pensiero d'attualità

29/10/10

Ma quindi... per esempio... diciamo nel remoto caso che mi rubino il portafoglio o la borsetta se sono una donna... cosa che in Italia ovviamente non succederà mai, un furto? stando a quanto dice Minzolini non ce ne sono più... diciamo, così, tanto per ipotesi... e per ipotesi che catturino il ladro... cosa certa in un paese come l'Italia... con un Ministro dell'Interno così bravo... Minzolini dice che è il migliore... allora, ricapitoliamo: mi rubano il portafoglio e la Polizia cattura il ladro... ecco, se questo ladro (o ladra) è amico ("amichetta") di Berlusconi, allora viene rilasciata... e questo non è un problema??? questo non è strano??? QUESTO STA BENE AI MILIONI CHE VOTANO BERLUSCONI????
No, dai, qui siamo oltre ogni limite...

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per quel poco che posso

27/10/10

Io sto con Civati e Renzi, con Vendola e Chiamparino perché non è possibile continuare a votare con chi è lì fermo sin dai tempi del I Governo Prodi, nonostante siano passati già 15 annni, nonostante siano lì fermi che vincano, ma soprattutto che perdano. Non dico politici usa e getta, ma un normale ricambio generazionale mi par doveroso, almeno dopo 15 anni. Leggetevi quest lista, li riconoscerete (quasi) tutti e sono gli stessi che troverete sulla prossima scheda elettorale: Bersani, Bindi, D'Alema, Veltroni, Finocchiaro...

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delle primarie milanesi: molta rabbia

Sono arrabbiato per le primarie milanesi. Quel solito PD "alla milanese", fritto e rifritto in un'olio più che consumato, sta cercando di trasformarle in un teatrino ridicolo, uccidendo la competizione elettorale per non correre il rischio di dover sostenere un candidato che non sia il suo. Questo comportamento anti-competitivo e scorretto è stato denunciato da più voci.
Sia chiaro, io credo che Boeri sia una brava persona, abbia le capacità per sconfiggere in campagna elettorale la Moratti e che possa essere un buon Sindaco. Ma il problema non è Boeri.

Boeri è stato candidato prima di avere l'ok della Segreteria, ma dal solo segretario che l'ha imposto come slegato dai partiti, salvo poi renderlo la bandiera del PD milanese. Però, non di tutto il PD milanese perché non avendo coinvolto la segreteria nella decisione, molti ora sono con Onida e Pisapia.

Ma senza farla lunga, la questione è se le primarie sono la legittimazione del candidato già scelto dalla segreteria PD o se sono un meccanismo per cui, messi alla prova più candidati, si sceglie il migliore? Le primarie a cosa servono? Bisogna solo ratificare ciò che altri hanno già deciso, come per esempio quando si scelse Ferrante, oppure sono un meccanismo per mettere alla prova i propri candidati e scegliere meritocraticamente sulla base del consenso degli elettori? Il PD milanese, seguendo la linea Penati-Bersani, le vede nella prima maniera; io credo nella seconda. Le uniche primarie che sono veramente servite sono state quelle dove vinse Vendola, le altre sono state ritualità simil-congressuali, come quando Veltroni divenne segretario essendolo già.

Ecco, io sto con Pisapia perché voglio un'innovazione vera a Sinistra. E' una persona seria, fa politica con concretezza, è un avvocato importante ma anche un politico di lungo corso. Radicale come credo ci sia oggi bisogno, ma mai intransigente. Ammetto, che questo mio voto sarà soprattutto contro quel PD milanese, o meglio gli ex-DS perché gli ex-popolari e gli ex-democratici non sono stati coinvolti. Quel PD milanese che ha in Penati il riferimento crede di governare il PD come roba loro, non come casa comune di gente che magari può non pensarla come loro. Per un vero cambiamento, credo che Pisapia sia la linea giusta perché a Milano è finito il tempo dei moderatismi.
Infine, vedo una scelta di tattica politica: Boeri forse prenderebbe voti nel centro-destra deluso dala Moratti, ma sono certo che li perderebbe nel centro-sinistra, mentre Pisapia sicuramente otterrebbe la Sinistra compatta mentre non pescherebbe molto dagli altri partiti. Però potrebbe scendere in campo Albertini, però potrebbe colpire l'astensionismo nel centro destra che difficilmente voterebbe a Sinistra (in Italia, gli indecisi sono sempre pochissimi... quel che cambia è l'astensione che colpisce più o meno i due schieramenti), però... però... però... probabilmente tutto dipenderà da cosa succederà a livello nazionale se, per esempio, dovesse finire la Legislatura.

