e dire che la speranza c'è

30/05/07

Stamattina forse ero un po' disfattista, in fondo di gente intelligente ce n'è: leggete questa intervista.

E come dice Sasha: "mai mollare la presa!".

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poco di nuovo sotto il sole calante

Riprendo il mio precedente post.

Le recenti elezioni amministrative danno da ragionare su un governo dal debole riformismo per debolezza interna (ricorda il primo centro-sinistra del 62-67) e per debolezza parlamentare (sappiamo tutti la storia della maggioranza in Senato...).

Se dall'Unione di arrivasse ad un'alleanza PD-SD dove quest'ultima assorbe PRC+Mussi+PdCI credo che il governo ci guadagnerebbe, anche perdendo qualche parlamentare o qualche feudo locale, in favore di un'immagine netta e forte e di un'azione di governo tesa tra riformismo e radicalismo, che sarebbe la cosa migliore per un governo di Sinistra.

Ma non diciamo che ora la politica italica è in crisi, viviamo in un ventennio di decadenza progressiva, rendiamocene conto e agiamo di conseguenza.

La decadenza non è solo nella Sinistra, sia chiaro, è in un paese gerontocratico ed in una cultura che non ha né intellettuali affermati né intellettuali underground. Non riconosciamo la nostra cultura recente ed idolatriamo il primo che scrive 2 caXXXe sul suo blog.

Ricominciamo a lavorare da oratori e case del popolo, a fare rappresentanza studentesca sui problemi degli studenti e vedrete che sorgerà l'avanguardia di una nuova generazione.

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amministrative 2007: poco di nuovo sotto il sole

29/05/07

La tornata elettorale di quest'anno merita almeno un post.
Premettiamo due regole: da quando c'è il (blando) bipolarismo, in Italia chi è al governo ha sempre tendenzialmente perso, secondo nell'interpretazione di questi dati bisogna sempre considerare che si tratta di un'intersezione di vicende locali con quelle nazionali.

Detto questo, c'è poco da commentare: il centrodestra recupera quelle piazze dove aveva perso 5 anni fa in virtù della prima regola di cui ho detto nella premessa. Ma Monza era un feudo di ForzaItalia e Verona è città dove dominano da sempre la destra xenofoba filo-leghista ed un cattolicesimo tendenzialmente conservatore. Se volete le (uniche) vere sorprese sono Gorizia e Alessandria, ma forse non conosco dinamiche locali. Capitolo a parte Agrigento: non sarei così esultante ad aver vinto con uno che 2 mesi fa era segretario UDC...

Insomma, se guardate le elezioni politiche dell'anno scorso il centrodestra vince (e vince bene) dove già aveva vinto, l'attuale maggioranza parlamentare fatica ma tiene. All'Unione probabilmente è mancato l'apporto di quei moderati sostenitori non così convinti (spesso corrispondendi con l'elettorato largo dei DS o, più spesso, della Margherita). L'attuale centro-sinistra non sa parlare alle regioni del nord (Torino a parte), ma questo lo si sapeva da tempo...

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SALVI!

27/05/07

Finalmente anche noi abbiamo qualcosa da festeggiare. Salvi, all'ultima giornata ma arrivati 12esimi che non è mica un brutto risultato, soprattutto vista la condizione in cui eravamo alla metà dell'anno.
Pioli non mi piaceva (inesperto in confronto alla disperata situazione in cui eravamo), ma era anche vero che la formazione era disastrata (acquisti "geniali" come Kutuzov...).
Grande Ghirardi che ha dimostrato soprattutto di avere i coXXXXni per comprare una squadra in crisi da anni. Ottime le intuizioni di prendere Rossi e Ranieri. Spero che entrambi rimangano, soprattutto Rossi che è un talento ed ha bisogno di giocare tanto per fare esperienza: se tornasse ora al Manchester United non sarebbe titolare... Ma non voglio parlare di mercato.
Grandissimi tutti, soprattutto perché han saputo lottare e crederci fino in fondo.

Mi spiace sapere in B il Chievo che era una squadra simpatica, mentre volevo in B il Siena perché Beretta si era comportato male andandosene da Parma (dove aveva letteralmente bruciato Maccarone - ma come fai a mettere trequartista uno che è una prima punta???). Ma in fondo l'unica cosa che conta è che il Parma sia salvo.

Mi piace del Parma che sia una squadra normale, di quelle che lotta suda e fatica anche se i giocatori non prendono milioni su milioni e non sono su tutti i cartelloni pubblicitari.

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come nei titoli di un film

Sembra un segno del destino. Arrivato alla laurea, prossimo ad iniziare il mio primo lavoro sembra che ora tutti i pezzi del mio passato ritornino, come dovessero rendere onore al passaggio di vita.

Pezzi di passato, li ritrovi lì appiccicati alle foto che conservi nei cassetti della memoria. Fogli di annali che sono la storia che tu stesso hai scritto, ma senza rileggerla ora ti accorgi degli errori di battitura.
Ma ritrovi gli stessi volti, sorrisi diversi su capelli uguali... no era il contrario, ma il tempo confonde i dettagli.
Lascia convinzioni incrostate attorno alle crostate mangiate compleanno dopo compleanno. Ché a 12 anni non ti rendi conto che passano le settimane e che si fanno mesi che diventano i 13 anni. A 17 anni inizi a renderti conto che esistono gli anni perché magari vedi qualche compagno bocciato e lì impari cosa vuol dire un anno che, all'università, un anno non è più tanto e poi se vai a studiare la città ed il territorio allora misuri il tempo in quinquenni o decenni.

Ritrovarsi come nei titoli di un film; perché nei titoli di un film trovi sia le comparse delle prime scene sia i protagonisti di quel finale a sorpresa che un'ora prima non sapevi manco immaginarti.

