Trop difficile

13/12/15

C’est difficile à expliquer, mais aurait été mieux si le FN avait gagné quelques régions. 

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Per far funzionare la democrazia, partendo da una provocazione

08/12/15

Viva Marine Le Pen! Sì, sono entusiasta per la sua vittoria, finalmente il FN entra nelle istituzioni francesi. Sia chiaro, io non voterò mai il FN, sono assolutamente l'opposto di quel che voterei io, ma la notizia che il FN entri finalmente nelle istituzioni francesi e sia coinvolto nella gestione di quante più Régions possibili è un'ottima notizia. Lasciarli fuori significherebbe dargli campo libero per una costante campagna elettorale senza mai dover passare dalla prova del governare. Le opposizioni DEVONO essere coinvolte nel quadro istituzionale, soprattutto considerato che hanno consensi fra il 25-30% che li rendono il primo partito in moltissime parti del paese. La democrazia francese divenne un'aberrazione se pensate che quando Le Pen padre arrivò al ballottaggio per le presidenziali poi non ebbe manco un deputato all'Assemblea nazionale. Che razza di democrazia è la Francia se il secondo partito del paese non ha rappresentanza istituzionale?

Il motivo per cui la Democrazia è un ottimo sistema di governo è che permette anche alle opposizioni di avere voce nel dibattito istituzionale, di assumersi la responsabilità di partecipare al processo legislativo e potenzialmente di arrivare a governare almeno alcuni livelli della complessa macchina statale, per questo è anche bene preoccuparsi dell'articolazione territoriale dello stato. Quando tutti i livelli amministrativi sono gestiti da un solo partito allora la situazione diventa preoccupante. Il segretario di quel partito sarà contento, ma la democrazia diventa malata e la situazione rischia l'esplosione quanto più l'opposizione viene tenuta fuori dalle stanze del potere. Coinvolgere chi la pensa diversamente in un dialogo istituzionalizzato è il motivo per cui la democrazia è una forma vincente di organizzazione politica.

Al contrario, il mio disprezzo politico va per il PSF: disprezzo perché hanno stracciato le istituzioni costituzionali come le regioni per il becero tentativo di evitare la vittoria del FN. Hanno biecamente maltrattato la Costituzione per mero interesse elettorale, ed hanno fallito. La presidenza di François W. Hollande beneficia del consenso di unità nazionale che il terrorismo gli garantisce, al fatto che la teorica opposizione parlamentare è in realtà un alleato mascherato perché, appunto, la vera opposizione non ha rappresentanza parlamentare, il tutto condito da un populismo che gioca molto su un'immagine costruita sapientemente dai suoi esperti di comunicazione. Hollande doveva cambiare l'Europa governando, sta dimostrando di non sapere neanche amministrare il suo paese.

Lo scenario francese è sempre più simile a quello polacco con un antagonismo fra un centrodestra europeista e moderato al governo ed una destra anti-europeista emergente. Sinistra non pervenuta perché non ha il coraggio di dirsi pienamente europeista smascherando il fatto che l'UE altro non è che un normale governo di centrodestra retto dalla coalizione PPE+ALDE+PSE. Lento declino del progetto europeo finché non si capirà questa "normalizzazione" politica dell'Unione, finché si tratterà l'Unione come un capitolo alla pagina "esteri" dei giornali, finché non si accetterà di chiamare Bruxelles "la mia capitale".

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c'era per strada a Bruxelles

Ecco cosa c'era e si era perso per strada. Perché un giorno poi, un po' per caso, ti ritrovi a guidare per Bruxelles all'ora di punta di un qualunque venerdì. Devi far benzina. E a me non piace. Trovi il distributore, ma anche un sacco di altre macchine e siamo tutti fermi a inquinare davanti ad un semaforo rosso. Io corsia centrale ma devo girare a destra perché lungo la Rue du Trone poi c'è meno traffico. Taglio a Flagey, ma poi il tram ci blocca. E lo sappiamo, Flagey è sempre un gran casino sia verso Rue Malibran e peggio ancora verso la Chaussée d'Ixelles. Ecco che pian piano, divincolandomi fra un bus di quelli lunghi il doppio, qualche suv e qualche mossa non proprio suggerita nell'etica della strada mi ritrovo al parcheggio. Evito la colonna e parcheggio al numero 39, il nostro.

Ed ecco che improvvisamente mi ritrovo a guidare a Bruxelles. Io che pensavo che non ce l'avrei mai fatta, al più l'Avenue Louise perché è tutta dritta e semplice. Invece, pian pianino, mi divincolo da Rue de l'Arbre Benit a scendere verso Flagey o incrociando Rue Mercelis oppure dall'altra parte Rue Faider fino a Rue de Dublin verso Rue de la Victoire. Tutte strade che ora hanno senso. Anche il discorso col meccanico ha senso, almeno quanto il discorso che uno che non capisce niente di motori può avere con un meccanico milanese. Ho sempre l'impressione che mi stiano fregando. Probabilmente è così, ma che ci posso fare? Io di motori non ho mai capito niente... e non ho nessuna voglia di interessarmene. Ho capito la logica di fondo, ma non ci metto le mani.

Ecco, guidare per Bruxelles, vedere la città come i belgi: dal finestrino. Guidare in un altrove che altrove non è più.

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c'era

04/12/15

C'era una cosa importante che volevo scrivere, ma si è persa come le parole in questi giorni così intensi dove tante ed incredibili cose avvengono dalle parti di questo Ducato. Terra che non sai mai dov'è, parole che non sai mai trovare e tempi che non sai mai quantificare. "Molte più cose, ben più sorprendenti, succedono quaggiù" cantava GLF. Intanto internet non va, in ufficio ho perso un mese a risistemare il computer rotto, i progetti si accavallano e così via. Stanchezza che si accumula, testa chinata. Riposo.

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A Bruxelles

01/12/15

Avrete saputo di questi giorni surreali in cui Bruxelles è stata messa in stato di coprifuoco per ragioni che onestamente nessuno ha realmente capito. Al di là del fatto, mi dispiace molto perché questo dona un'immagine molto negativa di quella che invece è una città molto bella e con un potenziale incredibile, degna di diventare pienamente la Capitale d'Europa, regina fra le città del vecchio continente.

Purtroppo, però, queste brutte vicende legate al terrorismo sono l'esito di una classe politica ossessionata dalla questione linguistica: essere belga significa essere bilingue o parlare una sola delle due lingue. L'integrazione inizia e finisce con la questione linguistica. Ci si arrabatta su una questione belgo-belgica vecchia di 40-50 anni. Peccato il mondo sia andato avanti, siano arrivate l'Europa e la Globalizzazione ed il piccolo Belgio ci si è trovato invischiato suo malgrado. E non è che possa rinchiudersi come ha fatto la Finlandia, non può restarne in disparte come la Slovacchia, non è neanche vittima come la Grecia. Il Belgio è suo malgrado al centro di tutto questo e Bruxelles è la globalizzazione in una città, come solo Londra è da queste parti.

Una classe politica chiusa nella sua diatriba linguistica finisce per auto-isolarsi senza capire la globale bellezza di questa città dove c'è una borghesia che viene da ogni dove, parla minimo 3-4 lingue ed ha storie da raccontare che non basterebbero le mille e una notte. Un patrimonio che c'è e cresce non-governato perchè al governo ci può andare solo chi è dentro a questa diatriba linguistica. Ed il terrorismo è figlio della mancata integrazione e di tutto questo.

Spero, vivamente, che questa comunità sappia reagire per prendersi la corona di Regina delle Città d'Europa, non per arroganza ma per cultura.

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Mi hanno sostanzialmente convinto

29/11/15

Già ero critico su Pisapia, ora mi stanno convincendo a non votare né alle primarie né alle comunali. Al di là che non so se un AIRE può votare alle comunali, l'idea che si scelga Sala come successore di Pisapia significa rinnegare completamente quell'esperienza, l'ideale iniziale e la pur modesta realizzazione amministrativa. La parte che dovrebbe rappresentarmi non solo ha deciso di sostenere non nome che non sosterrei mai, ma si ostina a fare una battaglia in difensiva contro un alleato che tanto ha già deciso per Sala e, peggio, un alleato che li ha già traditi e sbeffeggiati a Roma (Campidoglio e Palazzo Chigi), in Sicilia e Campania. Pisapia era l'idea di portare avanti una Sinistra municipale, anche a costo di far compromessi con un centro compromesso. Qui invece si gioca di retroguardia sperando che qualche candidatura di bandiera permetta comunque di non essere esclusi dagli assessorati. Non ci siamo proprio.
Sia chiaro: non ho niente di personale contro Sala, semplicemente lo trovo incompatibile con la mia idea di Sindaco di Milano. Sarà una brava persona, ma il progetto politico con cui nasce la sua candidatura è antitetico rispetto a quello di Pisapia, che invece mi rappresentava.
Il mio problema più grosso è che chi dovrebbe rappresentarmi non capisce che li stanno pigliando a pesci in faccia. Come si può essere alleati con chi spinge in questo modo per Sala? E non stiamo parlando delle dinamiche nazionali che ho capito che non siete in grado di collegarle (come se il Sindaco di Milano non avesse valore nazionale...).
Che fare? Bah, credo proprio che non voterò alle primarie ed alle elezioni se dovessi votare, butterei via il voto su qualche listarella indipendente o magari considererei il M5S, che non mi piace ma pur di non darla vinta a 'sti qua. Però visto come sta messo il M5S a Milano sarebbe una scelta abbastanza irresponsabile, ma non è che stare con chi vuole Sala sia tanto meglio.

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Dell'improvvisazione

15/11/15

Mi piace raccontare storie. Io non sono molto bravo, non so far ridere. Mi piace farlo collettivamente, questo richiede teatro e improvvisazione. Mi piacciono le storie spesso surreali. Mi piacciono le storie che non sanno dove vanno e con una spallata o un soffio sbandano e vanno dove nessuno lo sa. Dove io non so, anche se ne sono un attore.

Mi piacciono le storie, surreali e divertenti, immaginare o drammatiche. Mi piace raccontarle per il gusto di raccontare. Il gusto di avere qualcuno che ti ascolta pendendo dalle tue labbra mentre cerchi di allungarla ancora un po' per il gusto di raccontarla. Vorrei poterne raccontare ancora di più di quelle che posso.

Mi piace condividere questa passione e insegnarlo agli altri. Mi piace che piaccia agli altri raccontare le storie. Mi piace condividere questo piacere. Insegnare un piacere ché la natura certe cose non ce le ha donate. Mi piace perché a me l'hanno insegnato, anche se il piacere già lo provavo.

Ricordo come fosse ieri che sceso dal palco la mia migliore amica mi disse che anch'io, che non sono un comico, ero riuscito a ottenere applausi a scena aperta per un paio di battute fulminanti. Anche questo è piacere. Non sono un comico, ma far ridere fa sempre piacere. Glutine, ti ci vorrebbe del glutine!

Ora lo faccio in inglese che qualche difficoltà me la pone, ma aiuta a affrontarne altre. Io non so che altre storie racconterò. Ce ne sono un paio che vorrei poter raccontare, ma per quelle avrei bisogno di un regista. Mi affascinano moltissimo Dario Fo, Paolo Rossi e Ascanio Celestini. Sogno che una di quelle mie storie sia un giorno raccontata da uno di loro. Sogno di essere su un palco con uno di loro. Mi capitò di essere su un palco con Giulio Cavalli, ma era per un'altra ragione, tutt'altro che teatrale. Magari...