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come la mia gente partecipa alla storia

La gente a cui appartengo non è sui libri di storia. Mai lo sarà, resteremo anonimi nel solco dells toria che avremo guardato.
Eppure, un tempo la mia gente poteva pensare di partecipare alla scrittura di questo libro, attraverso un partito con dei sogni, attraverso un viaggio fatto con camicie rosso-passione. E poi venne Seattle, l'intuizione geniale di capire che il mondo è collegato e che l'ingiustizia non era scomparsa, è solo stata spostata dove noi non la si possa vedere. Eppure, sulla gente di Seattle si saldarono movimenti violenti, fomentati da un'autoritarismo globale che non voleva correre il rischio di avere contestatori della loro scala. Genova come versione Europea e de profundis di un movimento che a Porto Alegre aveva avuto il suo apice costruttivo.
Oggi, la mia gente non può aspirare a diventare ministro: semmai avessi un ruolo politico, io mai sarei un leader, al più un fugace passaggio istituzionale da qualche parte, nulla che sia storia. Oggi, la mia gente può al più fare storia scendendo in piazza in Grecia o a Paris, ma la storia sta dalla parte di Sarkozy che taglia a tutti, tranne che a lui, sta dalla parte di Cameron che ora comanda ma non è che abbia vinto le elezioni, anzi è lì solo per l'alleanza altrui.
E quindi la mia gente oggi passa attraverso un sindacato in piazza come la FIOM, su cui ci sarebbe molto da dire. La mia gente passa come quella che non vuole tagliare le pensioni in un momento di crisi.

Eppure, la mia gente sa che non è colpa nostra questa crisi, sa che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità, ma sa che la colpa non è nostra. La colpa è di altra gente, quella della finanza, delle grandi multinazionali. La colpa è di banche che rimettono sulle casse pubbliche le loro colpe, si sono divertiti, hanno fatto indigestione e ora pretendono che arrivi mamma-stato a salvarli. Oh, ma s'intendi che la mamma non deve togliergli i cioccolatini. E poco importa se i fratelli minori questi cioccolatini mai li hanno potuti mangiare.
Ecco, la mia gente ha capito che non è colpa nostra, ma rimane dalla parte del torto sui libri, lì dove ricchi e potenti, banchieri e amici loro mai saranno. Al più, resterà l'amara consolazione del riconoscimento di quanto erano giuste queste posizioni da parte di un qualche intellettualoide che scrive qualche insignificante manualetto di Storia per una Scuola Media sull'Appennino toscano, ché già quello Emiliano è diverso. Intellettualoide di Sinistra, ovviamente.

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confessione videogiocata

26/10/10

A me i videogiochi piacciono: rilassano, distraggono, non fanno male a nessuno. Almeno finché non si finisce a buttarci via le nottate.
A me i videogiochi piacciono: stimolano riflessi e pensieri, aiutandoci a staccare dalla realtà. Sono forse una fuga dal presente ma, suvvia, talvolta ci vuole.
Ultimamente mi cimento con uno dei vari giochi di calcio, uno dei tanti, mentre in genere sono più preso dai giochi strategici o, più raramente, da quelli di ruolo.
A me, 'sti giochi piacciono perché distraggono, liberano la mente senza ingombrarla di nulla di veramente rilevante. Poi, certo, si può esagerare, ma con moderazione a me i videogiochi piacciono: rilassano, distraggono, aiutano a staccare.

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frammento politico

23/10/10

Sono abbastanza schifato della situazione politica attuale. Faccio notare che la vicenda dei rifiuti a Napoli anticipò la caduta di Prodi e ora si ripete, stessi tempi, stesse modalità. Situazioni simili a Palermo o Roma non sono degenerate così tanto.
Credo sia un avvertimento della Camorra per dire a chiunque sarà a capo del prossimo Governo che deve fare i conti con lei. Silvio è avvertito.

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a bit scary

22/10/10

I've check the counter for contacts on this blog: in the last 24h, I've receveid visits from both the US Department of Justice and the Italian Ministry of Justice.

This makes me a bit scary.

I'm not a terrorist,
NON SONO UN TERRORISTA.

Maybe, you don't like my ideas, but I'm not a real revolution-man.
Sarò (catto)Comunista, ma se Silvio vuole prendersela con noi, scegliete qualcuno di più pericoloso per voi...
NON HO FATTO NIENTE...

I'M INNOCENT!!! I DIDN'T ANYTHING, I'VE A FAMILY... GET THEM! (H.S., 2005)

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inizio a capire qualcosa di Ratzinger e del suo essere contro il Relativismo

Tema scomodo, ma fatemi spiegare.