Amarcord. Non è inglese, è romagnolo ad'ma r'cord "io mi ricordo". Ma se non siete stati mai a Rimini, lontano da spiaggia e discoteche, è difficile spiegare. Ché la Romagna, quella meridionale, ha paesaggi da favola verso San Marino e San Leo, su quelle strade a ricordare il fantasma del Pirata, parabola tragica e didascalica della disgrazia dello sport contemporaneo. L'eroe travolto (devastato) dal successo. Io mi metto tra quelli che si esaltava vedendolo scalare, sì mi metto tra quelli che "ad'ma r'cord" i pomeriggi a inseguire la sua bandana...

Trovo sempre un po' incredibile che uno stesso nome possa associarsi a persone diverse, ma così è se vi pare.

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fiocco grigio nel ducato

25/05/07

Era la notte tra il 24 e 25 che si segnalava una grande stella con la coda dalle parti di una concessionaria di periferia e tutti dicevano: Fiat lux!
Arrivano pastorelli dalle contrade di Bonola e Lampugnano, usciron le contadine dal Molino Dorino per vedere Colei che era appena nata: avvolta in un panno blu, con due condizionatori, cowy e donkey, a tenerla in fresco.


E insomma, finalmente è arrivata. Dopo il rito del battesimo dai Vigili (sennò come ddddiavolo trovo parcheggio qui sotto casa), ora riposa per riprendersi dal parto.

In tutto il Ducato è stata indetta giornata di festa e giubilo (le foto non sono ancora disponibili che sennò finivano subito sui siti pedopornomeccanici...). Il nome non è ancora stato comunicato per rispettarne la privacy.

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verso le urne

Tutte le elezioni amministrative sono una commistione di questioni locali e nazionali, era così quando al governo c'era il signor B., lo saranno ancora.
Stiamo però attenti ad una cosa: B. sbaglia quando dice che da Verona partirà la loro riscossa. Sarebbe come dire che se la Sinistra avesse vinto a Bologna con Cofferati vincente su Guazzaloca allora sarebbe stata la riscossa... ma scusate, Bologna è una città di centrosinistra da secoli, il Guazza è stato un caso unico e raro. All'opposto, Verona è città destrorsa, non è una colpa (per carità!), ma se vince il centrodestra... beh... è ovvio!
Così come in Sicilia ha vinto il centro-destra, ma sarebbe come dire che in Toscana vince la sinistra. Scajola (persona elettoralmente intelligente) capì di aver perso le elezioni in Friuli non perché fosse stato eletto Illy, ma perché anche Udine (città di centrodestra) aveva votato Illy (se a Trieste votano centrosinistra è normale, a Udine no).
E quindi, insomma, non sarà Verona a dirci granché.

Aveva ragione ieri D'Antoni a dire che anche il governo Berlusconi ad un anno dalla costituzione aveva scarsi consensi, l'opposizione in massa in piazza e perdeva le elezioni locali (pensate ad un signor Presidente della Provincia di Milano...).

E insomma...

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Italia, un paese divertentissimo

24/05/07

L'Italia sembra uno di quei paesi della cuccagna: l'Inter vince la serie A e la Juve la B ché così son contente entrambe, la Roma la Coppia Italia mentre al Milan la champions, ah... alla Lazio un posto in champions per l'anno prossimo: tutti contenti.
Già, ma non erano quelli della lobby che gestivano il mala_pallone italico? Cioè, se c'erano dei colpevoli, qualcuno doveva essere penalizzato, ma risultati alla mano, la Juve è l'unica che s'è fatta una passerella in serie B con buona soddisfazione delle altre squadre.
E i colpevoli? Moggi, fatto fuori, ma Galliani? Insomma, Galliani era colpevole, ma al Milan niente.

E se non bastasse, il successo sportivo (meritato sul campo) del Milan è diventato uno splendido spot elettorale: chi ha abbracciato Pippo una volta vinta la coppa? e di fianco a chi l'ha alzata Maldini? Ma d'altronde noi siamo un paese così divertente che voteremo il Presidente B. perché la sua squadra vince (???), e in fondo se ci sono state irregolarità le ha fatte Galliani. Ma la magistratura comunista, com'è che quando condanna Unipol è una magistratura giusta?
Ma soprattutto, la SEVERISSIMA legge Frattini sul conflitto d'interessi doveva impedire di essere Presidente del Consiglio e Presidente di una società. Così Berlusconi avrebbe dovuto essere al più presidente onorario del Milan, che comunque i colori rossoneri vengono strumentalizzati a fini politici. Povero diavolo. E chissenefrega se qualcuno, leggendo, dirà che sono il solito comunista, ma è 'ilvio che ha detto che se il Milan avesse vinto la champions (perché poi non la si possa più chiamare in italiano...) lui avrebbe vinto le elezioni amministrative (cioé, se Inzaghi segna ad Atene, lui vince a Rho???). Che divertente questa Italia...

Io ieri sera ero al cinema...

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una gran voglia di PartitoDemocratico

23/05/07

Wow, signori la notizia è veramente esaltante: leggete qui. E' stato costituito il comitato promotore del PD. La notizia è quella che ti fa eccitare la pelle, se dovevano essere 30 "saggi" per il "nuovo" partito, alla fine sono 45 (+50%) perché in fondo un posto da "saggio" non lo si nega a nessuno.
E quindi vai con l'entusiasmo, vai con la riduzione dei costi della politica: se iniziamo così... iniziamo proprio bene. Innanzitutto la grande apertura alla società civile c'è stata visto che possiamo addirittura usare le dita di una sola mano per contare i non-dirigenti di partito perché, caro Romano, Follini non è società civile come non lo sono Amato o la Sbarbati...
Sarei anche curioso di sapere la provenienza geografica di questi signori perché ho il sentore che di milanesi ce ne siano proprio pochini... e la questione qui è culturale, perché Milano è sicuramente la città più aperta all'internazionalizzazione e una di quelle culturalmente più fertili in Italia (assieme a Roma e Torino).