Nutritemi di storie. Non alla saturazione che certe storie è bello viverle e riviverle, raccontarle e ri-raccontarle, raccontarcele e discuterne. Vengo da un arido mondo di ricerca con introduction, literature review, hypothesis, methodology, empirical analysis, conclusions, reference. Voglio storie che mi sorprendano portandomi dove non pensavo di arrivare. Non amo i treni pendolari, sempre la stessa strada, ma i pendolari mi piacciono già di più perché ogni volta re-inventano un percorso con nuove interazioni, nuovi amori ed una vita che scorre ai lati del treno ed ecco che già all'improvviso emerge una nuova storia...

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ecco, ho imparato

Certi errori generano storie molto interessanti, non bisognerebbe punirli. Lo dice Gianni Rodari in "Grammatica della Fantasia". Ho un rapporto non bello con Gianni Rodari: da bimbo non mi piaceva perché faceva storie troppo banali, troppo da bimbo per me che volevo essere subito grande. No, "Favole al telefono" proprio non mi piacevano come le altre cose che mia mamma cercava di propinarmi dicendo che erano le belle storie per i bambini. Io volevo essere grande!

E poi un paio di anni fa mi capita per le mani "Grammatica della Fantasia", l'unico saggio teorico di Gianni Rodari sulle sue storie e improvvisamente si apre un mondo. Forse perché io ho bisogno di teorie, di astrazioni e dalle storie io non so arrivare alle regole o senza l'intermediazione dell'astratto io non so fare mie le storie. Non so, ma fu amore riconciliandomi con il grande maestro.

Ora, un'amica lettone dice che da loro Rodari è un'istituzione, un riferimento, tutti lo conoscono e tutti i suoi libri sono stati tradotti. Io sono rimasto colpito. Io che l'ho sempre disdegnato scopro che una nata nell'Unione Sovietica conosce tutti quei libri che io ho sempre disprezzato. Come osate???? E' nostro! Di noi che non lo leggiamo più! Rodari è nostro e non vogliamo che nessun altro lo legga!

Quindi, la lezione è che leggerò a mio figlio le favole di Gianni Rodari, come mia mamma non riuscì a fare con me. Ammetto che potrei metterci un po' di improvvisazione alla mia maniera, ma prometto di farlo per rispetto ad un maestro della letteratura che non seppi capire quando ero giovane e dovevo ancora fare tanti errori.


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Probabilmente, ma intanto

02/11/15

Ritorno sul tema Capitale dopo la surreale situazione della sfiducia a Marino. Dunque, i corrotti hanno sfiduciato l'alieno-probabilmente-onesto. Alieno da Roma, alieno dalla politica e dalla capacità di amministrare, alieno al suo stesso partito, alieno dalle cricche di affaristi lungo il Tevere, alieno dalla capacità di far politica dentro un partito che non sia una politica di corrente, mediatizzata, altamente visibile e per nulla efficace. Tuttavia, l'alieno è forse inetto ma almeno onesto. Sicuramente corrotti sono gli altri che si spartiscono il potere del Campidoglio in una ridicola alternanza con chi porta un colore diverso, ma condivide la logica clientelare di appropriazione privata della cosa pubblica.

Tuttavia, il mio punto è un altro. Tutta questa vicenda non ha toccato minimamente i cittadini, quelli che in Campidoglio non ci vivono ma che dalle borgate si aspettano qualche miglioramento, qualcosa che non li renda più periferia, qualche mezzo pubblico in più, qualche opportunità lavorativa, qualche immagine che li renda orgogliosi del presente almeno valorizzando un passato che evidentemente non tornerà più. Tutta la vicenda-Marino è avvenuta a prescindere dalla politica che influenza i cittadini.

Bene, avanti il prossimo.

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A costo di tirarmi addosso qualche critica

20/10/15

Alluvioni a Benevento, distruzioni, danni e quant'altro. Una storia che conosciamo bene. Come conosciamo bene chi vota per politici che promettono e fanno i condoni edilizi, le sanatorie di immobili edificati in zone a rischio. De Luca, appena insediatosi e prima ancora di formare la Giunta ha firmato un condono edilizio, poi è arrivata la sospensione del mandato per i suoi arci-noti fatti giudiziari. Però intanto i Campani l'avevano votato e lui come promesso ha firmato il condono edilizio. E' la stessa storia in Toscana e Liguria, Sicilia e Veneto.

Ecco, io non ho nessuna simpatia perchi, fra gli alluvionati, vota in questo modo. E' lo strumento che abbiamo in mano quello del voto e se lo si usa in questo modo votando i cementificatori, gli abusivisti, i partiti amici dei palazzinari poi le conseguenze le conosciamo. Fate quel che volete, ora avete riconferma di chi sono i responsabili: gli elettori.

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In un campo minato

18/10/15

Entro in un campo minato perché mi ci ritrovo. La discussione tutta italica sui vaccini è a mio avviso sorprendentemente superficiale e arenata sul vaccini sì/no, cosa che non mi piace per niente. Troppe fazioni stupidamente schierate che impediscono un dibattito un po' più "adulto" che, oltretutto mi riguarda anche in prima persona.
Premesso che sono tendenzialmente favorevole ai vaccini perché comunque sono stati un grande progresso per la storia umana, bisognerebbe fare qualche ragionamento un po' più avanzato per capire "quali" vaccini e perché c'è questo gran dibattito.

Punto primo. Perché ci sono vaccini obbligatori, consigliati, suggeriti e facoltativi? Perché lo Stato ne impone alcuni obbligatoriamente, mentre su altri lascia libertà di scelta? Perché alcuni sono rimborsati e altri no? Perché se, come sostengono i pro-vaccini, sono inequivocabilmente buoni allora lo stato non li impone per legge? E se c'è inconfutabile evidenza scientifica, perché le regole in Europa sono diverse da paese a paese, anche paesi con uguali livelli di sviluppo? Ecco che allora l'idea che una medicina che previene una malattia è sì cosa buona, ma forse non univoca.
Ecco, non sono domande triviali perché, per esempio, qui a Bruxelles abbiamo regole diverse per francofoni e nederlandofoni. Io sono molto restio a lasciare ai cittadini decisioni su questi temi: mi si dica cosa devo fare per la salute pubblica, ma non capisco sulla base di cosa io dovrei decidere su una materia come i vaccini. Mi spiace, ma questo liberismo mi pare pericoloso su un tema come i vaccini e per me non dovrebbe esserci libertà di scelta.

Secondo, esiste un argomento scientifico-economico perché comunque la medicina non è un blocco scientifico univoco e si mescola con le ragioni economiche. Allora, se c'è evidenza scientifica si fa un investimento pubblico di vaccinazione a tappeto, ma serve un'analisi costi-benefici al netto delle questioni epidemiologiche. Siamo tutti d'accordo che le medicine fanno bene, ma sarebbe opportuno portar avanti la discussione vaccino per vaccino. Purtroppo, è insopportabile l'idea di far di tutti i vaccini lo stesso fascio perché ognuno fa riferimento a malattie diverse. Per esempio, l'influenza aviaria si è rivelata una malattia che NON aveva bisogno di vaccini visto che aveva incidenza più bassa di un'ordinaria influenza, ma si è seminato un tale panico mediatico che ha generato un business economico ingiustificato. Un'autorità pubblica avrebbe dovuto cercare di prevenire questa cosa, soprattutto consapevole che i dati epidemiologici variano geograficamente.

Terzo, nel caso italiano la battaglia sui vaccini è invece una miserevole vicenda istituzionale a mio avviso assai becera. Il processo di regionalizzazione italiana ha affidato alle Regioni la competenza in materia, mentre il Governo Renzi vuole ricentralizzare anche la sanità al fine di svilire qualunque autonomia e qualunque potere decentrato. I vaccini, seminando il panico e riguardando i bambini, sono un tema comunicativamente ottimo per ottenere la ricentralizzazione delle politiche sanitarie. Peccato che in Italia abbiamo sia regioni che hanno ridotto il numero di vaccini obbligatori in nome della libera scelta (vedi punto uno) sia regioni che hanno introdotto piani vaccinali più estensivi di quelli statali (vedi punto due). Renzi vuole ricentralizzare tutto ed usa i vaccini come politica simbolica per annullare l'autonomia regionale.

Ecco chiudo qui il ragionamento consapevole di saperne troppo poco. Ho un solo auspicio, cerchiamo di andare oltre il vaccini sì/no, ma discutiamo dei diversi tipi di malattie, di costi e rischi relativi ad ogni malattie, delle vicende politiche ed economiche dietro ad ogni decisione. Io non sono né medico né epidemiologo e non sono in grado di decidere veramente con cognizione di causa. Sono però molto triste e preoccupato per come si sta svolgendo questo dibattito in Italia.


PS
pubblico questo qui perché ho il sentore che se lo facessi su FB ne uscirebbe un putiferio molto partigiano e poco incline alla riflessione.

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è una questione collettiva

09/10/15

A me Marino non è mai piaciuto, né quando si candidò alle primarie come segretario del PD né ora come sindaco di Roma. Mi tocca dar ragione a Rutelli che sostiene che se avesse ben amministrato, tutta questa macchina del fango non sarebbe riuscita a sommergerlo. La retorica del "Marino unico onesto" l'ho trovata stucchevole e perdente come narrativa a fronte di una città che comunque non beneficiava da un presunto integerrimo che, al contrario, continuava ad offrire il fianco alla macchina del fango.

Tuttavia, il nodo ora è un altro. Chi voteranno i Romani? Sono molto triste all'idea che ci siano romani che voteranno ancora quel cancro che è il PD a Roma (ma anche SEL è coinvolta...) o la banda della grande abbuffata di Alemanno&friends. Sono romani che sostengono la politica come clientelarismo, affarismo, appropriazione della cosa pubblica per benefici di clan. L'alternativa al momento sarebbe votare un "chiunque-altro" che in ottica schumpeteriana mi interessa molto, soprattutto in un caso come Roma. In passato è accaduto raramente, a Milano con Formentini, a Parma con Pizzarotti ed a Napoli con De Magistris. Risultati in controluce, ma sicuramente interessanti che hanno contribuito a normalizzare la situazione almeno per un po'...

Dall'altra parte c'è il modello più diffuso in Italia di continuare a votare e rivotare i partiti clientelari, purché cambino il loro frontman: via Formigoni, dentro Maroni, via Lombardo dentro Crocetta, via Errani dentro Bonaccini, via De Filippo dentro Pittella. Si continua a credere che il governatore/sindaco eletto direttamente abbia un potere taumaturgico risolvendo tutto, in una personalizzazione della politica che funziona bene con la comunicazione contemporanea, ma non nella realtà (ne discutevo qui). No, invece la politica è un "noi" che si fa azione collettiva, non è un "io". Contano i collaboratori scelti, le alleanze fatte, le situazioni contingenti così come le persone a cui si dà retta e quelle con cui si sceglie di entrare in conflitto. L'idea dell'uomo solo al comando è deleteria perché deresponsabilizza tutti gli altri.

Ora, cari Romani, sta a voi decidere da che parte stare.

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M'è venuta così

06/10/15

Talvolta la libertà di decidere può uccidere...
non solo chi non è in grado di decidere.

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nuovo progetto

04/10/15

Trovate tutto qui.