Da un po' di tempo, ho scoperto di aver subito di un torto grave, di quelli che mi dareste sicuramente ragione per l'essere arrabbiato, ancora a distanza di tempo. Chi me l'ha fatto ha argomentato la sua difesa, tra le altre cose, dicendo che non sapeva che tipo di persona fossi Io. Ripensandoci un po' più a freddo, la cosa mi terrorizza ancora di più.

Mi spiego perché questo è il male del Relativismo, per cui appunto mi trovo d'accordo con Ratzinger: certe cose non dovrebbero esser fatte, a prescindere dalla persona che le fa o le subisce. Il Cristo si è messo dalla parte della Vittima, dell'Agnello sacrificale, del povero, dell'offeso e questo cambio di prospettiva è la vera Rivoluzione del Cristianesimo. Al contrario, osservando chi vive nel Relativismo queste cose si possono fare e quindi uccidere si può arrivare a fare perché "l'assassino non sapeva che tipo di persona fosse la vittima".

Premesso che come potete notare non sono stato assassinato, mi interessa l'aspetto generale, astratto, filosofico. Quella giustificazione mi terrorizza perché:
1) Conoscendo la persona, credo rappresenti questo tipo di mentalità, quindi potrebbe rifarlo con altri.
2) Se si assume un quadro relativista, è facile allora immaginare che tale torto possa ripetersi contro di me da parte di qualcun altro, solo perché non mi conosce. Ovviamente, sarebbe assai spiacevole.
3) Se da parte del colpevole non c'è l'immedesimazione nel punto di vista della vittima, allora queste cose possono ripetersi e, peggio, non si capiscono i torti subiti dalla vittima. Chi ha mai chiesto in quale Dio credesse l'Agnello sacrificato sull'altare?

Spero che il discorso non sia troppo astratto, i saggi delle nostre terre direbbero "non fare agli altri, quello che non vorresti fosse fatto a te". Se non si banalizza questo proverbio, c'è tutto il messaggio ratzingeriano contro il relativismo (parlo di Ratzinger e non di Benedetto XVI perché questo pensiero l'ha elaborato sin da prima di diventare Pontefice, ma in fondo questi sono dettagli). Tuttavia, il discorso è ampio e va tenuto presente, pena la caduta nel Relativismo e, pensateci, la prossima volta le parti potrebbero essere invertite.

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piccolo momento di silenzio in preghiera

19/10/10

Stamattina, discretamente, m'è giunta la notizia che stanno peggiorando aggravendosi seriamente le condizioni del Cardinal Martini, la cui malattia è d'altronde nota da tempo.
Un frammento di silenzio in preghiera.

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Sì, no. No, sì.

17/10/10

Continuo la riflessione di prima con la predica che il mio prete oggi ha aggiunto al Vangelo di cui parlavo prima.
Negli anni '70, si diceva "Cristo sì, Chiesa no"; oggi si dice spesso "Chiesa sì, Cristo no". E guardate che è verissimo.
Un tempo si contestava la Chiesa, autorità che tradiva il Cristianesimo vero. Oggi si adora la Chiesa, Le si regalano ICI e altri finanziamenti, ma si dimentica il messaggio cristiano di accoglienza per il prossimo che, invece, dev'essere bastonato prima che sbarchi a Lampedusa.

In poche parole ecco sintetizzata una rivoluzione di prospettiva.

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sulla roccia

Continuando una riflessione partita dal senso ambrosiano, continuata con la chiarezza della Lettera agli Ebrei, fino all'ultima riflessione sul senso dell'accoglienza, continuo a essere affascinato dalla chiarezza di alcune immagini cristiane di fronte alla confusione e strumentalizzazione del giorno d'oggi.

Proprio nel Vangelo di oggi si diceva "Chiunque viene a me - dice Gesù - e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene" (Vangelo di Luca, 6, 45-48).


Un'immagine che colpisce, penso all'uomo che vuole vivere vicino al fiume perché l'acqua è vita, è ciò che ci tiene in vita, ma è anche un pericolo, l'esondazione e la minaccia alla casa, cioè a quanto di più caro si può avere. Si può vivere bene di fianco a questa presenza bellissima e freschissima, minacciante travolgimenti, solo se si è costruita la casa ben sulla roccia, solo se si sono scavate fondamente solide. Ecco, scavare le fondamenta sulla soccia implica una scelta precisa e consapevole perché tanti sono i posti vicini al fiume, ma uno solo è quello sulla roccia. Scavare la fondamenta è un'attività importante e difficile, noiosa e faticosa, snervante e che guarda in là.
Mentre si scavano le fondamenta non si ha una casa, ma un progetto sì. Tra scavare le fondamenta, magari sotto pioggia e freddo, o starsene al calduccio del fuoco con le coperte e, magari, qualcuno vicino credo che tutti sappiano quale scegliere.