La politica dovrebbe prendere decisioni di interesse collettivo. Innanzitutto, se si dice che i saggi dovevano essere 30, avrebbero effettivamente dovuto essere 30. Qualche donna in più poi forse non faceva male (andate a vedere il governo Sarkozy...) e insomma, se il Pd non ha il coraggio di iniziare da queste decisioni, parte col piede sbagliato.

Me la prendo su questo tema perché se non iniziamo a vedere del nuovo da queste cose, poi non possiamo aspettarcene altre.

E mi spiace perché mi piacerebbe poter entusiasmarmi davvero sul Pd...

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a Sinistra

22/05/07

Politicamente ho una posizione ben precisa, credo in una Sinistra socialdemocratica.
Credo che si debba investire nelle capacità dei più deboli per stimolare la mobilità sociale attraverso il motore della meritocrazia.
Credo si debbano scardinare le rendite di posizione, investire nelle capacità di chi si trova indietro e garantire il giusto riconoscimento di chi lavora. E' la socialdemocrazia, non è il socialismo che non investe sulle capacità ma vuole tutti uguali, non è la destra conservatrice che difende le posizioni acquisite né la destra liberale che sostiene la meritocrazia senza preoccuparsi di investire sulle capacità dei più deboli.
Ma sia chiaro: si investa sulle capacità di chi è indietro, non dandogli contentini, qualche soldo in più (giù le tasse, wow!), ma sula scuola, sull'accesso al mercato del lavoro, sulla sanità per tutti. I bravi, i forti ce la faranno sempre, in qualunque società. Di gente all'angolo della strada ce ne sarà sempre, purtroppo. Il problema è il corpo medio della società.
Investire sui più deboli è quella forma di solidarietà sociale (carità cristiana nell'etica ambrosiana) che fa sì che la meritocrazia non sia un tritacarne, che lo sviluppo non sia una guerra fratricida.

Ieri ero in segreteria a ritirare il certificato di laurea: un solo sportello aperto, una dipendente che serviva una coda di una dozzina di persone e dietro cinque dipendenti che ridevano
e scherzavano senza lavorare.
I Sindacati Alitalia sono i peggiori sindacati possibili: chi è lo scemo che comprerebbe una società con questa tensione sindacale? Scioperare ora significa non voler farsi comprare e se qualcuno è così scemo da comprare questi dipendenti, chiederà un ribasso forte. Ma in fondo, è gente che non vuole meritocrazia, non capisce che così si condanna quell'impresa al fallimento, ha ragione Ichino. Sono dipendenti che non vogliono uscire dal pubblico impiego che garantisce la non-licenziabilità.
Ad Arese i Cobas (ma alla CGIL non dispiaceva) volevano che tutti i dipendenti avessero un nuovo posto di lavoro: tutti assieme rispettando tutte le stesse posizioni nella catena di montaggio. Litigarono con la CISL che, invece, si preoccupò di trovare altri posti di lavoro, anche non tutti assieme, anche spezzando quella catena di montaggio ché l'importante era avere un lavoro.


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\Afterhours/

Sono nella casa dove abitavo da bambino
Riconosco ogni oggetto
La disposizione dei mobili, i colori
La luce era diversa negli anni settanta, ho riconosciuto anche quella
Ho aperto tutti i cassetti per essere sicuro che in tutti questi anni nessuno
Abbia toccato la mia roba
C'è un'intera brigata dell'esercito britannico li dentro
Rosa
Sono ancora intenti a schierarsi per fronteggiare l'attacco imminente
Ma l'attacco non avverrà mai
Il divertimento per me era disporre i soldatini come se dovessero affrontare un ingaggio particolare,
e poi, senza che nulla avvenisse, cambiare la disposizione
Sono ancora lì come li avevo lasciati venticinque anni fa
L'ufficiale ha il braccio teso davanti a se mentre sta per prendere la mira
la testa piegata verso l'alto mi guada implorante: "Vado?".
Ho richiuso il cassetto
Ho setacciato tutta la stanza in cerca di quello che avevo lasciato
Ho trovato tutto meccanicamente come se non avessi bisogno di ricordarne la posizione
Devo aver fatto un bel casino perchè mia madre è entrata
Giovane e bellissima
Rideva
Mi ha preso in giro
Una strana calma, una calma enorme
Non so cos'è
Ma non ho mai pianto tanto come al risveglio
Ho rifatto il percorso che mi portava dalla scuola alla casa dei miei
La prima volta dpo venticinque anni
C'è una sensazione che non ho mai più provato
Non abito più lì da sempre
Ho avuto una vita
Altrove
E' solo una stupida villetta con uno sputo di giardino, ma sarà la prima cosa che comprerò
Quando sarò ricco

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della piazza e del calendario

20/05/07

Parto da un mio vecchissimo articolo (lo trovate qui) che ha ritrovato per me una persona che mi stima molto (ipse dixit, però mentre me lo diceva puzzava di vino, tant'è...). Un articolo vecchio di 4-5 anni e di cui io stesso avevo perso memoria però, come dissi quando iniziai, qui è tutto autocelebrativo, come ogni blog.

Parto da quell'articolo in realtà per dire tutt'altro e parlare di due concetti.

Il primo è quello della piazza. La Piazza, doveroso metterla maiuscola, è un luogo urbano. Non tanto uno spazio, né un concetto architettonico-urbanistico, quanto quello di luogo. Dove vai e vedi di tutto e da tutti sei visto. Il forestiero che entra in città se ne rende conto quando, passate le mura, si ritrova nella prima Piazza, non nella prima strada. La strada è movimento, la piazza è luogo di arrivo/di partenza. La Piazza, se la frequenti, significa che sei democratico. Tutti ti vedono, incontri, parli, sai e loro sanno, dici e vedono, comprendi e sei frainteso come in ogni migliore piazza [ormai non capisco più se scriverlo maiuscolo o minuscolo, tant'è...]. In Piazza bisogna andare e significa che si fa politica, che vuol dire occuparsi della polis e l'agorà è piazza, così come lo è il mercato, solo le religioni tendono a rinchiudersi in luoghi chiusi e raramente scendono in piazza. Nella piazza si vive, si svolge una vita a cui i milanesi sono poco abituati: sotto la Madonnina credo sia rimasta solo una piazza come dico io che è quella di San Lorenzo. La Piazza più bella del mondo è, SENZA DUBBIO, Santo Stefano a Bologna. Ma senza ombra di dubbio. La Piazza conosce la ciclicità del giorno e della notte, delle stagioni. Vi si sedimentano archtietture secolo dopo secolo.