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un decalogo per una nuova centralità municipale

03/10/15

Per lavoro, sto studiando gli effetti dell'introduzione dell'elezione diretta dei sindaci in vari paesi europei. Ebbene, mi sto convincendo che oggi sarebbe saggio tornare ad un modello di elezione indiretta dei sindaci per le seguenti ragioni.
1_ ridurre l'eccesso di personalizzazione della politica
2_ ridurre la crisi democratica dei consigli comunali che hanno perso il loro ruolo riducendosi a ratificatori delle decisioni del sindaco la cui popolarità e centralità è tale da inibire il controllo democratico.
3_ l'abolizione del premio di maggioranza ridarebbe centralità ai consigli comunali come luoghi politici della polis.
4_ i partiti tornerebbero ad essere luoghi sociali di mediazione politica.
5_ i nuovi media offrono la possibilità di un controllo sociale sui comuni prima inimmaginabile
6_ il mondo è talmente complesso che eviterebbe l'idea di una delega quinquennale, favorendo l'impegno qualora i risultati fossero ritenuti insufficienti.
7_ la gestione della cosa pubblica municipale tornerebbe un processo collettivo, laboratorio di democrazia nell'accezione originale di Tocqueville, soprattutto in un tempo come questo di de-politicizzazione della cosa pubblica.
8_ i tempi sono talmente veloci che la delega quinquennale non ha più molta ragion d'essere, anche pensando la possibilità di revocare il mandato ad un proprio consigliere comunale.
9_ il sistema di multi-level governance fa sì che i Comuni siano comunque dentro a reti di governo.
10_ il decimo punto in realtà non ce l'ho, ma un decalogo suona meglio.

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stasera

02/10/15

Io stasera vado qui, se volete ci sarà pure la diretta streaming a quanto pare. Non è un segreto che sia a dir poco critico sulla condizione della sinistra italiana attuale (tipo, pensate a ieri o a Pisapia), però lì ci sono molte delle persone che politicamente stimo di più. Vale la pena dargli credito.
Ah, stasera questa è la mia posizione.



Pensando a questo incontro, mi rimbalzava in testa una coincidenza che non avevo mai realizzato. L’acronimo di “sinistra italiana” è “sì” e credo ci sia qualcosa di bellissimo in questa coincidenza che andrebbe valorizzato pur nella sua semplicità. Il messaggio che vorrei dare è semplice come la convinzione che i sì vadano detti ai contenuti, non ai leader. 
1_ Sì alla scuola pubblica e sì alla valutazione: laddove ci sono risultati scadenti bisogna investire di più perché è proprio nei quartieri più difficili, dove ci sono insegnanti in difficoltà e dove il rapporto con le famiglie è complicato che bisogna investire i nostri sforzi, ribaltando una strana logica meritocratica per cui bisognerebbe investire laddove ci sono già i risultati migliori. 
2_ Sì a una politica economica europea: una tassa comune sui profitti delle multinazionali, mercato comune del lavoro con diritti per tutti i lavoratori e le lavoratrici, una tassa su tutte le transazioni finanziarie. 
3_ Sì a un partito della sinistra italiana che abbia un chiaro e univoco collocamento europeo, che usi un simbolo europeo per costruire concretamente l’Europa politica perché almeno qui a Bruxelles abbiamo imparato come funziona la politica “made in EU”. 

Ci sarebbero tanti sì per cui vorrei lottare, ma mi preme dire solo che non conta quello che voglio io, conta quello che noi vogliamo.

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dei referenda di Civati

01/10/15

La raccolta delle firme per i referendum di Civati è fallita perché... erano "di Civati".
Ora spiego meglio.

Premessa.
I quesiti referendari mi piacevano, li avrei sottoscritti se avessi avuto modo, ma non mi piaceva per nulla il metodo (tanto meno il promotore).

Il punto.
Civati ha sbagliato completamente sia l'operazione politica sia la comunicazione. Partiamo dalla seconda. La comunicazione è spesso tutto in politica (vedi Renzusconi...) e l'errore di questa campagna è che è stata impostata come "i quesiti di Civati", mentre non è passato nessuno dei contenuti degli 8 referenda. Anni fa, passarono i referenda perché erano "per l'acqua pubblica" e lì c'era un contenuto con una presa di posizione a prescindere da chi li sostenesse, qui invece c'era un leader (o aspirante tale) che per cercare visibilità aveva strumentalizzato dei contenuti accorpandoli tutti in un'unica campagna: giusto l'accorpamento, ma il risultato è che non passavano più i contenuti. La comunicazione era incentrata su "i referendum di Civati", nessun contenuto e -attenzione- anche nessun altro testimonial, ma una fortissima polarizzazione sulla sua figura! Ditemi chi erano i promotori dei referendum sull'acqua? Ditemi i nomi di un secondo testimonial a favore dei referendum di Civati? E qui si arriva al punto politico.

Civati ha cercato di fare un'operazione che pure auspicavo tempo fa: ha fatto una raccolta di temi che potessero diventare potenzialmente una bandiera anti-renziana di sinistra, ma li ha strumentalizzati in modo da poi potersi intestare il merito e diventare una sorta di nuovo Mario Segni (?!), o qualcosa del genere. L'intervista che trovate qui è un ribollire di rancore perché gli altri non hanno capito la sua "illuminante" battaglia che lo avrebbe reso il nuovo leader della sinistra anti-renziana. Se imposti una battaglia politica con l'idea di esserne l'unico vincitore e poi farmi fuori, ovvio che io sono riluttante a sostenerti, anche se ne condivido i contenuti. Oltretutto, mi stai mettendo in difficoltà di fronte ai miei sostenitori confusi fra contenuti referendari e significato dell'operazione.

L'errore, che riconferma l'inettitudine di Civati (di cui pure fui estimatore, prima di conoscerlo più da vicino...), è che ha messo davanti la sua persona e la sua leadership ai contenuti. Pensate a Landini che, per esempio, ha messo questo slogan della "coalizione sociale" che potenzialmente può essere "de-landinizzata". I quesiti referendari non potevano essere "de-civatizzati". Se fossero stati de-civatizzati, le probabilità che passassero sarebbero state molto più alte, ma Civati sarebbe finito nel dimenticatoio ed ora invece può recriminare e vomitare bile su quelli che in teoria dovrebbero essere i suoi futuri compagni di viaggio per la "sinistra italiana".

Conclusione.
Un'occasione persa, una mobilitazione su temi giusti purtroppo affidata ad un inetto che ha mancato l'occasione della caduta di Formigoni, ha approfittato della comoda visibilità garantitagli dal PD senza capirne il senso ed ora ha fatto un'operazione furbetta che si capiva che sarebbe fallita, ma in ora può recriminare minando alle basi la possibilità di costruire un'alternativa comune che, almeno a Bruxelles, pare stia prendendo forma. Mi spiace ma così non si va da nessuna parte. Mi spiace perché condividevo i contenuti. Mi spiace perché erano temi che mettevano d'accordo tanta gente in maniera intelligente, ma il metodo, il senso ed il significato contano in politica. Eccome se contano...

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"Se divento megafono mi incepperò"

28/09/15

Per chi come me è grande fan ed estimatore di Giovanni Lindo Ferretti (GLF), questo video fa abbastanza male. Non ne condivido le idee. Trovo l'intervista furbetta. Su FB è partita la caccia alle streghe condannando GLF.

Eppure, sono dieci anni che GLF ha avuto questa "conversione": nel 2005 sostenne il referendum anti-abortista, nel 2008 si candidò in una lista "Pro-Life" con Giuliano Ferrara e ad Atreje era già andato nel 2013. Quindi, niente di nuovo sotto il sole. Naturale continuazione di un certo pensiero. Piace? Non piace? Ognuno giudichi, però vediamo di non esserne sorpresi perché... insomma... son dieci anni!

Certo, viene alla mente il verso "non fare di me un idolo, mi brucerò | se divento megafono mi incepperò" perché ora lui è megafono strumentalizzato, strumentalizzabile e facilmente offerto a questi giochini politici. Ma lui stesso ha insegnato a dubitare di chi cade in questa condizione in quello che trovo un caso interessante, curioso, cortocircuitante. Eppure, nella sua contradditorietà diventa ancora più interessante e fa riflettere.

Questo caso mi fa riflettere sul perché apprezzo GLF e lo apprezzi tantissimo come artista. Mi piace perché aiuta a pensare, stimola un punto di vista diverso dal comune. Aiuta a guardare le cose in modo nuovo. Gioca con le parole come nessun altro suscitando emozioni e pensieri, mai banali. Dalla semplicità o dalla complessità aiuta a tirar fuori un modo nuovo di pensare, guardare alle cose, emozioni e riflessioni in un misto a mio avviso unico.
Ma non mi dice quello che devo pensare. Non mi impone una visione del mondo. Non gioca sulle mie emozioni o idee, ma cerca di suscitarne di nuove. Presenta le sue, un particolarissimo ed unico percorso umano ed artistico che si estende da decenni raccogliendo dalle fonti più inattese: il punk berlinese anni '70, la Mongolia fuori dal tempo, il folklore emiliano, il rock toscano, le musiche tradizionali dell'Appennino Tosco-Emiliano, le litanie religiose e così via.

In altra occasione, spiegherò perché è fra i 5 musicisti che hanno segnato la letteratura italiana dal dopoguerra (difficile sceglierne 5, ma GLF; De André, Guccini, Conte e Gaber obiettivamente hanno lasciato un segno che non può lasciar indifferenti... anche se forse ce ne sono altri... anche se molto altro andrebbe detto).

Chiudo con la mia canzone preferita di sempre. Da ascoltare. Ri-ascoltare. Meditare. Gustare. Ognuno a modo suo...



PS - del giorno dopo
aggiungo un link a questo articolo, veramente molto bello ed interessante.

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pensieri sparsi su Uber

24/09/15

Uber ha vinto. Quella tecnologia è talmente più avanti ed inevitabilmente vincente che non può che vincere. Forse non sarà Uber la società che vincerà, ma quella tecnologia è irreversibile. Eppure, i tassisti si stanno opponendo con una battaglia tutta di retroguardia. Per carità, i tassisti hanno formalmente ragione perché non puoi fare il tassista senza autorizzazione, ma uber rende il servizio impossibile da essere controllato dalle autorità, quindi ci troviamo di fronte ad una legge che non può più essere applicata. D'altra parte, c'è una lobby con una posizione di rendita che sta facendo una campagna a difesa dei suoi interessi e utilizzando tutti gli strumenti legali che ha a disposizione. Perderanno, i tassisti, ma è di altro di cui vorrei parlare.

Oltre a Uber c'è anche Blablacar la cui logica è sostanzialmente uguale ma si riferisce ai viaggi inter-urbani, sicuramente meno frequenti ma con una differenza fondamentale. Blablacar non fa concorrenza ai tassisti, i quali sono solo urbani. Cioé, la stessa tecnologia ha un impatto sul mercato diverso a seconda che ci sia una lobby che gode di una rendita di posizione in grado di opporsi a questa innovazione. Ecco allora che il "mercato" non è un'entità dove si compete sul prezzo, ma dove competono degli interessi che sono interessi politici. E gli interessi dei tassisti sono coordinati e fanno lobby, per i trasporti inter-urbani ci sono solo poche compagnie che vanno coi bus, quindi non veramente in competizione con blablacar.

Ora, io non ho preferenze per uno dei due servizi. Non mi appassiona particolarmente il tema. Però, serve per guardare ai mercati come qualcosa che una tecnologia può ribaltare ('disruptive innovation') ed in cui conta la composizione degli interessi, non il mercato in sé. Schumpeter, Polanyi, e Olson sono, insomma, più interessanti di tanti neoclassici.

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...e tu da che parte stai?