Ecco, la difficoltà di costruire le fondamenta rappresenta bene la differenza tra la cicala e la formica, tra chi vive alla giornata o chi ha un progetto, tra chi sa che vivere vicino al fiume può anche essere pericoloso e chi invece vuole solo godersi la gioia di avere sempre l'acqua fresca. E così, solo chi avrà costruito la casa sulla roccia, passando attraverso le difficoltà di partire dalle fondamenta, potrà vivere al sicuro una vita vicino al fiume; gli altri si risparmieranno fatiche e sacrifici, ma alla prima piena verranno spazzati via dal fiume.

Credo che quest'insegnamento sia vicino alla vita quotidiana ben più di quanto molti pensano. Spiega il perché certi sacrifici sono giusti e importanti e perché non si può stare sempre e solo a godersi l'acqua fresca. Credo sia una rivoluzione nella prospettiva di vita che permette di affrontare certe fatiche.

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chi paga qualche attenzione alla sintassi delle cose

DA QUANDO IL SENTIMENTO E' PRIMO (E. E. Cummings)

Da quando il sentimento è primo
chi paga qualche attenzione
alla sintassi delle cose
non ti bacerà mai el tutto

essere del tutto uno scemo
mentre la primavera è nel mondo

il mio sangue approva
e i baci sono un migliore destino
che la saggezza
signora io su tutti i fiori.
Non piangere
- il gesto migliore del mio
cervello vale meno che del
battito delle tue palpebre
che dice

noi fatti l'uno per l'altro:
così ridi, lasciati andare
tra le mie braccia
perché la vita non è un
paragrafo

e io penso che la morte
non sia una parentesi

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la parola chiave è accoglienza

16/10/10

La parola chiave di oggi è accoglienza. Concetto bellissimo, fantastico, incredibile. Accoglienza è un movimento di qualcuno che viene verso di te e che, donandosi, riceve da te tutta la tua persona, la tua casa, il tuo abbraccio, il tuo essere nel senso più profondo. Accogliere è moto in incresso e in ricezione, accogliere è totalizzante perché quando si è in casa d'altri lo si è con tutto il corpo. E quando si riceve qualcuno nella propria casa si apre la più profonda intimità.
Ecco, questo movimento presuppone di essere almeno in due, in una relazione asimmetrica tra l'accogliente e l'accolto, ma che richiama a un sentimento profondissimo di rispetto e amore reciproci.
Saper vivere questa cosa è assai difficile, e non sono certo io in grado di dare alcuna indicazione possibile. Eppure, oggi ho visto quest'intima accoglienza celebrata nel matrimonio, ché diventa qualcosa nel suo profondo senso, l'accoglienza appunto.

Mi piace lasciando questo frammento così, foss'anche poeticamente incompleto e fraintendibile perché, l'accoglienza, quella si capisce nel cuore.

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nota notturna sulla Finanziaria

15/10/10

Piccole e brevissime note, data l'ora. La prima: perché Galan la vota e poi dice che è una tragedia? Ok, questa è una sterile polemica, andiamo su qualcosa di più rilevante. E' mai possibile che una finanziaria sia approvata dal consiglio dei ministri senza che nessuno nell'opinione pubblica sappia niente??? In un paese normale, il governo propone, discute e approva e poi manda al Parlamento. Non è che a un certo punto ci si ritrova con la Finanziara bell'e pronta lì che ti entra in vigore. E' una questione di metodo fondamentale, che prescinde dal merito di una finanziaria di cui probabilmente manco i Ministri sanno niente... aahhh l'Italia post-democratica!

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domani, un amico si sposa

14/10/10

Grande giorno, quello di domani, il compagno dell'università, quello con cui si sono condivisi esami, appunti, sudate notturne a fare le tavole si sposa. E così ritrovarsi, compagni profughi di un mestiere che non ci dà cittadinanza. Un mestiere disperso, maltrattato, vituperato, al punto che ne siamo usciti tutti malconci, precari, dispersi. Noi, che non eravamo manco una gran classe da quanto eravamo eterogenei, separati, confusi e confusionari, noi ieri eravamo lì a preparare qualcosa per l'amico che si sposa e poi, già lo so, torneremo dispersi e silenti a una professione che pochi praticano (io no, per esempio), come i compagni di un segno che fu e che rimane lì latente convinti che gli anni dell'Università siano qualcosa di speciale. Silenti siamo, a differenza di altre compagnie universitarie bavardeurs, complicate, caciarone, fanfarone, a differenza di altre compagnie fatte di amori, tradimenti, cose piccanti da nascondere e amicizie che superano tutto e tutti in chiometri, distanze, differenze. Questa mia gente è normale, vive la città conoscendosi, conoscendola, ma senza farsi riconoscere ché a Milano - si sa - si tollera tutto purché non faccia baccano, purché ci si lasci lavorare...
E poi, ovviamente, questa mia gente non si ritroverà al Roxy Bar, ma un buon bicchier di porto... quello sì che ce lo concederemo...