La ciclicità del calendario è, invece, uno dei misteri più incredibili della vita. Il calendario è sempre o stesso e sempre cambia. Pensate al Natale, quando anno dopo anno ti ritrovi a pranzo/cena coi parenti. E ogni anno ti aggiorni, ti aggiornano di storie, di scuole che avanzano anno dopo anno "ma come sei cresciuto" "ti sei fatta proprio bella" "ma sei già all'università??? mi ricordo che eri alto così" "sembra ieri che ti sei sposato". E gli anni passano e il Natale arriva tutte le volte, inesorabile.

E quindi ieri ero in una Piazza per una ricorrenza da Calendario. E si intersecano in una volta storie vecchie e vecchissime e persone che non immaginavi le ritrovi nella stessa piazza con persone che invece immaginavi benissimo. E il Calendario è sempre lo stesso e la Piazza sempre quella e gli anni passano e tutto sommato te l'aspettavi e tutto sommato non ci avresti creduto. E insomma, so che non sto rispettando le regole di grammatica italiana ma non sono io che insegnerò quella disciplina. E insomma, tutto questo riassume in un solo passaggio due concetti altissimi, affascinanti bellissimi: la piazza ed il calendario.

Due concetti che resteranno, rispettivamente, nello spazio e nel tempo arricchendo lo spazio-tempo di significazioni umane perché, di questo ne sono sicuro, è il senso quello che fa la differenza.




Dico una preghierina e chiedo clemenza al mio gestore di telefonia, ma oggi mi sento vodafone.

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Ambrosiana-mente

19/05/07

Su questo tema non si può essere brevi.

Ambrosiano, da Sant'Ambrogio, vescovo e patrono di Milano, anche se proveniva da Treviri (in Germania). Ambrogio è un santo lontano dalla concezione odierna di santità, era un santo del suo tempo a cui va il merito di aver ispirato, nei secoli a venire, un'etica tutta milanese.
Ambrogio fu acclamato vescovo per portare la pace tra cristiani e pagani in città. Lui era pagano, ma venne battezzato e portò la sua missione ecclesiale-istituzionale fino in fondo. Capì che in tempi in cui l'Impero stava già crollando, bisognava essere di riferimento per la comunità. Tra le varie cose, formalizzò un rito comune per la Messa in tutta la diocesi, cosa che nessuno aveva ancora fatto, e da allora la Chiesa milanese ha un rito diverso da quello romano, un caso unico al mondo.

Ambrogio, come tutti i grandi, fu un po' frainteso e conta più per quello che ispirò poi di quello che fece lui.

L'etica ambrosiana è un'etica cristiana cattolica (l'insegnamento è "amatevi l'un l'altro, come Cristo amò voi"), è un'etica sedimentatasi nei secoli. E' un'etica poco teorizzata e molto molto praticata. E' l'etica del maestro di bottega che prende a praticantato il ragazzo e gli insegna il mestiere come fosse suo figlio. E lo apprezza ed incoraggia al lavoro educandolo come fosse un figlio che non può avere, ma non lo si confonda come paternalismo ché qui siamo a bottega e le cose devono funzionare e si deve lavorare. E il ragazzo ripaga gli insegnamenti col lavoro, con l'impegno e la dedizione.

Questa è l'etica che ha contraddistinto la Grande Milano industriale: l'accoglienza a tutti se venivano qui a lavorare ché poi, quello che uno fa, come si diverte, cosa pensa non sono problemi. E' una solidarietà che porta ad insegnare il mestiere lavorando. Si accoglie non tanto in casa, quanto in bottega.

A Londra, la prima via dedicata a degli italiani è "lombard street". La prima Università milanese fu il Politecnico (gli ingegneri...), non un'università umanistica. Il Politecnico con Sant'Ambrogio e la Scala sono i veri simboli di questa città. Non il Duomo, ma forse aggiungerei, oggi, anche San Siro, ma poi lo confondereste con una chiesa...

Un'etica così concepita, ribadisco praticata e poco teorizzata, porta a credere che il problema della famiglia, e quindi dell'intera società, sia proprio il lavoro. Mi spiego: non sono la fecondazione assistita (che fanno pochi ricchi) o l'eutanasia (che pure andrebbe normata per capire la distinzione eutanasia/accanimento terapeutico) quello che sta mandando in crisi la società.
La chiave di volta che crea la crisi sociale che stiamo vivendo è nel precariato dei giovani lavoratori perché se hai un lavoro precario non puoi permetterti di sposarti, devi avere un reddito ragionevolmente stabile per pensare di fare anche dei figli. Su questo l'attuale cardinale di Milano è stato sicuramente chiaro: la lotta al precariato è un dovere sociale perché insulta la dignità della persona, del giovane lavoratore che, usando i termini di prima, non è accolto "come il figlio che non ho". Senza questa sensibilità, la società condanna le famiglie sul nascere.
E' una definizione del problema che, purtroppo, è sentita solo, o quasi, dalla Chiesa milanese (al più lombarda).

Trovo avvilente chi dice che il problema della famiglia sia la fecondazione assistita perché... ma quante famiglie ricorrono a questa tecnica? Lo fanno solo i ricchi (costa) e comunque, diciamocelo, a tutti piace di più far figli in maniera naturale...

A Milano non c'è mai stato un vero problema di laicità perché il Vescovo, almeno negli ultimi decenni, ha sempre avuto un certo stile ed i Sindaci che si sono succeduti hanno tenuto il doveroso rispetto verso l'Arcidiocesi, superando quella commistione istituzionale che invece era necessaria ai tempi di Ambrogio (sì, ma allora c'era ancora l'Impero romano...).