23/09/15

Parlavamo dei lavoratori del Colosseo a Roma dalla cui parte la Sinistra avrebbe dovuto schierarsi in maniera netta, chiara, forte, decisa. Invece, c'é una presunta sinistra che sta facendo battaglia sull'elezione dei senatori, mentre rimane silente di fronte ai problemi dei lavoratori. Ecco, quella gente andrebbe "rottamata", ma sopratttuto ignorata dai giornali e dalla stampa. Andrebbe classificata come irrilevante e insignificante se non fosse come i soliti Meganoidi che ostacolano il nostro eroe. Al contrario, servirebbe una fazione parlamentare dalla parte dei lavoratori, lasciando a se stessa quella che sta dalla parte... dei senatori.

Quandi, cari eletti del popolo, da che parte state: dalla parte dei lavoratori non pagati a cui tolgono i diritti sindacali o dalla parte dei senatori che non sanno se saranno eletti o nominati dal loro segretario?

Detto questo, la riforma costituzionale proposta da Renzi é pessima, ispirata al modello Orban ed é tutto dire.. ma non é l'elezione dei senatori il vero problema su cui bisogna fare una battaglia politica. Tuttavia, quando fra un decennio ci chiederemo perché l'Italia va male, queste sono le fasi in cui si compiono decisioni sbagliate che gravano sul futuro del paese.

Cosa fare? Smetterla con questa pessima riforma della costituzione, abbandonarla, dedicarsi invece ad una politica economica europea (mercato del lavoro unico, tassa sulle multinazionali, blocco del TTIP, mercato finanziario unico e regolamentato... ce n'e' di roba da fare...).

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politica economica

20/09/15

Ai sostenitori di Renzi auguro il trattamento che il Governo sta riservando ai lavoratori del Colosseo: straordinari non pagati e, se vi lamentate, sospensione dei diritti sindacali (per voi e per tutta la vostra categoria) con gogna mediatica. Tra l'altro, il caso si presta perfettamente perché il Colosseo ha forte impatto mediatico, mentre qualche museo minerario in Sardegna non si prestava allo stile del Governo attuale.

Non c'è niente di nuovo, è la strategia della Thatcher anni '80 per ridurre il costo del lavoro e recuperare competitività. Dal decreto Expo che toglie i limiti di stagisti ai decreti Poletti, dal Jobs Act fino a questi recenti casi la logica è quella di puntare sulla riduzione del costo del lavoro per migliorare la competitività. Casi come quello del Colosseo sono ideali per costruire il consenso e far passare decreti che, come Franceschini ha dimostrato, sono già lì pronti in attesa del momento buono.

Noto che non esiste una Sinistra che difenda i lavoratori. Gente come Cuperlo e Bersani ritengono che essere di sinistra sia discutere dell'elettività dei senatori, non questo. Vendola & friends non pervenuti. Camusso è talmente delegittimata che anche quando ha ragione non può parlare se non facendosi un autogol.

Il mio punto, al di là della difesa partigiana per i lavoratori, è che non è competendo sul costo del lavoro che l'Italia recupererà competitività. Perché ci sono un sacco di paesi che costano molto meno a pari qualità, anche solo dall'altra parte dell'Adriatico. Perché devi competere offrendo un mercato del lavoro competitivo sui lavori di alto valore aggiunto. I migliori lavoratori se ne vanno dall'Italia ed è un flusso che dura da un decennio, senza capacità di attrarre i cosiddetti "bravi". Non basta vantarsi di quanto siano geniali gli italiani all'estero, bisogna saper attrarre i migliori stranieri. Invece, l'Italia perde sempre più posti di lavoro di qualità e senza quelli non vai da nessuna parte, soprattutto non puoi crescere per generare altri posti di lavoro. Bisognerebbe seguire i modelli dei paesi che riescono ad attrarre i migliori lavoratori, offrire le stesse condizioni per esserne competitivi, significa in primo luogo valorizzare le persone, farle crescere, offrire buoni salari giocare sulla qualità della vita italiana. Invece, la politica economica è un'altra. Molto neoclassico e neoliberista come approccio. Ne prendo atto.

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senza lettori

10/09/15

Questo si è lentamente trasformato in un blog senza lettori, senza commenti, in un monologo sempre più lento e sommesso. Non me ne dispiaccio, intanto lascio tracce di cui forse un domani sarò orgoglioso o, più probabilmente, mi pentirò avendo nel frattempo cambiato idea.

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Io non ho, ma vorrei

07/09/15

Io non ho una risposta al dramma dei rifugiati. Io non so cosa fare, non so cosa farei se fossi in loro, non so neanche bene capire la profondità del dramma.

Io so che questi disperati scappano dalla guerra, dalla miseria, dalla disperazione. Scappano dall'assenza di futuro.

Io so che i nostri potenti non stanno facendo niente per quella guerra, per dar loro un futuro che vada oltre l'emergenza. Ecco, questo io vorrei. 

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guardando la ferita

04/09/15

Sono allergico alle emozioni collettive (limite mio), anche se apprezzo moltissimo quello che tanti volontari stanno facendo per i rifugiati in Europa. Volontari, associazioni e anche molte istituzioni stanno cercando di mettere una pezza a questa ferita di cui non è necessario richiamare l'importanza.

Eppure, manca una cosa: sappiamo che il coltello che l'ha provocata è quello stato di guerra, guerriglia e disperazione che si estende dall'Iraq alla Libia, dalla Siria fin giù all'Africa nera. Sappiamo che quei rifugiati stanno scappando dalla guerra, anche se il nostro immaginario collettivo si ferma alle spiagge coi barconi.

Bisogna spingere un po' più in là lo sguardo per vedere la totale incapacità di affrontare uno stato di guerra diffusa in una parte enorme di questo pianeta. Europa, USA e altre forze occidentali non sanno cosa fare: possibile che non si sia ancora riusciti a sconfiggere l'esercito siriano? Possibile che con l'ISIS non si riesca a creare un cordone di isolamento finanziario? Possibile che in Libia gli USA non riescano più manco a mettere un qualche dittatore loro amico come hanno fatto per decenni? Che era una porcata, ma almeno era un'idea di cosa fare.

Niente. Zero. Vuoto.

Io non sono un esperto di politica estera, tanto meno di quelle zone del globo. So che c'è una guerra in Siria dal 2010 e ancora non se ne vede la fine. So che la Turchia è in guerra non si sa bene contro chi. So che c'è questa cosa che si chiama ISIS di cui tutti parlano male, ma nessuno combatte. So che la Libia è nella guerra civile. Immagino ci siano altre guerre, guerriglie e storie inumane che si intersecano e che non conosco.

So che l'Europa sta cercando di rattoppare la ferita, ma è incapace anche solo di guardare negli occhi chi l'ha provocata.

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Confronti di idee su CL

26/08/15

Ognuno ha le sue idee su CL. Io ne riporto due "a caso".


“Se vuol rifondarsi, la sinistra deve ripartire dal vostro retroterra ideale”, disse Bersani. “La vera sinistra non nasce dal bolscevismo ma dalle cooperative bianche dell’Ottocento. Il partito socialista è venuto dopo le cooperative, il partito comunista dopo ancora, e i gruppi nati col ‘68 sono tutti spariti. Solo l’ideale lanciato da CL negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare. È lo stesso ideale che era anche delle cooperative: un fare che è anche un educare. Quando nel 1989 Achille Occhetto volle cambiare il nome del Partito Comunista Italiano, per un po’ pensò di chiamare il nuovo partito ‘Comunità e Libertà’. Perché tra noi e voi le radici sono le stesse”.
(qui il link all'articolo completo)

Invece in questo video trovate l'opinione di un certo Fantinati, deputato del M5S che ha parlato quest'anno al Meeting di Rimini.

Detto questo, io non sostengo il M5S, però diciamo che per onestà intellettuale non posso non notare la differenza.

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London

For me, London is like an ex-girlfriend: we spent great time together, we had fun and we loved each other. Yet, now that love is over, my life is elsewhere with my new love. We still share a lot of friends and we meet from time to time, but that story is over, sorry!
I keep my souvenir and it is nice, from time to time, to remember those good days, but the future is elsewhere. I am pretty sure I wouldn't be able to live again in London: too much stressful, too big, too many things. Great city, but Brussels is better and more relaxed for me.

Anyway, this song is still great.


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in controluce, ma noi facciamo così

25/08/15

Noi apparteniamo a quella classe di gente che poche canzoni cantano perché i cantanti cantano le loro canzoni. Noi non siamo sulle prime pagine dei giornali, ma neanche nelle pagine interne. Noi non abbiamo storie da romanzo o da tragedia, però abbiamo le nostre storie: i nostri amori, le nostre famiglie, le nostre difficoltà. Noi, con ogni probabilità, non entreremo nei libri di storia perché gli storici saranno più interessati ad altro. Noi spesso non rientriamo neanche nei sondaggi ed il nostro voto evidentemente non è così interessante che nessuno vuole comprarcelo in cambio di un lavoro. Noi però ci siamo, abbiamo una voce discreta ché il rumore non fa per noi, non siamo particolarmente intonati ma neanche silenti. Noi non siamo pubblico da stadio, non siamo pubblico da camera. A noi fa piacere una birra con degli amici ed i nostri nuovi amici sono gli amici dei nostri amici, non quelli che rimorchiamo in una qualche discoteca. Scusateci, ma noi facciamo così.

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D'un compleanno

24/08/15

Oggi è uno di quei compleanni da festeggiare col sorriso sui denti perché, dice il Dalai Lama, che il segreto della felicità è portare la felicità a chi ti sta attorno. E così, di lama in lama, di vetta in vetta si va dal Tibet al Perù, lungo il Camino di Santiago per onorare una delle persone più stimate da questo Ducato. Una delle presenze più importanti arrivate in questi ultimi tempi.

Eppur tuttavia si dica suvvia, al bando il romanticismo e si aprano le danze!

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per capire cosa significa narrativa dominante

28/07/15

I casi Crocetta e Marino, ma in parte anche Pisapia, hanno un messaggio chiaro e preciso: dev'esserci un solo uomo nel PD, un solo salvatore della patria, uno solo di cui fidarsi e nient'altro. Tutt'attorno solo "yes-man", uomini liberi di servirlo, adorarlo e condividerne tutti i tweet.

Crocetta è accusato di non aver reagito ad una fesseria che gli avrebbe detto qualcuno in una telefonata che probabilmente non c'è mai stata.

Marino è colpevole di un degrado causato dal suo stesso partito, fortemente corrotto, invischiato nei peggiori affari, incapace ed opportunista. La colpa sarebbe sua, poco importa che gli inquisiti vengano dal partito.

Ora, io non amo né Crocetta né Marino, ma non posso non notare il chiaro disegno politico: delegittimare chiunque non sia in linea con il leader renximo! Poco importa che i colpevoli siano gli uomini del partito del leader renximo, l'importante è non offuscare il suo potere salvifico.

La strategia poi la conosciamo perché Berlusconi mal sopportava i vari Formigoni e Fitto, molto meglio i Galan ed i Ghigo, i Caldoro ed i Cappellacci.

Ecco, la narrativa dev'essere: c'è un solo uomo che può salvare l'Italia, senza di lui tutto è perduto.

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dicono sia la modernità

Un tempo un imprenditore di successo era colui che, dopo anni di fatiche, arrivava ad avere una fabbrichetta con un qualche centinaio di operai, se era bravo ancora di più.

Oggi, un imprenditore di successo è quello che dopo 3-5 anni riesce a vendere la sua startup per qualche milione di dollari a qualche cinese.