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tra

Tra le cose più difficili da fare al giorno d'oggi, in questi tempi, è il dedicare la giusta attenzione alle persone. Questo mi riesce dannatamente difficile e credo sia la più grande mancanza che viviamo e che danneggia questi tempi, questa città, questo paese.

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In life

12/10/10

"In life, things are found by chance, but saved by choice" (C. Zucchi)

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nessuna notizia dell'Abate McWyzer

11/10/10

Entro nella Cattedrale di corsa, appena il tempo di risistemarmi ch'ero trasandato e vedo l'Abate Priore là sulla sua Cattedra fermo immobile. Impietro, l'Abate si riconosceva più per i paramenti solenni, quelli riservati all'Arcivescovo di Scozia con la Croce di Sant'Andrews ricamata in grande in modo ché si possa riconoscere fin da lontano.
Mi ricompongo e con i miei compagni ci avviciniamo all'Altare: l'Abate è fermo immobile, il suo Pastorale solenne appoggiato di fianco alla cattedra ed il suo volto bianco, smunto. Per la prima volta lo vedo senza la barba e lui, uomo non grasso ma sicuramente pasciuto, rivela gli zigomi alti e sagomati che fan pensare che ci siano solo ossa.
Serpeggia una voce, mi fan notare ché il leggìo con le letture sacre è stato rimosso dall'altare. Si dice che durante la celebrazione l'Abate sia stato male e abbia vomitato tutto su qualche libro sacro, qualcuno dice pure sulla Bibbia, qualcun altro dice che era solo la liturgia dei Santi ché stava celebrando.
Bianco, smunto, fermo immobile, l'Arcivescovo pare lì da sempre. Il cielo di Scozia è oggi insignificante: né il timido sole del Mare del Nord, né il grigio plumbeo di Scozia. Anche il vento incerto e non sa come soffiare, mentre le candele svolgono la loro danza con una soavità innaturale.

Lenove Dung-Lac è morto, accoltellato. Il cadavere sfregiato riposa sotto un sudario al centro della Cattedrale. L'Abate, in veglia da almeno 3 giorni, è fermo immobile nel suo scranno. Solo avvicinandomi, noto che trema mentre gli occhi sembrano impercettibilmente infossarsi sempre di più. Il suo discepolo, lo studente modello ché noi tutti avevamo imparato ad ammirare, giace ora squartato sotto un sudario con la croce di Sant'Andrews cucita grande perché la si possa vedere anche da lontano.

Qui, la gente accorre per ragioni diverse. Lo scandalo dell'omicidio, le voci della sanguinolenza e della violenza, l'incredulità di vedere un uomo come l'Abate McWyzer in quelle condizioni, la curiosità, il desiderio di vedere lo sfoggio dei paramenti solenni, il Priore McWyzer senza barba. Molti accorrono perché Lenove l'hanno conosciuto durante quest'anno: saperlo squartato sotto quella grande croce di Sant'Andrews fa un certo effetto.
Arrivato da una remota isola del Sud, abbiamo ché Lenove si pronunciava senza la "e" finale, io non ho mai capito da dove venisse veramente. Viene da un'Isola, si diceva fosse un pescatore, ma la sua conoscenza della vita dei campi faceva pensare più a un contadino. L'Abate mi diceva spesso che quella terra era molto simile alla nostra Scozia ed io gli credevo perché sapevo che lui aveva viaggiato lontano, fin giù in Italia e nella Santissima Roma.
Io dovevo avvisarlo che era stata avvistata la Goletta battente bandiera reale. M'avevan detto che probabilmente a bordo c'era il Feldmaresciallo Dancrying accorso per l'occasione, unico tra gli aristocratici di Britannia. Entrando in sagrestia, noto delle lettere aperte, riconosco il sigillo solenne di Oxford e su un altro quello che mi dicono essere dell'armata reale di Francia. Su questo mi soffermo con grande curiosità ché è la prima volta che questo sigillo arriva fin in Scozia: "no, ce ne sono altri nell'archivio", mi dicono. Procedo verso la Cattedra.
Dandogli la notizia, l'Abate si alza, raccoglie il Pastorale e con gravità si allontana verso la Sagrestia minore. Lì, intravedo oltre la grata la Priora del monastero. Vedi che pregano insieme, l'Abate si fa confessare e benedire al termine di un'interminabile silenzio che riecheggia nei bisbigli che posso sentire da qui. L'Abate torna a sedere sulla sua Cattedra.