Esiste, infine, un problema di "tattica" della Chiesa.
A proposito di valori, Cristo era un rivoluzionario ("porgi l'altra guancia"), il Vaticano non può essere conservatore ("difendiamo la vita"). Non si può giocare in difesa quando si ha qualcosa di così esplosivo come il messaggio evangelico, significa che qualcosa non va. E poi, la storia insegna che chi gioca in difesa alla fine perde.

E infine Milano insegna che un'altra Chiesa è possibile, basta crederci.

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Peccato sapere di certe cose...

18/05/07

Ho visto una grande menzogna.

Ieri è stato eletto Nicola Plescia al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, merito a lui che c'è riuscito peccato che sia stato eletto sulla grande menzogna di chi si dichiara l'unico candidato del Politecnico, una menzogna costruita sull'idea che fosse una candidatura unitaria. Al contrario, Plescia rappresenta una parte del poli, la parte ciellina degli studenti. Eppure, la lista che lo sostiene mente dichiarandosi a-politica.

Peccato aver visto i suoi candidati studenteschi che, usciti dall'università, venivano sotto casa mia a fare i banchetti di Forza Italia per le ultime elezioni politiche.

Peccato aver visto tanti ragazzi di CL in tv con la felpa azzurra con scritto "Berlusconi".

Peccato vedere che l'a-politica CL levi una protesta contro la carenza di borse di studio solo dopo che al Ministero dell'Università Mussi sostituì la Moratti.

Peccato vedere che CL si nasconda dietro sigle come "Lista aperta per il diritto allo studio" o "obiettivo studenti". Quando gli ho chiesto perché lo facessero, rispondevano "perché la gente ha un'idea sbagliata e negativa di CL". Ma così l'idea di CL non migliorerà mai... Gli chiesi se la Lista Aperta per il Diritto allo Studio fosse politica e mi hanno risposto di no. Tempo un mese, il loro responsabile nazionale è stato candidato ed eletto in Consiglio comunale a Milano in quanto "ex-responsabile nazionale della Lista Aperta per il Diritto allo Studio".

Peccato sapere che durante una campagna elettorale i ciellini hanno messo le mani addosso ad una ragazza candidata con la sinistra: niente di grave, naturalmente, però è un peccato sapere che è successo...

Peccato scoprire che gli insegnamenti di don Giussani sono serviti per costruire una macchina elettorale incredibile (alle ultime elezioni europee Mauro, candidato di CL-FI, prese qualcosa come 100.000 preferenze, ed era candidato solo a Milano).

Peccato scoprire che gli insegnamenti di don Giussani sono serviti per costruire il secondo impero economico in Italia, la Compagnia delle Opere, secondo naturalmente solo a Mediaset (dati dal meeting di Rimini).

Peccato vedere che CL abbia fatto dedicare a don Giussani il più brutto dei parchi milanesi (l'ex Parco Solari), oltretutto degradandolo a "giardino don Giussani". Ma se piace a loro...

Peccato perché non c'è niente di male a dire che CL è un movimento che sostiene ForzaItalia, anzi in democrazia se ti esponi pubblicamente fai più bella figura.

Peccato sapere che dicendo queste cose i ciellini si arrabbieranno perché, diranno, si fa peccato a dire queste cose...

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di tante cose

17/05/07

Di tante cose si dovrebbe scrivere, come dovere morale perché di fronte a quelle cose restare in silenzio ci rende conniventi, e quindi colpevoli.


Del sole, della poca acqua qui in pianura, il Generale Caldo si prepara a farci sudare quest'estate. Un'annata strana, di passaggio; un anno che si è dimenticato l'inverno di cui, invece, c'è bisogno perché senza freddo non emerge la voglia di caldo.

Succedono cose ben più strabilianti qui in terra: un Cristo dal messaggio rivoluzionario ed una Chiesa che si fa invece conservatrice, gente che nasconde la sua identità ciellina per raccattare voti tra gli studenti, come se CL fosse una mafia di cui vergognarsi...

Tra poco sarò in Triennale, ma dall'altra parte, sul palco, a parlare di Milano che dovrebbe essere città universitaria, ma non lo è, per la distrazione ambrosiana. Ma sull'etica ambrosiana tornerò prossimamente, ché ci devo pensare bene a cosa scrivere.

Non ho idea di chi legga questo blog, ma mi dicevano che nei blog non bisogna parlarsi addosso e quindi smetto subito.

Un mese dalla laurea, tra poco ci arrivo: il 20, per l'appunto, quel numero 21 di cui il blog porta il titolo. Succede che veda sempre arancione attorno a me e mi torna in mente la canzone "confusion" degli Erratics... Ve la consiglio.

E poi, le Colonne di San Lorenzo sempre più gremite e stasera invece andrò da Leonardo da Vinci. La toponomastica è incredibile: quanti sanno chi era Cadorna e perché a lui è dedicata una piazza tanto importante; quanti sanno dove si trova Via Beruto che, invece, è stato probabilmente uno dei più saggi urbanisti milanesi della storia e a cui dobbiamo, tra le altre cose, il sistema di circonvallazione costruito al posto delle mura spagnole. Povero Cesare, gli rinfaccio giusto l'idea di voler lottizzare tutto il Parco Sempione...

"E poi e poi, gente vieni qui e ti dice di sapere già ogni legge delle cose". E la Paranza, ritmo di filastrocca che mi accompagnava appena qualche mese fa. E ritornerà la Paranza quest'estate. Arancione, colore bello, piacevole, rilassante nella moderata eccitazione che sa stimolare. Non rosso, ma quasi giallo.

E insomma...

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Terranauta

15/05/07

Dopo un circa 2 anni, ho ripreso a scrivere alcuni articoli per il portale Terranauta. Oggi è stato pubblicato il primo di questa nuova serie che troverete qui, mentre i vecchi li trovate qui.