Capite che non è la stessa cosa? Non è la stessa cosa...

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su quell'aereo

16/07/15

Volto delle 8h30 del mattino. Sveglia presto per check-in, boarding e metal detector, che se non parli inglese non sai a cosa vai incontro. Se parli inglese capisci che è solo noioso. Ritardo. Poi imbarcati e sbarcati. Finestrino rotto. Dodici ore di ritardo. Trasferimento da Malpensa a Linate. Caldo. Confusione. Non sapevamo che fare, se non seguire quanto ci veniva detto.

Dopo poco, eravamo una sorta di popolo di Lost. Ci conoscevamo, ognuno con la sua storia passata ed una totalmente diversa presente. Un presente dove eravamo solo noi. Dei passati che restavano con noi, lontani chissà quanto. Un mix di lingue, sorrisi, sguardi, storie, attese, aspettative, relazioni.

Poi, come d'incanto... il volo, l'atterraggio, tutto finito.

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la Grecia ha votato

Il Parlamento ellenico ha votato e si è preso la sua responsabilità politica. Si può essere in disaccordo, ma la decisione è democratica perché il Parlamento è sovrano. Non so bene che avrei fatto, forse avrei votato no chiedendo a Tsipras di tornare a Bruxelles a rinegoziare, ma non è andata così e forse il sì è una scelta ragionevole perché così Tsipras può continuare a negoziare anche se ha dovuto perdere questa stagione, ma almeno può continuare nella prossima.

Ora il dubbio è capire se e come voteranno gli altri Parlamenti chiamati a farlo. Mi chiedo cosa potrebbe succedere se uno dicesse di no. E' la democrazia europea, in fondo.

Intanto, questo articolo ha attirato il mio interesse: perché l'Eurogruppo continua a votare all'unanimità? Perché politicamente si vuole mantenere la coalizione unita, altrimenti non c'è altra spiegazione politica ragionevole. Scelta legittima, sia chiaro, ma di cui i responsabili dovrebbero prendersi la responsabilità politica in maniera chiara e trasparente.

Ancora non mi rassegno che l'Europa vada in questa direzione, auspico solamente che ci sia un riconoscimento di chi è responsabile affinché, chi non lo condivide, possa costruire un'alternativa.

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chiave europea

15/07/15

La chiave per sbloccare l'impasse europea è, a mio avviso, nel PSE dove vedo tre atteggiamenti prevalenti.
a) L'atteggiamento largamente maggioritario è rappresentato da Schulz, Djesselbloem, Gabriel, Renzi e Pittella: sostenere le tesi della Merkel perché è la via giusta. Questa posizione è nettamente dominante, sia come numeri sia culturalmente [la Destra].
b) Una serie di punti di vista sempre più critici ed a disagio con la linea prevalente di sostegno alla Merkel, ma che essendo minoranza limitata non sono in grado di influenzare la linea del partito. Su questa posizione vedo Di Rupo e Sanchez su tutti, ma non è che stiano incidendo particolarmente... [la Sinistra]
c) Esiste una terza fazione che non è in grado di riconoscere le altre due e rimane inerme. E' il caso di Hollande e del PS.fr che rimane confusa e finisce per non poter andare oltre al ruolo di mediatore (tra l'altro svolto male). [il Centro]

Ecco, in età post-ideologica, mi pare che questo partito sia rimasto veramente senza idee, se non poche e ben confuse. Se se le chiarissero, se almeno un pezzo uscisse coalizione con la destra merkeliana allora assisteremmo ad una politicizzazione dell'Europa aprendo una democratica competizione multipartitica destra-sinistra, mentre per ora rimane tutto decisamente bloccato nelle mani di Angela Merkel. Soluzione alternativa è fare come in Grecia dove il Pasok ha perso tutti i voti, il problema è che bisognerebbe aspettare fino alle prossime elezioni.

Io ci spero, ma non ci conto granché.

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leggendo

14/07/15

Ho letto questa interessante presentazione di Dino Amenduni (molto bravo) sul giornalismo politico in Italia. Mi viene da pensare che una simile riflessione andrebbe fatta anche nell'accademia (non solo italiana) perché mi sto rendendo conto quanto ci siano accademici seri e altri che sono fortemente normativi per non dire proprio partigiani senza fondamento scientifico. Per questo, probabilmente, per lavoro preferisco non occuparmi di politica, ma di politiche pubbliche dove è più facile restare attaccati ai fatti ed alla teoria. In politica, molte letture diventano inevitabilmente normative ed il piano fra interpretazione e posizione diventa labile.

Per questo cerco di distinguere la mia posizione fra quella interpretativa e quella normativa. Interpretativamente, vorrei convincere chi mi segue che la chiave mancante per capire questa crisi tutta politica (perché abbiamo avuto tempo di discutere tutti gli aspetti economici possibili) è il ruolo del Consiglio UE, di come è composto e di come vota. Il piano normativo è che non condivido la maggioranza che regge il Consiglio UE, ma non ne critico né legittimità né mancanza di democrazia. Ho avuto la mia voce, ho perso ed ora sono fuori dalle decisioni, però è la democrazia bellezza! Certo, torno normativo quando penso che le istituzioni debbano dare voce anche alle minoranze perché... è la democrazia bellezza! Credo, in particolare, che posizioni politiche come Le Pen, Farage ed i nostrani Salvini e Grillo debbano essere confrontati con la vita istituzionale, con il governo della cosa pubblica e non solo con la campagna elettorale permanente. Questo viene dalla teoria delle istituzioni dove si è visto che funzionano meglio se sanno coinvolgere anche chi la pensa diversamente. La gestione del dissenso all'interno di regole istituzionali è una delle grandi lezioni che dovremmo aver imparato in questi secoli. Invece, il Consiglio UE sta dimostrando tutti i limiti per effetti di un'involuzione impressionante del PSE. Un tempo il Consiglio UE funzionava perché i vari paesi membri la pensavano in maniera diversa, avevano maggioranza politiche diverse e questo organo garantiva la compensazione delle differenze, per quanto solo i giochi a somma positiva fossero possibili. Dalla crisi del 2008-2010 non è più stato così per l'appiattimento culturale del PSE sulle posizioni rappresentate dalla Merkel. Qui entra allora la sfida del rapporto istituzioni-partiti che, lo so, non sarà mai perfetta, ma almeno ci si ponga il problema di come incanalare il dissenso dentro alle istituzioni democratiche perché, senza questo, le istituzioni non sono più democratiche.

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Io non ho

13/07/15

Io non ho una soluzione per la Grecia, vorrei però convincervi di un argomento: tutto questo è perfettamente democratico ed è il risultato delle istituzioni europee che ci siamo dati.

Dei temi economici abbiamo parlato all'infinito, sappiamo tutto e non ci sono alibi per dire che ci sono temi non considerati. A questo punto, era tempo di arrivare ad una decisione politica e, nell'UE, le decisioni politiche le prende il Consiglio così com'è stata progettata l'UE. Il Consiglio è composto da una maggioranza di 27 primi ministri di centrodestra che hanno avuto ragione dell'unico di sinistra, per quanto questo fosse teoricamente in posizione di giocare la carta del veto, ma non c'è riuscito. Questo è l'esito di una decisione politica, democraticamente in linea con l'idea che in Europa a decidere è il Consiglio e nel consiglio siede una maggioranza di centrodestra, quindi prevale la linea di centrodestra (Merkel, per intenderci). Certo, è una coalizione quindi ci sono sfumature diverse, ma la maggioranza ha dimostrato di essere compatta al momento del voto.

Questa è la situazione, questo l'esito. Tutto in linea come abbiamo votato.

Soluzioni? A breve termine, se si vuole un'Europa diversa bisogna costruire un'alternativa che possa entrare nel Consiglio e, per farlo, la prima cosa sarebbe riconoscere la totale e definitiva irrilevanza dei socialdemocratici europei. Se si riconoscesse che questa decisione è figlia della maggioranza di centrodestra, forse chi si ritiene di sinistra uscirebbe dall'illusione di sentirsi rappresentato da questa maggioranza o, almeno, si porrebbe il problema di cambiarla. A lungo termine, esiste un problema istituzionale di come coinvolgere nelle decisioni chi la pensa diversamente. Il Consiglio UE rappresenta esclusivamente le maggioranze di ogni paese, le opposizioni non hanno voce nella stanza dei bottoni. Per questo non era un problema ragionare all'unanimità finché non c'erano opposizioni, ma ora che si è visto il rischio che qualcuno non in linea arrivi nel Consiglio, mi immagino ci sia qualche cambiamento. Se l'UE vuole sopravvivere dovrà prendere in considerazione la gestione del dissenso, altrimenti si chiuderà ulteriormente.

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Eurocrisis, in a nutshell

30/06/15

Since the beginning of the crisis (2008-2010), Europe is ruled by a centre-right coalition with an overwhelming majority in the European Parliament and the unanimity in the Council, meaning the 27-28 PMs of European member states. This coalition is based on the idea of “austerity” as way-out for the crisis (although with few internal discussions before finding an agreement). Negotiations with Greece progressed as long as Greeks voted in line with this centre-right majority, and shared this approach. During last elections, Greeks said that this policy was detrimental for them, and turned to the left breaking the unanimity in the EU Council. Clearly, this political difference is a problem for negotiations, and this has determined the current crisis.

We might dislike the situation, but this is line with the Europe we voted for. My positions were minoritarian, but I had my voice during last Italian and European elections. I don’t like these results and outcomes, but we’ve lost elections. I am just very annoyed by those asking for change, but voting for the status quo. That’s all.

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ecco, diciamoci...

24/06/15

Ripeto un vecchio post polemico per commentare l'uscita di un tal Fassina dal PD: tempi sbagliati, motivazioni incomprensibili, nessun seguito politico. La ciliegina sulla torta é l'idea di unirsi a Cofferati e Civati per fare non si sa bene cosa. Bene, queste operazioni non andranno da nessuna parte e cadranno nel dimenticatoio molto presto perché sono fatte di personalismi senza seguito politico e con un ruolo inconsistente. Se Fassina voleva uscire, doveva intestarsi il no al "jobs act" perché le battaglie si fanno sui contenuti. Questa lenta liquefazione di questa parte politica non porta nessun germe positivo per il futuro. Servirebbe ben'altro, cioé qualcuno che invece di entrate, uscite, contenitori e formule partisse a far campagna politica su 3-4 temi ben chiari e sicuramente di Sinistra, anche a costo di dividere e spaccare quel che c'e' che tanto e' evidente che non vale niente.

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Pratiche politiche

23/06/15

Vendola non chiese il permesso per prendersi la Puglia: si candidò, fece la sua campagna elettorale e vinse.
Pisapia non chiese il permesso di diventare Sindaco di Milano: si candidò, fece la sua campagna elettorale e vinse.

Dall'altra parte, Salvini mica ha chiesto il permesso a Bossi: si è preso la Lega e ora, senza chiedere il permesso a nessuno, si sta prendendo tutto il centrodestra che è ormai in preda al fuggi fuggi.

Ecco, io vedo un'opportunità anche a Sinistra dove i cocci sono noti a tutti. Uno come Marco Furfaro potrebbe prendersi SEL dove ormai Vendola è più un intralcio che altro e iniziare la sua campagna punto e basta, senza cercare di mettere d'accordo tutti, tanto dei vari Civati e Spinelli, Ferrero e Fassina non ce ne facciamo niente. SEL ha una discreta macchina organizzativa, potenzialmente paragonabile a quella della Lega, il problema è che manca completamente di leadership ed è in balia di se stessa ancora sotto shock per il Governo Monti. In parte, Landini lo sta facendo ma troppo timidamente e lui non mi convince.