Al calare della domenica, l'Abate si alza, ci ordina di chiudere quel che resta di Lenove e lì vedo in faccia il cadavere. Chiediamo dove l'Abate voleva seppellirlo e lui risponde senza emozione: "dove riposano tutti gli altri allievi morti al primo anno". Non faccio in tempo a sorprendermi ché vedo la grande croce di Sant'Andrews disposta alla rinfusa in Sagrestia, mentre qualcuno la ripiega e la mette via, dell'Abate nessuna notizia.

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ecco, questo mi inquieta

10/10/10

Dopo aver pubblicato il precedente post, immediatamente google mi offre una compagnia di pellegrinaggio nei luoghi sacri.
Questo mi inquieta... ma soprattutto credo sia controproducente per loro perché quest'aggressività della pubblicità irrita, almeno nel mio caso.

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continuando

Continuando la riflessione sugli insegnamenti del passato per guidare l'azione presente che ci porta nel futuro, oggi il rito ambrosiano propone un passo incredibilmente chiaro, semplice e immediato perché, non si dimentichi, la Bibbia non è stata scritta da teologi per teologi, ma da Santi per il popolo.
Riporto questo passaggio perché credo abbia quell'immediatezza, chiarezza e semplicità che la Chiesa evangelizzatrice dovrebbe ritrovare. Il messaggio di Dio, il Dio del Nuovo Testamento, quello basato sull'Amore e non sulla vendetta del Diluvio o della Cattività d'Egitto, è talmente chiaro e disarmante che sarebbe accolto anche nell'epoca della comunicazione globalizzata, dove con un clic di un computer nella provincia dell'Ogliastra mi interesso dei minatori cileni. Bene, in quest'epoca basterebbe tornare a questo perché la gente sia un poco migliore, perché cammini più verso l'Amore che l'egoismo e l'odio che ne deriva.

(dalla lettera agli Ebrei, 13, 1-8)
[1] Perseverate nell’amore fraterno.
[2] Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo.
[3] Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, in quanto anche voi siete in un corpo mortale.
[4] Il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adulteri saranno giudicati da Dio.
[5] La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: non ti lascerò e non ti abbandonerò.
[6] Così possiamo dire con fiducia: il Signore è il mio aiuto, non temerò. Che mi potrà fare l’uomo?
[7] Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede.
[8] Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!

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puntuale, forse un po' in anticipo

Puntuale come ogni anno, mi sono preso l'influenzina stagionale e quindi, sabato sera a casa con copertina, tachipirina e divano a guardare la sconfitta dell'Italvolley col Brasile (non c'è stata partita).
Posso considerarmi un habitué dell'influenza visto che da quando sono nato me le sono sempre fatte tutte, ma proprio tutte tutte!
Penso al mio papà che, invece, mi è sempre sembrato una macchina su questo: per carità, non che sia immune alle malattie, è pur sempre un essere umano ed anche lui s'è preso talvolta l'influenza, ma in confronto a me s'è fatto solo quelle influenze ché sono talmente forti che non puoi resistergli.
Questa, per carità, è un'influenzina leggera, qualche linea di febbre, ma il solito stato di rincoglionimento che, per fortuna, stamattina appare già passato. L'unica cosa che mi colpisce e per cui mi sembra diversa dagli altri è che i tremori di freddo, i geloni, quelli tipici dell'influenza, sono concentrati sulla gamba destra, dall'anzca al piede, quasi che ad ammalarsi sia solo una gamba.
Poco male, di questi tempi c'è da stare in casa a scriver la tesi: un maglione in più e via, mi dispiace solo aver perso la festa di compleanno di ieri sera.

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aforismi

09/10/10

"Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere".

Gaetano Salvemini, Prefazione a Mussolini diplomatico, Éditions Contemporaines, Paris 1932; nuova edizione Laterza, Bari 1952

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"...la libertà una forma di disciplina,
assomiglia all'ingenuità la saggezza..."
Giovanni Lindo Ferretti, Depressione caspica.

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riguardandosi verso

Dopo aver letto quanto ho lungamente scritto, mi chiedo se sono stato un buon mercante. Frugando alla ricerca delle sue citazioni, ho trovato biografie ché mettono in dubbio la veridicità di quanto scritto, e pur'io ne parlai in altri termini. Ne parlo solo come forma di catarsi, nella fiducia ché non fraintendiate quanto scritto, spero ve ne ricordiate, sì ve ne ricordiate mentre mi incammino, stanco, ricercando i miei sogni.

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Di Sant'Ambrogio, del Lupo e di altre questioni sciocche...

No, sono due storie separate.