Credo che Terranauta.it sia un buon sito, non certo perché accoglie i miei miserrimi articoli, ma perché c'è un punto di vista su musica, libri, arte e spettacolo non banale. Per questo gli faccio spudoratamente pubblicità.

Tra l'altro, se volete, potrete collaborare anche voi cliccando qui.

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de philosophia

14/05/07

Dunque, mi piace iniziare i post con "dunque". Ora facciamo un po' sul serio ed iniziamo a spiegare chi sono i Maestri, quelli per cui vale la pena fermarsi e leggere chi sono.
Due, in particolare, sono quelli a me più cari perché più vicini nel tempo e quindi più attuali ed evoluti nella progressione del pensiero filosofico (rigorosamente occidentale-europeo ché quello di altre regioni del globo non lo conosco e quindi non posso giudicarlo).
Il primo è Edgar Morin (grazie ad Anna per avermi prestato il libro "I miei demoni", ci misi appena 1,5 anni a leggerlo...) di cui trovate una scheda qui, il secondo l'ho conosciuto non ricordo più come, forse via internet cercando Morin. Si chiama Ortega y Gasset e trovate la scheda qui.

Per ora credo possa bastare ché la cultura va incrementata piano piano giorno dopo giorno.

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"se l'amore è un gioco, quali regole ti dai?"

Questo ritornello dei Perturbazione mi rimbalza in testa da quando ho comprato il loro nuovo cd. Perché? Perché sì, perché l'amore è un gioco, e bisogna essere un po' bambini per giocare, ma anche perché è una cosa serissima, altrimenti non si spiegherebbe perché affideremmo proprio al gioco l'educazione dei nostri figli.
Come di ogni gioco l'unica cosa da contestare è chi non rispetta le regole, implicite o esplicite, che stanno alla base di ogni gioco. Rispettate quelle, si gioca. Sì, semplicemente ed il campo è rivelatore di vittorie e di sconfitte, un rivelatore inesorabile. Ma non ci sono solo i giochi di competizione, ci sono anche i giochi dove si sfida la vertigine, quelli di immedesimazione e poi quelli di strategia o quelli i forza.
Certamente, a chi è un po' più adulto piace commentare l'esito del gioco, piace forse più leggere la Gazzetta il lunedì che giocare la domenica. E lì si contesta se uno ha rispettato le regole, se rispettate conta solo il risultato: il tabellone e la classifica sono lì, inesorabili, a dire com'è andata.

Ma non spingete troppo in là questa metafora...

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La mia Tipo mi ha lasciato

11/05/07

Ieri aveva avuto l'ennesima crisi, non andava più.
Ricoverata dal nostro "medico" di fiducia, stamattina il verdetto è stato inconfutabile: rottamazione, immediata.
Ed è stato così che dopo averla lasciata al suo posto al Sant'Agostino per l'ultima notte, stamattina verso le dieci è stata riavviata artificialmente: " se si spegne, non ripartirà più".
Col magone, abbiamo dovuto accettare il verdetto fatale.

L'abbiamo portata ancora increduli e sbigottiti verso il suo ultimo viaggio: una sofferenza per lei e per noi, poi nel parcheggio centrale della FIAT di Milano, dinnanzi alla riverenza delle più giovani Panda, Punto e Croma o delle ammiraglie Lancia e Alfa Romeo, è stata spenta definitivamente.

In prima fila l'abbiamo lasciata, ché lei non si era mai tirata indietro, MAI!

La mia Tipo di seconda mano, la mia SECONDA Tipo di seconda mano che mi faceva da pub da disco e da divano etc etc ora non c'è più.
La vogliamo ricordare per quello che era, per i cigolii con cui ti accoglieva quando salivi su di lei (la chiamavano "Sgniik"...), per il simpatico lezzo di olio bruciato che ti lasciava dopo un allegro viaggio in sua compagnia, per quell'autoradio ultimo modello... nel senso che poi di quel modello non ne han + fatte, era di quelle a cassetta che si estraevano tutte... E poi come dimenticare il cambio Fiat ché la retro entra una volta su due...
La ricordiamo così, per i chilometri fatti assieme e per i parcheggi mirabili regalatici, per l'eleganza e la sobrietà che l'avevano sempre contraddistinta: resterai sempre nei nostri cuori, GRAZIE




PS
Grazie a laFra per il sostegno in questo articolo.

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family day: ora no!

10/05/07

Sono cattolico, credo che la famiglia sia un valore, ma vorrei che si rinunciasse a questo tanto pubblicizzato family day.
No, non bisogna andare al family day (ovviamente non devo stare a spiegare cosa sia) perché ormai, nonostante le buone intenzioni dei promotori, è vittima di una strumentalizzazione politica insopportabile. Non so valutare fino a che punto fosse nelle intenzioni dei promotori il farsi strumentalizzare, ma sta diventando una manifestazione politica, non più Politica.
La famiglia è un tema di Politica, ma ormai sta diventando un bieco modo di strumentalizzazione partitica in una contrapposizione PRO/CONTRO insopportabile.

Chiunque conosca il valore della famiglia, sa che è un valore costruito giorno dopo giorno e non con manifestazioni di piazza. Una manifestazione, a dirla tutta, ci potrebbe anche stare, ma non per far fare bella figura ai politici di turni, ministri o presidenti di regione che siano.

L'alto senso della Politica della Chiesa e dei cattolici dovrebbe, a mio avviso, far comprendere questa cosa e dissociarsi, annullare la manifestazione. Dovrebbero...

Se avete pazienza di approfondire il tema, segnalo questo articolo che mi è piaciuto proprio molto: per visualizzarlo cliccate qui.

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Stendhal

09/05/07

"Ogni genio che nasce donna è un genio perduto per l'umanità", Stendhal.

Si rifletta su questa frase, fino a che misura è attuale, ma per favore non si cada nel femminismo o, peggio, nel femminilismo: le donne sono un valore in quanto persone, non in quanto donne. Perché se essere donna fosse un valore positivo, allora essere uomo sarebbe una colpa.