Altri nomi? Va bene, basta che la smettano di morire di tatticismi e ci provino. L'esempio di Salvini è lì a dimostrare come si fa. Prima si costruisce il consenso, poi eventualmente si negozierà con eventuali alleati. 

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priorità e punti di vista

20/06/15

E' chiaro che la Grecia non è in grado di ripagare il debito, almeno non nei termini attuali. E' evidente da tempo, ma i vertici di questo ultimo tempo lo rendono assolutamente evidente. Ora, però, si pongono due punti di vista diversi, riprendendo un discorso fatto un po' di tempo fa.

Se non sei in grado di pagare tutto, a cosa dai la priorità?
Secondo il Governo democraticamente eletto dai Greci, la priorità deve essere data alle pensioni ed alla spesa interna.
Secondo i "partner" europei, la priorità deve essere data al rimborso dei prestiti dati da loro, anche a scapito della spesa interna.

Fino a Samaras, la Grecia ha scelto di favorire i partner europei ai suoi cittadini, con Tsipras la preferenza si è invertita ed i cittadini greci sono tornati debitori di prima istanza con i partner europei in secondo piano. Una "normale" svolta da destra a sinistra sostenuto dalla volontà greca dimostrata alle ultime elezioni. Democraticamente, niente da dire. Il popolo sovrano ha espresso la sua volontà.

La cosa su cui invito a riflettere è l'approccio dell'UE. Si chiede ad un partner di rispettare gli accordi europei, anche a discapito di un grave sacrificio interno, anche contro la volontà democratica interna. A mio avviso, questa volontà sarebbe legittima in un quadro costituzionalmente garantito, ma visto che l'Europa non ha una Costituzione sovranazionale trovo l'argomento illegittimo. Ogni Costituzione nazionale prevale e l'UE va bene finché non entra in conflitto con una Costituzione nazionale. Mi spiace, ma finché non avremo un'Europa federale, prevalgono le Costituzioni nazionali. Implicito in questo discorso è che una costrizione come quella che l'UE cerca di imporre alla Grecia dovrebbe potenzialmente essere applicabile anche ad altri, per esempio alla Germania o alla Francia. Io ci sto ad un'Europa federale, ma so di essere una voce isolata fuori dal coro e nessuno dei politici attuali sta ragionando in questi termini.

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comunque romanamente

17/06/15

A me non interessano le dimissioni di Marino, mi interessa Roma. Mi interessa il problema di un sistema clientelare e mafioso incancrenito. Mi interessa che la più bella Capitale del mondo possa risplendere. Mi interessa un modello di sviluppo urbano sostenibile, economicamente, socialmente e ambientalmente. Mi interessa spezzare un sistema socio-istituzionale ormai irrimediabilmente marcio. Non mi interessano individualismi e personalismi, mi interessa il futuro di una città splendida.

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Continua la riflessione

16/06/15

Ottimo articolo che condivido appieno sul problema della socialdemocrazia europea e sui suoi limiti culturali attuali, di cui avevo parlato già qui in riferimento all'Italia. Sarebbe un articolo da diffondere a tutta la parte nostra in evidente crisi, ma i più sono talmente obnubilati da non rendersene conto. Almeno noi...

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proviamo a spiegarla così

15/06/15

C'è un bracconiere che uccide un rarissimo rinoceronte. Una volta ucciso, non sa dove nascondere il corpo e lo lascia lì in pasto agli avvoltoi. A quel punto, il cacciatore corre al villaggio e dice di aver trovato un rinoceronte morto e tutti se la pigliano con gli avvoltoi che si stanno spartendo la carcassa.

Ecco, la crisi dei migranti attuale mi sembra proprio questa scena, ma non offrirò chiavi di lettura più precise perché talvolta è meglio lasciare aperta l'interpretazione.
Cordialmente, mentre fuori si banchetta sulle carcasse.

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con gli esempi si è più chiari

09/06/15

Ho già parlato di meritocrazia, mentre ieri mi è venuto un esempio abbastanza divulgativo. Grazie all'ottimo risultato in Champions League, la Juventus avrà qualcosa come 100 milioni di euro in più che si aggiungo al divario già esistente con le altre società della Serie A. Meritocratico, direte voi, visto che erano anni che un'italiana non arrivava ad un passo dalla conquista del titolo più ambito d'Europa. Il problema è che la Juventus sono quattro anni che domina (meritatamente) il campionato, lo fa in maniera assoluta ed incontrastata al punto che il campionato è diventato obiettivamente noioso. Questo è dovuto anche alla desertificazione delle altre squadre per cui Buffon&friends affrontano come temibili rivali gente come Keita, Iago Falque e Tavano, ed una volta ogni mort... pardon, dimissione di papa incontrano un Messi, un Cristiano Ronaldo o un Robben. Qualora non vi sia chiaro, grazie a quei 100 milioni di euro il campionato sarà ancora più dominato dalla Juve a cui basterà mandare in campo un Padoin, uno Sturaro ed un Ogbonna per rivincere lo scudetto data la mediocrità dilagante della Serie A (con tutto il rispetto per i tre signori menzionati).

Anni fa, quando c'era un sistema redistributivo dei proventi della Lega, un Landucci qualunque si trovava di fronte Voeller, Van Basten e Vialli... e mi limito a quelli con la "v"! Le squadre avevano due opzioni: costruirsi progressivamente una squadra, come il Parma di Melli o la Sampdoria dello Scudetto, o investire miliardi (di lire) per stravincere come il Milan dei tre olandesi (ma anche come l'ultimo Parma di Tanzi e, in generale, la Serie A delle cd. sette sorelle). Il secondo modello non era molto virtuoso, ma aveva senso in un sistema dove la redistribuzione funzionava e garantiva un sistema competitivo perché anche la Fiorentina pre-Cecchi Gori poteva avere Baggio&Borgonovo. Così, aveva senso fare investimenti in un sistema competitivo perché sapevi che avevi rivali di livello.

Il buttare dentro un club miliardi (o milioni) non è pratica molto edificante, ma ora non lo si può più fare per il cd. fair play finanziario (che non si capisce bene a chi, come e quando si applica, ma tutti ne parlano). D'altra parte, avendo cancellato i sistemi redistributivi e garantendo lauti guadagni solo a chi vince, si rafforzano i sistemi cumulativi aumentando le disparità. In questo contesto, che senso ha fare investimenti? E' troppo difficile contendere alla Juve il monopolio che ha acquisito, non ha senso competere. Al più hai un Ferrero che si lancia nella Sampdoria, anche se il personaggio mi sa che fra qualche anno ci lascerà qualche sorpresina... comunque, che senso ha fare investimenti in un campionato che non è più interessante perché monopolizzato dalla Juve?
La proposta? Senza fare rivoluzioni, trovare un meccanismo redistributivo tra i club dicendo che i proventi si fanno in Europa, mentre in Italia si cerca di riequilibrare i diritti tv (che poi sono solo una quota facilmente gestibile dei soldi che girano intorno al calcio).

Volete invece la vostra meritocrazia? Bene, allora avremo la Juve ad libitum, come per anni abbiamo avuto l'Inter senza rivali, in un campionato sempre più noioso.

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sinteseuropea

04/06/15

Ecco un articolo che offre una buona sintesi dell'Europa. Come ogni sintesi, semplifica ma ci può stare e non è che si possa ogni volta dire tutto. Insomma, mi piace come articolo perché solleva un problema vero: l'assenza di leadership in Europa. L'unica è la Merkel che si fa carico delle decisioni, anche quelle più impopolari, prendendo l'iniziativa, negoziando e decidendo. Non condivido le sue idee, ma obiettivamente è l'unica leader che ci sia. Gli altri si stanno dimostrando inconsistenti: Tusk assente assoluto, Juncker burocrate, Djesselbloem riottoso a negoziare quando invece avrebbe il ruolo di negoziatore, Hollande inconsistente e senza idee, gli altri non pervenuti.

La mia tesi? Servirebbe far emergere un'alternativa al pensiero unico merkeliano. Merkel è leader non solo perché è a capo della Germania, ma perché si è costruita una rete di alleanze dall'Olanda alla Finlandia, dall'Inghilterra alla Polonia, dalla Spagna alla Danimarca. Questo Hollande ancora non l'ha capito: non basta essere a capo di un grande paese, servono alleanze e paesi che condividono le stesse posizioni di fondo. Il resto è gioco delle parti.

Bisognerebbe capire che la partita giocata da Tsipras non è greca, ma europea. L'errore di Tsipras è di non cercarsi alleati. E' vero che non ci sono alleati potenziali nel Consiglio, ma ha impostato la partita come puramente greca, invece è 100% europea! Merkel l'ha capito ed usa una narrativa europea, Tsipras no. Quando emergerà un approccio europeo di sinistra allora avremo il vero salto di qualità. Fino ad allora non posso che restare pessimista.

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pura curiosità accademica

30/05/15

Sia mai che io voglia sottolineare contraddizioni politiche, paradossi e ipocrisie, ma mettiamo caso che il candidato impresentabile della Campania fosse stato uno di FI, cosa avreste detto? Se poi, sempre per ipotesi, la Presidente della Commissione Antimafia fosse stata di un altro partito come si sarebbe comportata? Tipo, fosse stata una del M5S? o della Lega? o di FI? o di SEL? E se invece non avesse fatto niente? Se le primarie in Campania le avesse vinte un bersaniano, Renzi come si sarebbe comportato? Così, sono domande tanto per sapere... figuriamoci se c'è malizia...

Intanto, però, così va il mondo e gli italiani continueranno a votare gli impresentabili come se niente fosse, come se fossero solo polemicuccie da campagna elettorale e non un problema macroscopico, come se fossi io cattivo a far notare queste cose. Cioè, io sono cattivo perché me la prendo con i mafiosi, gli ipocriti e le bugie palesi, ma si sa che io non faccio testo.

Dunque, avanti a gonfie vele! Si continui con gli hashtag, la politica degli annunci e dei proclami, la demonizzazione di chiunque non la pensi come il pensiero dominante, il mito del salvatore della patria. In fondo, è quello che gli italiani vogliono...

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Esercizio di prospettiva

23/05/15

La Consulta che boccia la riforma Monti-Fornero-PdL-UDC-PD sul taglio delle pensioni ha preso una decisione con implicazioni molto forti che, ovviamente, il dibattito pubblico non ha veramente capito presi dall'urgenza del dare una risposta immediata, mediaticamente forte, populista.

La Consulta ha sostanzialmente detto che non c'era emergenza economica per cui fosse giustificato il taglio delle pensioni. In pratica, tutta la manfrina che bisognava fare tagli per paura dello spread era infondata, una montatura mediatica che non aveva giustificazione reale. La Consulta è garante anche del buon funzionamento dello Stato, visto che anche questo è prescritto dalla Costituzione. Bene, l'idea di Fornero&Monti che l'Italia fosse in uno stato di emergenza da giustificare un colossale taglio delle pensioni non era giustificato. Punto, e basta.

Inoltre, se veramente c'era emergenza finanziaria e per questo lo stato non era in grado di pagare le pensioni, bisognava avere il coraggio di dire le cose col loro nome: lo stato temeva la bancarotta e, di fatto, ha fatto default, come argomentato qui. Lo Stato non era in grado di pagare ed ha scelto di non pagare le pensioni, quindi il pericolo di default è stato fatto ricadere sui pensionati come creditori unici ad aver subito una perdita, iniqua rispetto ad altri creditori.