Nella tradizione italiana, quella della gente d'Appennino, che si dileggia a memoria sui versi di Dante e che canta Guccini, il Lupo è il cattivo. Bestia ferina, concreta, quotidiana, minacciosa, ma anche mitica, mistificata, temuta. Ho parlato spesso del lupo su queste e altre righe, animale che ricorre spesso assieme alle mie origini profondamente italiane, italiche, italiote.
Il lupo agisce in branco o in solitario, ma per il lupo non esiste dentro o fuori dal branco. O sei dentro, oppure sei una possibile vittima. Se ferito, il lupo si ritira sui boschi, solitario, per non dare la soddisfazione al carnefice di vederlo morire davanti agli occhi. Il lupo sa quand'è tempo di ritirarsi e, ancor di più, attacca solo se ha fame, ma ha ben presente quando è meglio starsene lontani e patire la fame. Ché la tradizione italiana dice "fidarsi è bene, non fidarsi è meglio".
Nella mitologia italiana, più famoso e diverso da tutto è il lupo di Gubbio, anche lui appenninico ma laggiù il Lambrusco non arriva. Solo l'amore di Dio ha saputo domarlo, e ci volle il più grande dei Santi per domare un lupo.
Oggi, abituati ad alieni e mostri, non facciamo neanche più caso alla paura del lupo. Lo deridiamo cantandolo, inneggiandolo, ironizzando su quanto possa fare paura oggi un lupo. Tutto ciò mi mette tristezza perché quella del lupo è una figura ancestrale, rinnovata nei secoli. Il lupo è la paura concreta, fisica, ringhiante che abbiamo di fianco e che all'improvviso salta fuori dal bosco, anche quando eri tranquillo nel cercar funghi dalle parti di Berceto o sù di là.
A differenza del serpente, il lupo non ha un veleno che infetta. Ci si può difendere, ma è possibile che nella notte la paura si concretizzi e ti porti via quello che i pastori hanno di più prezioso. La storia del lupo è storia da raccontare, da tenere viva, da tramandare ricordando che ognuno la può raccontare a modo suo: ognuno può essere o temere un lupo, ognuno può ritirarsi ferito oppure cacciarlo prima che gli porti via il suo gregge.
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Ambrogio da Treviri era uomo delle istituzioni, quando studiò, e tale rimase quando morì, nel mezzo un'incredibile storia che le apologie non potranno mai restituirci completamente. Ambrogio era uomo dell'Impero, Prefetto, uomo di Stato, di cultura, di intelligenza e di senso dei tempi che stava vivendo. Poi, successe. Sì, successe che venne acclamato Vescovo di Milano, lui che manco era battezzato. Successe e non dipendeva dalla sua volontà. Fu un Dio fatto popolo ad acclamarlo.
Ambrogio da Treviri si spogliò delle sue vecchie vesti da prefetto e divenne Vescovo perché viene un momento in cui, chiamati, non si può dir di no. La differenza è tra chi capisce che quella era la chiamata del Dio che è Amore e tra chi lo fa per opportunismo, convinto così di poter unire le "cadreghe": doppio palazzo, doppi benefici, doppio potere. Ambrogio si spogliò della vecchia vita, a costo di rinunciare a tutto: soldi, amici, famiglia. Chi non capì, lo prese per folle. La madre e la sorella gli rimasero vicino perché capirono che quella era la chiamata di Dio.
Poco importano gli errori di Ambrogio, lui lavorò per l'istituzione ecclesiastica ché allora era ancora comunità precaria e perseguitata. Lui capì ché bisognava fare il salto, istituzionalizzarsi, crearsi una stabilità che andasse al di là dei tempi. Chiamò Agostino e altri grandi intellettuali del tempo. Si batté a chiare lettere per la libertà di culto cristiano, perché si potesse dire quello che si pensava. Perse amici, quelli pagani. L'Ambrogio di Treviri divenne il Santo di Milano, padre e dottore della Chiesa, quella unica e unita di allora.
Credo che con Sant'Ambrogio abbia portato la Fede cristiana ad essere qualcosa di "adulto". Non voglio entrare in discussioni di storia della Teologia che di certo non mi compete, probabilmente la mia è solo apologia di un Santo a me caro. Ma come d'altronde insegna lo stesso Sant'Ambrogio, i Santi sono importanti perché sono esempi concreti di come deve essere condotta la Vita Cristiana, la vita nell'Amore di Dio. Dice Gesù: “Da come vi amerete, mi riconosceranno, riconosceranno che siete miei discepoli”. Ecco, in quel "come" c'è tutto il senso dell'esperienza cristiana, che è un concreto atto di Amore. Atto difficile, faticoso, faticosissimo e di cui, certamente, chi scrive non può dirsi un buon testimone.