Però, temo che Stendhal abbia ancora ragione...

Leggetevi questo articolo.

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pensieri primaverili

08/05/07

Ieri ero a Telelombardia per registrare un'intervista su Bovisa per EuroMilano. Esperienza molto divertente, soprattutto per chi non è mai stato davanti alla telecamera. Sono andato per due ragioni: EuroMilano è la migliore delle società immobiliari operanti a Milano, non è perfetta ma è quella che finora ha fatto i migliori progetti; la Bovisa è un quartiere che ho imparato ad amare ed apprezzare. Quello della Città di Giovani e della Scienza in Bovisa è una grande intuizione, ma come tutte le cose milanesi non è poi fatto così bene: per intenderci, se ci mettevano più residenze per l'università magari si otteneva finalmente qualcosa di rango internazionale. Ma al Comune piace così e quindi "amen!" (minuscolo, x favore).

Ieri sera un ultimo saluto ad un amico che va in Germania a studiare ed un po' mancherà; un'altra compagna di studi (ma soprattutto amica), tornata dall'Inghilterra, ora chissà dove finirà. Dico questo perché sono i segni del passaggio, della fine dell'università. Sono le storie di ognuno che però segnano il passaggio. E tant'è...

Ma non augurerò "in bocca al Lupo", ché i lupi a me stanno simpatici e non è bello augurare che crepi...

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en France

06/05/07

Sarko' a gagné!

J'aimais pas Sego, mais je l'aurai votée (mais seulement au balotage). La gauche française est encore socialiste, ils n'ont pas encore compris que le socialisme à été defaite par l'histoire. La gauche a son vie dans la socialdemocratie, comme l'Italie a decouverte il y a quelques années. Mais en Italie on avait le partie communiste, pas le socialiste. Nous avons compris la defaite du socialisme/communisme et avec M. Prodi nous avons une Gauche continentale moderne, comme en Allemagne. Royal aura pu etre la nouveuté et donner de l'enthousyasme (une presidente), mais elle n'a été pas assez capable. Et puis, pas bonne l'idée de candider la femme du secretaire de le PSF!!!
Amis français, vous avez à repartire par l'alliance Royal-Bayrou si vous voulez une gauche moderne, parce que les socialiste doivent comprendre que Bersani et Prodi sont les symboles de une gauche moderne.
Très dommage de voir Lyon et l'Isère voter à droite.


Sarko' ha vinto.
Non mi piaceva Segolène, ma l'avrei votata (ma solamente al ballottaggio). La sinistra francese è ancora socialista, non hanno ancora compreso che il socialismo è stato sconfitto dalla storia. la sinistra ha la sua via nella socialdemocrazia, come l'Italia ha scoperto qualche anno fa. Ma in Italia c'era il partito comunista, non quello socialista. Noi abbiamo capito la sconfitta del socialismo/comunistmo e con Prodi abbiamo ora una Sinistra continentale e moderna, come in Germania. La Royal avrebbe potuto essere la novità e dare entusiasmo (una presidente), ma non era abbastanza preparata. E poi, non buona l'idea di candidare la moglie del segretario del PSF!!!
Amici francesi, dovete ripartire dall'alleanza Royal-Bayrou se volete una sinistra moderna, perché i socialisti devono comprendere che Bersani e Prodi sono i simboli di una sinistra moderna.
Peccato vedere Lione e l'Isère votare a destra.

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Era il 2002, o forse il 2001...

“Parlare è fidarsi e catarsi. Non dire, col rischio che l’altro non capisca, è voler dire e non dire, nascondere/nascondersi qualche cosa” (M.G.)

Ho ritrovato questa frase dopo tanti anni. Era in uno di quei file che tieni nel PC, che si conservano non si sa per quale motivo. E poi, in un pomeriggio di una qualsiasi domenica, la ritrovi.
Era di un messaggino che ricevetti da una grande persona nel 2002, o forse nel 2001 o 2000? no, sembra troppo, però... forse... non ricordo più bene.
Non dico da chi proveniva, ché potrebbe passare di qui e chissà cosa ne direbbe. Però, vale la pena citare questa frase perché, nella sua ambiguità, stimola fertili riflessioni. Porta ad interrogarsi.
E' una frase che conservai a lungo nel cellulare, ogni tanto la rileggevo e mi fermavo a pensare. Poi, come molte cose della nostra vita, è diventata un pezzo del passato obliato. Cose lasciate indietro perché le si possa ricuperare poi. Ne parlai con chi mi inviò il messaggio, più volte. Ri-utilizzai quella frase più volte e poi, chissà come (l'ho detto e lo ripeto), lasciai questa frase al tempo che fu.

Non ho mai capito se sono d'accordo o no con questa frase.

Riderei molto se chi l'aveva pensata passasse di qui e me ne chiedesse conto. Riderei molto, sì, riderei molto perché io mi ricordo... sì, io mi ricordo...

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Io vagabondo

Questa è una canzone importante, fondamentale. Dice molto, dicono sia la canzone + cantata dopo Fratelli d'Italia, anzi dovrebbe sostituire l'allegra marcetta di Goffredo (Mameli). Io Vagabondo va cantata, in compagna una canzone da solitari. E' una canzone con cui inauguro la sezione "maestri" perché è da queste parole che van tratti gli insegnamenti.
Inutile dire che I Nomadi sono la parte più bella dell'Italia, lo dicono i loro 150 concerti all'anno...

Io vagabondo

Nomadi

Io un giorno crescerò
e nel cielo della vita volerò.
Ma un bimbo che ne sa
sempre azzurra non
può essere l'età…

Poi, una notte di settembre
mi svegliai, il vento sulla
pelle, sul mio corpo il
chiarore delle stelle;
chissà dov’era casa mia
e quel bambino che
giocava in un cortile…

Io, vagabondo che son io,
vagabondo che non sono altro
soldi in tasca non ne ho,
ma lassù mi è rimasto Dio.