C'è un'implicazione che nessuno considera: ma allora non era giustificato cacciare Berlusconi visto che il pericolo spread in realtà era una montatura mediatica. Le forzature con cui Napolitano è andato oltre il suo mandato costituzionale in pratica imponendo Monti come premier non erano economicamente giustificate, anche perché, e pochi lo considerano, il problema era europeo e, infatti, la soluzione è venuta dalla BCE, non grazie al taglio Monti-Fornero delle pensioni. Napolitano ha forzato la mano politicamente passando da garante della costituzione ad attore politico per liberarsi di Berlusconi sulla base di un argomento economicamente inesistente. Sia chiaro, non voglio difendere Berlusconi, sono contento che se ne sia andato e sia in un declino politico fortissimo, ma questo non era il modo, Napolitano ha violato la Costituzione e si dimostra che il sistema italiano non è in grado di annichilire derive autoritarie come quella berlusconiana (ogni riferimento ad altri mattei è puramente casuale).

Tuttavia, io sono decisamente positivo riguardo alla sentenza della consulta in un'ottica veramente keynesiana. Il rialzo delle pensioni, soprattutto di quelle medie, porterà ad una vera redistribuzione facendo risalire la domanda interna, aumentando i consumi e, potenzialmente, portando ad una ripresa seppur minima dell'occupazione. Gli 80 euro con cui Renzi si è comprato le ultime elezioni europee non hanno avuto nessun effetto moltiplicatore, un aumento molto più forte delle pensioni potrebbe dare un contributo molto più significativo. D'altronde, l'Italia è in crisi per mancanza di domanda interna. L'export più o meno gira e tiene a galla il sistema, il QE di Draghi mantiene in ordine i conti pubblici sul breve-medio periodo, la domanda interna resta debole per ragioni che non starò qui a discutere.

Il sistema pensionistico? Avrei una proposta semplice: detassiamo le pensioni, come in Germania. Il netto rimane lo stesso, ma non si cumula ad altri redditi, si riduce drasticamente il flusso di cassa dello Stato e almeno sul breve periodo si libera un'enormità di risorse per ridurre drasticamente il debito, quindi gli interessi che si pagano sul debito. Lo so che non è così facile, però discutiamone.

In conclusione, la Consulta ha riscritto la storia politica e di politica economica italiana senza che i più se ne siano accorti, ha attuato una vera politica keynesiana con possibili benefici che nessuno nel Governo capisce. Insomma, dai che non è andata così male... se solo ce ne fossimo resi conto.

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Qui siamo alla genialità

20/05/15

Allora, facciamo un incidente, andiamo in tribunale ed il giudice decide che io sono colpevole per cui devo risarcirti di 18.000 euro che è il danno stimato per l'incidente.
Io decido di darti 3.000 euro, punto e basta.
Tutti mi applaudono, dicono che ho fatto una gran mossa di riconciliazione dopo il brutto incidente, la stampa mi osanna come un benefattore e tu pure mi ringrazi votandomi alle prossime elezioni di capoclasse. Un putiferio di giubilo mi accoglie nelle strade e tutti vissero felici e contenti.
(ah, nel frattempo però trovo un modo il prossimo giudice sia io a deciderlo, ma questo lo lasciamo tra parentesi)

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per anni

15/05/15

Per anni ci hanno educato che l'unica cosa importante era sconfiggere Berlusconi, l'unica cosa che contava era vincere e definirsi di centrosinistra era un modo per marcare la propria differenza antropolitica dal berlusconismo. Qualunque cosa, pur di vincere!
La mia generazione è cresciuta in questo clima bramando il giorno in cui ci saremmo liberati di Berlusconi. Ora, il sogno per molti si è avverato e poco importa il significato di "centrosinistra", l'unica cosa che conta è che ora Renzi vince e Berlusconi perde. Non importa cosa si è dovuto fare, non importa la svendita di ideali, persone, storie, l'importante è arrivare al 40% e ridurre FI sotto al 10%. Non importa cosa si fa al governo perché ora finalmente il male assoluto che era Berlusconi è stato sconfitto.

Ecco, poi esiste una piccola minoranza che è purtroppo uscita sconfitta da questa storia. Per noi, l'importante era far vincere la Sinistra, aumentare le possibilità per i più deboli, gli sconfitti, quelli che nascono nelle periferie, nelle famiglie con meno mezzi, il Sud, i deboli, i precari, gli oppressi, i disperati che attraversano il mare su un barcone più o meno consapevoli dei rischi che attraversano. Per noi l'importante era che la Sinistra vincesse, che Pisapia portasse a Milano un clima di accoglienza, apertura e ospitalità per tutti, che l'Acqua restasse un bene pubblico, che il territorio venisse tutelato dalle inondazioni e dalle speculazioni immobiliari che hanno causato la crisi, che il lavoro avesse dignità di lavoro e non fosse una merce qualunque.

Con grande rammarico, noto che in quello che fu il centrosinistra han vinto coloro per cui l'unica cosa che importava era sconfiggere Berlusconi, non quelli che volevano far vincere la Sinistra. Questo mi rattrista, soprattutto perché non abbiamo imparato la lezione. Si può perdere un'elezione, ma non bisogna mai perdere la lezione. Purtroppo non si vincerà denigrando i vincitori, ma facendo meglio di loro e facendo vedere qual è la via migliore. Solo così si otterrà il consenso.

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aye, comunque

09/05/15

Avevo sempre considerato poco David Cameron per la sua incapacità a vincere contro quell'inetto di Gordon Brown, invece devo dire che ho cambiato opinione ed il "ragazzo" ha dimostrato di essere più bravo di quanto pensassi.

Ammiro molto invece Nicola Strugeon e l'SNP: sono molto molto contento per il loro risultato, la loro svolta politica, la capacità di mettere da parte Salmond e l'indipendenza offrendosi come una vera e concreta alternativa. Avessi votato in UK, sarei uno dei tanti delusi dal Labour che ha votato in favore dell'SNP.

Intanto ora diventa plausibile (ed a mio avviso auspicabile) questo scenario: 2017 referendum sul "brexit", vittoria del sì. A questo punto l'Europa è costretta a rimettersi in discussione (anche in funzione della probabile bancarotta greca), la Scozia chiede l'indipendenza, vince il sì perché nel frattempo Elisabetta non c'è più (pace all'anima sua) e la Scozia torna in un'Europa federale. Ok, corro con la fantasia, ma ora lo scenario diventa plausibile con l'Inghilterra che diventa una sorta di nuova Svizzera.

Va bene, la smetto, però ricordo le scadenze che ci aspettano per quest'anno.

PS
sappiate che sto diventando sempre più schumpeteriano, anche in politica visto che ora ho trovato un quadro teorico completo.

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Non il mio, ma il nostro

Le elezioni britanniche confermano il trend per cui i partiti che fanno riferimento ai socialisti & democratici europei sono incapaci di rappresentare un'alternativa al centrodestra: dall'Inghilterra alla Germania, dall'Olanda alla Bulgaria non sono stati mai in grado di rappresentare un'alternativa. Ci sono solo un paio di eccezioni, spesso contingenti, ma il trend mi pare sufficientemente chiaro.

Quello che auspico non è che passi il mio punto di vista, ma che si riesca a sviluppare un'alternativa che sia "nostra".

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Che cattivo che sono

06/05/15

Mi par di capire che oggi nessuno sia uscito dal PD.

PS
questo pero' non lo posto su FB dai...

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Interessante provocazione

05/05/15

Non amo Travaglio, per varie ragioni che non esporrò ora, ma questo articolo mi pare una gran bella provocazione che vale la pena leggere.

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evoluzioni

Sto approfondendo le teorie di "evolutionary policymaking" di cui Slembeck sembra l'interprete più interessante. Insomma, si tratta di applicare la teoria evoluzionista alla politica. La cosa interessante è che quelle idee le avevo in testa da tempo e finalmente le trovo teorizzate in un modello completo ed esaustivo: l'importanza del pluralismo, le preferenze politiche come non-date ma potenzialmente evolvibili, la razionalità limitata degli attori che richiede il coordinamento per poter gestire i problemi complessi e così via.

Scriverò di più e meglio altrove, tipo qui, per ora mi basta dare una piccola lettura dell'Italycum, ma non sulla falsa riga di questo articolo. Anni fa mi insegnarono che per capire lo stato di una democrazia il primo indicatore era la condizione dell'opposizione. Bene, con l'Italycum le opposizioni vengono matematicamente condannate all'irrilevanza e questo è grave perché lascia il dissenso fuori dalle istituzioni che, invece, dovrebbero trovare un modo di rappresentare anche chi la pensa diversamente, come fondamentale strumento democratico (sia di costruzione del consenso sia per considerare opinioni divergenti). In questo modo la funzione democratica del Parlamento italiano viene svilita, come d'altronde sono stati sviliti i consigli comunali e regionali. E' fondamentale avere anche l'opinione di chi la pensa diversamente perché, laddove non c'è, non c'è democrazia.

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Quello che non capisco

04/05/15

Ma 'sti Black Block lo capiscono che finiscono solo per danneggiare la causa per cui in teoria stanno protestando? Già, perché il risultato mediatico è "no expo = distruzione = violenza = male", mentre tutto il resto è l'Italia che piace, che pulisce, che ce la fa, insomma l'Italia di Renzi. Visto che tertium non datur nel tam-tam mediatico, il risultato è che hanno rafforzato quello contro cui in teoria protestavano. Visto che non è la prima volta che succede, mi chiedo quale ratio ci sia dietro all'organizzazione di queste cose perché, riconosciamolo, erano veramente organizzati! Cosa volevano ottenere? Imparare mai?

Invece, ecco un'intervista che mi ha sorpreso perché propone un punto di vista a mio avviso inatteso. Interessante.

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imparare mai?

03/05/15

Ci sarebbe molto da dire su quanto avvenuto a Milano se non che siamo sempre alle solite discussioni perché ogni manifestazione finisce sempre con la solita devastazione. Mi chiedo come mai non imparino mai o se non sia ancora una volta il metodo Cossiga. Perché gli hashtag e le città cambiano, ma siamo sempre qui a parlare della solita storia. Imparare mai?
Apprezzo comunque Milano che il giorno dopo s'è messa a pulire la città. Una bella risposta, molto significativa.

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A proposito dell'Italycum

30/04/15

La miglior analisi che ho trovato di quanto stia accadendo la trovate qui. Ne estraggo un pezzo perché riguarda la parte mia:

Gli altri partiti? Sel, ad esempio?
Le convulsioni intestinali di Sel sono sotto gli occhi di tutti. In aula parlano di "funerale della democrazia" e gettano crisantemi, intanto in più di una regione appoggiano il candidato governatore del Pd. In realtà anche Sel finora non ha saputo reagire alla slavina renziana. Era nato per portare più a sinistra la coalizione di centrosinistra, ma la coalizione di centrosinistra non esiste più, quindi la sua vecchia ragione sociale è finita e non ne ha ancora una nuova. Tra l'altro, dopo il gruppo di Gennaro Migliore, l'altro giorno un altro deputato si è staccato per votare sì all'Italicum.

Ecco, qui c'è tutto il problema. Non si è capito che il centrosinistra è morto da tempo e non c'è nessuna speranza di costruire una Sinistra più forte dentro a quel quadro, ma questo quelli di SEL ancora non l'hanno capito. Voglio pensare che ci sia ancora possibilità per una riscossa non tanto di SEL di cui mi importa poco ma in generale della Sinistra italiana.