Lo fece Ambrogio, accettando la chiamata del popolo milanese, spogliandosi di ciò che era prima, senza mezzi termini o ambiguità e accettando di vivere fino in fondo combattendo per quello che sentiva come l'Amore di Dio. Rinnegò i vecchi amici dell'opportunità in favore della nuova, riconosciuta come vera.
Lo fece Francesco, ché del Lupo fu domatore, di spogliarsi delle vesti che lo legavano alla vita agiata dei mercanti, agli ori, ai lussi dell'Assisi di quel tempo. Quel piccolo povero lupo ché si lasciò domare riconoscendovi l'Amore di Dio, quello concreto dell'abbraccio del Santo povero che in Dio trovava la forza di affrontare il lupo.

Chiudo questo lungo post con una delle storie che da sempre più mi affascina e trovo incredibilmente potenti. I Discepoli di Emmaus non riconobbero il Cristo risorto quando lo incontrarono lungo la strada. Non capirono ché era lì con loro a benedire il pane, non riconobbero il Dio-Maestro benché avessero lì la testimonianza più concreta e tangibile. Camminare, senza riconoscere chi si ha di fianco, chi è lì per amarti al punto di donare la propria vita per la tua salvezza, chi ti è di fianco nei gesti più concreti e semplici come lo spezzare del pane.
Provo spesso a immaginare la loro condizione quando, dopo un momento, capirono. Capirono cosa avevano fatto, chi avevano incontrato, chi si erano lasciati scappare eppure scelsero poi di seguirlo anche se Lui non era più lì con loro, spogliandosi di tutti i loro dubbi e Credendo.

Tutte queste storie vi sono raccontate perché crediate, ché se c'è l'Amore è quello di Dio e che se c'è il Perdono è solo perché Cristo l'ha insegnato agli uomini. Queste storie non sono raccontate perché vere e documentate, ma perché sono insegnamenti da cui apprendere, da cui apprendere a credere in Dio rinunciando a certe esitazioni ed evanescenze dell'età giovanile ché non significa non avere più domande né dubbi (anzi), sono insegnamenti ché Io stesso ho bisogno di ripetermi perché, innegabilmente, sono un pessimo Cristiano: Io che con questa Chiesa faccio fatica ad andare d'accordo, io ché nei gesti non sarei mai riconosciuto suo discepolo, io ché semplicemente ho scelto di credere perché, altrimenti, non sarebbero possibili l'Amore e ciò che ne consegue, come la Fiducia nell'Uomo, il Perdono. Quel Perdono ché non è cosa umana, ma affar Divino.

Chiudo con una citazione ché mi interroga grandemente ed a cui trovo una sola risposta, intuibile da quanto scritto finora, ma che in fondo si ricollega alla storia del Lupo: "Come può la debolezza promettere di non essere più debole?" (S. Ambrogio).

PS
Non ho riletto, ovviamente.

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toward 22

07/10/10

Moving toward a next step, this is the first day of the moving through...

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giusto

Giusto un articolo curiosamente trovato per caso in rete. Da leggere!

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tempi

Tempi di scrittura di tesi, poca voglia e possibilità di fare altro.
Tant'è...

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Amaro in bocca, gran cerchio alla testa

02/10/10

Milano, tanto grande da impazzire, si sta perdendo. Una crisi di attrattività che colpisce una fascia precisa di gente: chi studiò nelle università della grande Milano. Mi guardo attorno e dei miei compagni d'università pochi sono rimasti qui. Pochi quelli tornati a casa, molti quelli emigrati verso città con stipendi migliori, condizioni di vita migliori e, soprattutto, un futuro possibile.
Sono soprattutto le prospettive quello che cambiano radicalmente tra quella che fu la Capitale morale d'Italia e che oggi altro non è che il primo centro economico della 'Ndrangheta.
Milano è dove oramai so fin troppo bene quali parti mi danno il sorriso, profondo, sincero e dell'anima, e quali parti me lo tolgono, me lo uccidono ed infieriscono. E tant'è, chi non se ne rende conto è perché non ha mai vissuto all'estero. Bisognerebbe rendere l'erasmus obbligatorio, costringere gli Italiani a vedere com'è la vita all'estero: e non dico in Svezia o Danimarca, anche solo in Provenza o Andalucìa dove non sono migliori di noi, semplicemente diversi e vedere come è un mondo diverse. Al contrario, mi raccontano che a Como nessun abbia voglia di partire per l'Erasmus e che a Siracusa ci sia una sorta di frizione tra chi è rimasto e chi se n'è andato.

Quando neanche il pensiero di Parma, Bologna e dell'Emilia mi scalderà almeno un poco il cuore, allora sì avrò perso l'ultimo attaccamento alla terra dei padri.

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