scelto gli ideali alla loro realizzazione concreta.
Pensi al monologo di stasera di Travaglio su Berlusconi, da ascoltare.
Pensi al tuo nuovo lavoro, a quello che sarà poi, alle prime cose che concretamente hai da fare.
Pensi a quell'amico che ha pubblicato il suo primo libro.
Pensi che ti ha fatto piacere condividere quelle brioche buone buone, avanzate da un qualche convegno dove c'era troppa poca gente.
Pensi al tuo nipotino che inizia con la manina a stringerti il dito.
E poi vieni a sapere che uno muore per una partita di calcio, e non conta che avesse ragione o torto o il colore della sciarpa perché, purtroppo, è l'ennesimo di una lunga lista.
Pensi che qualche incidente sempre è successo e sempre succederà, ma ti chiedi cosa si possa fare perché tutte queste cose siano anche solo un poco diverse, in meglio si intende.
"Bisogna iniziare a fare bene il proprio lavoro - insegnava Chico Mendez - perché il mondo inizi a migliorare". Eppure pare ancora poco, troppo poco.
Domattina mi alzerò un po' più presto.
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