Il secondo articolo interessante lo trovate qui e nella sua semplicità analizza bene il fallimento di Bersani&friends detto anche "Pier l'inetto e corrotto". Spero solo che questa mossa sia il Requiem politico per Bersani perché non se ne può più di gente che fa battaglie politiche con argomenti che nessuno capisce e, oltretutto, le gioca malissimo perdendole in malo modo. Almeno per questo, sarei grato a Renzi perché ci ha liberato del peggio del peggio "che più peggio non si può". Spero che almeno questo aiuti ad una "distruzione creatrice".

Ecco, ora posso tornare nel mio silenzio. 

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verità responsabili indignate

26/04/15

A me non preoccupa il Salvini di turno che specula sull'ennesimo barcone di morti nel Mediterraneo perché ci sarà sempre qualcuno così, purtroppo. Mi preoccupano molto di più quei governanti che hanno potere e responsabilità in questa materia, ma se la cavano sempre in un tweet di cordoglio aggiungendoci un "mai più". Peccato poi ricapiti regolarmente perché non hanno fatto niente.
A me non preoccupa la Santanché di turno che cerca visibilità grazie a qualche tragedia, io sono atterrito di fronte a chi rimane inerme avendo la possibilità di far qualcosa perché, nel Mediterraneo, oggi è assurdo affondare, è assurdo con le tecnologie che abbiamo non riuscire a monitorare delle imbarcazioni con a bordo centinaia di persone. L'unica risposta razionale è che non si vuole intervenire e su questa non-volontà che bisogna indignarsi, bisogna innalzare la nostra voce contro i Ministri che scelgono di non intervenire. Perché non si sta parlando di un incidente che può sempre accadere, qui si sta parlando di una lunghissima scia di sangue esito di chiare e precise responsabilità.
Ecco, di loro io mi preoccupo. Di chi dovrebbe, di chi potrebbe, ma non fa. Di chi magari pure si dichiara Cristiano e invece tace. Di chi si fa bello nei discorsi, su twitter e sui giornali, ma poi alla prova dei fatti è il vero responsabile. Mi preoccupo di chi strumentalizza i Salvini e le Santanché di turno additandoli come vero male quando invece la colpa è altrove e quelli sarebbe meglio ignorarli invece di perderci tempo e dargli pure visibilità.

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con qualche sforzo

23/04/15

Ci sto riuscendo a non leggere i giornali come promesso(mi). Per esempio, ho visto la storia dei 10 parlamentari sostituiti da Renzi (tra l'altro col loro consenso), ma ho evitato di approfondire qualunque retroscena o qualunque articolo su futuri scenari fantapolitici. Insomma, a fatica ma ci sto provando e mi sto accorgendo di avere molto più tempo libero a disposizione... insomma, non moltissimo ma un po' di più sì. Oltretutto, ho iniziato anche a oscurare su FB alcuni contatti di persone anche care, ma politicamente insopportabili (quelli anche umanamente pesanti li ho già rimossi da tempo). Vabbé, insomma, tattiche di sopravvivenza ad una situazione politicamente degenerata da cui è meglio allontanarsi.

Per esempio, ora avrò più tempo per i miei compiti di nederlandese. Almeno ci provo...

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8 anni

21/04/15

Con oggi fanno otto da quel 21 che segnò l'inizio di questo blog. Tante parole scritte, segnate, vergate, lasciate, abbandonate, riprese, sedimentate, allontanate o avvicinate. Dicono che un blog non dovrebbe parlarsi addosso, quindi ora diligentemente ripiego la testa di lato come sono solito fare e tutto continua.

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Per una settimana

20/04/15

Per una settimana ho deciso che non leggerò giornali italiani perché credo si viva meglio senza quel modo di fare informazione. Mi informerò con altri siti tipo LeMonde.fr o LaLibre.be perché comunque informarsi è importante. Però basta chiacchiericcio italico. Spero così di guadagnare anche tempo per cose più importanti.

Ah, ovviamente la Gazzetta non rientra in questa categoria. Eh insomma...

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erano e restano senza futuro

16/04/15

La battaglia di Bersani&friends sul Renzicum è una battaglia politicamente molto significativa. Ripeto una posizione letta da qualche parte su Facebook. In pratica, è significativo che questa parte politica sia stata zitta quando si parlava di Jobs Act, di legge di stabilità, di tagli agli enti locali, di cancellazione dell'articolo 18, di fiscal compact, di tagli alla sanità e alle pensioni, ma quando c'è da discutere di come si distribuiscono le poltrone saltano su alzando barricate!
Questo la dice lunga sul perché queste persone non abbiamo mai saputo proporre un'alternativa a Berlusconi e ora a Renzi, sul perché Bersani abbia sempre non-vinto lasciando l'Italia in una lenta agonia... perché l'errore non erano gli italiani che votavano Berlusconi, ma il fatto che di fronte ad una opzione come quella di Berlusconi non ci fosse nessuna alternativa credibile.
E così dunque gente dà fiducia ancora a Bersani, Cuperlo, Puppato, Civati e Fassina che sulle poltrone fanno il diavolo a quattro, ma sui contenuti sono sempre zitti e ubbidienti.

Ecco, nell'Italia che sogno io gente così non la voglio, soprattutto non voglio questo atteggiamento per cui va bene qualunque cosa purché sia salvo il mio scranno e la mia fettina di potere. In questo apprezzo molto di più Renzi che si sta facendo una legge su misura per sbaragliare gli avversari e garantirsi la cadrega per il prossimo ventennio. In fin dei conti, lui tutela i suoi interessi come Silvio tutelava i suoi col Porcellum.

E intanto l'Italia ringrazia sola e abbandonata a se stessa...

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ancora sul tema meritocrazia

30/03/15

Ho trovato questo articolo molto interessante riprendendo concetti che avevo già espresso tempo fa. Bene che si continui la riflessione su un tema invocato acriticamente come panacea... soprattutto da chi ha avuto una famiglia ricca alle spalle, è nato in una regione sviluppata ed ha potuto studiare in scuole di qualità, probabilmente pubbliche e pagate anche coi soldi di chi non è potuto andarci.

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a Milano è un po' più complessa

27/03/15

La questione milanese è invece più complessa (vedi qui) perché è intervenuto uno come Pisapia, che purtroppo esausto lascerà la poltrona di Sindaco. Qui la questione è semplice ed in linea con l'esperienza romana: ha vinto chi si è presentato fuori da quel partito e quindi è riuscito a mettere un freno alla corruzione, che pure con Greganti e Penati ha dato prova di saperci fare anche fra i Navigli. Lavorare fuori da quella realtà corrotta è, per me, l'unica via d'uscita. Un gruppo di persone "altre" rispetto a chi fa politica da una vita e, soprattutto, vive grazie alla politica. Solo questo continuo ricambio sociale può permettere di mantenere sano il sistema, o quantomeno ridurre il rischio di cancrene.

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da Roma

Caspita, se un giornale mediamente moderato come il Corriere arriva a scrivere un articolo come questo, significa che la situazione è veramente ma veramente grave. Conoscendo il moderatismo metodologico del corrierone (chiamiamolo così...), significa che si sta parlando di un cancro irreversibile, come sostengo da tempo e come confermato dal Corriere. Un cancro irrecuperabile, marcio in ogni suo ganglio dove pure si dibattino uomini piccoli, ma onesti che ancora non hanno capito di essere circondati da fedeli affaristi e ladroni.

Sono molto critico con chi pensa che il PD si possa cambiare dall'interno, ormai è troppo tardi e rimane un apparato marcio guidato da un leaderismo di stampo berlusconiano. Renzi sicuramente è altro rispetto ad un partito marcio, ma le sue posizioni neoberlusconiane proprio non mi rappresentano. Se si vuole il bene dell'Italia e, possibilmente, di un'Italia di almeno centrosinistra bisogna iniziare a lavorare al di fuori di questo marcio irrecuperabile che in Veneto e ad Agrigento candida liberamente berlusconiani, che dalla Liguria alla Campagna candida condannati e cementificatori e così via. Si guardi altrove, siamo nella condizione che chiunque altro sia meglio. Meglio un inesperto onesto che un ladro professionista, anche se purtroppo in Italia questo genere di esperienza viene prediletta.

Chiudo dicendo che ho visto quanto malato sia il PD qui a Bruxelles. Un sistema di persone che vivono di politica, mercenari di valori pur di garantirsi la poltrona che è l'unica cosa che hanno... e che li rende ambiti da chi questa poltrona non ce l'ha. Difficile, ma necessario guardare altrove.

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Un bell'articolo

25/03/15

Mi limito a segnalare questo link che ho apprezzato molto.

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a proposito del fallimento di Pisapia

23/03/15

Sono e resto un convinto sostenitore di Pisapia e di quel progetto che lo portò a vincere primarie ed elezioni come Sindaco di Milano. Tuttavia, non posso nascondere che la sua amministrazione sia stata un fallimento e per questo sono contento che non si ricandidi. Purtroppo, non posso non sottolineare come credo nessuno abbia capito né ammetterà le ragioni di un fallimento che non sono per nulla riconducibili a Pisapia.

Personalmente, vedo tre limiti fondamentali fra loro collegati che hanno determinato questo fallimento.

1. Pisapia ha trovato alcuni buoni collaboratori, ma non ha mai costruito un soggetto politico organizzato, non un partito o altro che potesse dare forza al suo messaggio politico ed alla sua esperienza amministrativa. Un agire da solo che alla lunga logora quando si tratta di amministrare una grande città. Bisognava costruire una squadra che andasse oltre ai leaderismi.

2. Il cancro che ha azzoppato Pisapia ha un nome preciso: PD milanese, nelle sue varie anime. L'anima palazzinara delle coop rosse amiche di Penati, profondamente cementificatrici e disinvolte negli affari. L'anima arrogante dei renziani che pensano di comandare anche laddove non hanno partecipato alle elezioni. Il tutto condito da un partito che è ormai intimamente di idee di centrodestra, un partito le cui posizioni non differiscono dall'esperienza della Moratti se non per isolate personalità tipo Majorino che ho tanto criticato prima, ma che ammetto abbia lavorato bene come assessore, un partito che sopravvive grazie ad un'acritica disciplina di partito che ora va bene perché vincono. Ritrovarsi una partito di maggioranza relativa di destra è il male che ha provocato il fallimento di Pisapia e, legato alla mancanza del punto 1, si capiscono i fallimenti su scala locale.

3. L'errore di Pisapia è stato anche di non giocare mai un ruolo nazionale, come invece hanno fatto da sindaci Renzi, Veltroni, Rutelli o Chiamparino. La possibilità c'era quando per esempio Monti scaricava sulle disastrate casse comunali i tagli che faceva. Lì Pisapia doveva intestarsi la rivolta, ma avendo in maggioranza a Palazzo Marino lo stesso PD che faceva macelleria municipale a Roma ovviamente non poteva. Pisapia poteva essere una riscossa municipale alla crisi e invece si è limitato a fare il buon amministratore.

Vedo una possibilità, però, se Pisapia riconoscesse questi elementi e si unisse ad un processo come quello di Landini, personalità che a dire il vero non amo moltissimo ma che ha capito che bisogna partire da una coalizione sociale e non da una sommatoria partitocratica di eterni sconfitti.
Un altro mondo è ancora possibile perché, non dimentichiamolo, comunque Pisapia ce l'ha fatta e ha fatto molto meglio di Moratti, Albertini e tanti altri che rischiavano di portare Milano ancora più giù.

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