Sì, la strada è ancora là
un deserto mi sembrava la città.
Ma un bimbo che ne sa sempre
azzurra non può essere l'età.

Poi, una notte di settembre
me ne andai, il fuoco
di un camino, non è caldo
come il sole del mattino,
chissà dov’era casa mia
e quel bambino che
giocava in un cortile…

Io, vagabondo che son io,
vagabondo che non sono altro
soldi in tasca non ne ho,
ma lassù mi è rimasto Dio.

vagabondo che son io,
vagabondo che non sono altro
soldi in tasca non ne ho,
ma lassù mi è rimasto Dio.

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Se il tempo andasse all’incontrario saprei se è stato solo un sogno o se mi sveglierò con te.

05/05/07

Ho comprato ieri un disco di cui vale la pena fare la pubblicità: pianissimo fortissimo dei Perturbazione. Un disco leggero, di musica leggera, fatto di poesia leggera, della quotidiana leggerezza del vivere. Mi sono innamorato dei Perturbazione anni fa, quando uscirono col senso della vite, che è una di quelle canzoni che restano in chi le ascolta, negli anni per il ritmo, l'ironia ed il testo e la semplice filosofia.
Vale la pena comprare il cd dei perturbazione perché l'han messo a costo ridotto (15€) e perché significa avere tra le mani la dolce e semplice poesia, quella che si respira nelle piccole grandi cose della vita vissuta giorno dopo giorno. Il vecchio disco era un piccolo grande capolavoro di poesia. La musica è semplice, lineare e si sposa con sensazioni di freschezza e quotidianeità. Già, ripeto questa parola perché i Perturbazione non cambieranno la vostra vita, ma ascoltare una canzone ogni giorno aiuta a vivere ogni giorno assaporandolo in maniera meno banale.


ON/OFF
C’è un lampione che si accende proprio sotto casa tua,
quando passo nella notte, forse è un caso forse no.
sembra tutto fatto apposta per scommettere su te,
e se mai restasse spento, farei finta che non ci ho creduto.
come ai lunghi abbracci che mi dai quando saluti,
sono un modo tuo di fare, o un messaggio per me.
e l’ombra di un mio passo falso mi spaventa di più della mia fantasia.
se il tempo andasse all’incontrario saprei se è stato solo un sogno
o se mi sveglierò con te.


le canzoni i sogni e i segni sembra parlino per noi,
poi è la testa che fa festa, ma non ti ho invitata mai.
se qualcuno avesse scritto il nostro seguito o la fine,
spengo il buio della sera smetto di pensarci su.
e l’ombra di un mio passo falso mi spaventa di più della mia fantasia.
che il tempo segua il suo diario, che tu sarai una storia vera e non un mio rimpianto…
non un mio rimpianto.

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del senso

04/05/07

Ammiro le persone che hanno il senso delle cose che fanno. Ammiro chi riesce a costruirlo "dopo" perché ogni viaggio assume senso in funzione del ritorno a casa, di quello che lascia quando si torna a casa, alla propria quotidianità. Le cicatrici di un viaggio sono la cosa più importante, non la polvere dei km percorsi.
Ammiro anche chi riesce a capire il senso delle cose "durante". E' più difficile, ma entro certi limiti è possibile così gustare e, se si è bravi, direzionare le cose anche in itinere.
Ammiro, ovviamente, chi riesce a costruire cose con senso. Non sempre si può nè si deve fare, ma avere il senso "prima" di fare le cose è una grande virtù.
Dico tutto questo perché credo sia la misura per apprezzare le persone, non tanto il voto di laurea o la lunghezza del cv. Conosco 110 e lode senza senso delle cose, altri voti DECISAMENTE + bassi con maggiore consapevolezza di cosa avevano fatto.

Ammiro chi ha il senso di quello che fa, spesso mi sfugge. Ho compiuto e scritto cose con una loro ragionevolezza, ma poi ti addormenti e ridi perché non hai capito cosa hai combinato.



Oggi ero ad un convegno della provincia: che spetta'olo 'sti buffet!!!

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del Lambrusco, tra la Via Emilia ed il West

02/05/07

A settembre, mi ritrovai a Bologna per un convegno. A cena, chiacchieravo con due ricercatori dell'Università di Pisa che avevo conosciuto lì e, in maniera abbastanza libera, mi lanciai in un elogio del Lambrusco. Di fianco a loro, c'era il professore di Pisa con cui lavoravano, un distinto signore sui settant'anni (credo) il quale si era detto incuriosito del mio discorso.
Io ero un po' in imbarazzo, eppure mi misi ad argomentare sul perché il Lambrusco fosse un gran vino.
Certamente, la sua grandezza non è nella qualità (non è il top che abbiamo in Italia), eppure porta con sé grandi valori. Sono i valori dell'Emilia, di quella Via popolare, lavoratrice e contadina. E' il vino da bere alla Casa del Popolo. Un tempo si pucciava il pane nel Lambrusco e quello che ne usciva era un pasto completo, ché l'Emilia era terra di contadini, lavoratori ma pur sempre contadini. E poi il Lambrusco è diventato prima vino da Casa del Popolo (ma anche degli oratori) e poi era il vino dei primi rocker italiani. Ligabue l'ha anche cantato, ma prima di lui una ricca generazione di musicisti proveniva dall'Emilia (Guccini, su tutti, è forse il riferimento).
E' un vino povero, proletario e lavoratore. Un vino onesto, semplice, non da buongustai ma da chi, avendo pochi soldi, vuole comunque qualcosa di dignitoso. Non è un vino da sbronze ché se la mattina devi andare a lavorare non puoi permettertelo.

Ecco, questo elogio del Lambrusco (attenzione che ce ne sono almeno 2 tipi, quello di Sorbara-Modena e quello più buono dei Colli Parmigiani) è, in realtà, un elogio delle nostre radici di cui la cucina, lenta sedimentazione di tradizioni e gusti, di valori e riti, è una componente fondamentale.

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